Roberto Giardina, ItaliaOggi 21/5/2014, 21 maggio 2014
IN GERMANIA VA IL PORNO TEDESCO
da Berlino
I tedeschi amano sondaggi e statistiche. Si consultano su tutto, convinti che le risposte siano sincere. Alcuni dati serviranno al commercio, alla programmazione delle industrie, qual è il colore preferito per la biancheria intima, o per le auto, ma conoscere altre preferenze serve solo ad appagare la propria curiosità.
Così scopriamo che i connazionali di Frau Angela guardano siti porno in Internet per 8 minuti e 7 secondi, esattamente due secondi meno di noi.
Siamo più simili, noi e loro, di quanto pensiamo. Una durata che ci pone a metà classifica: in testa troviamo gli Usa, con 10 minuti e 39 secondi, seguiti dai britannici con 9 e 34 e dai francesi con 9 e 16. Tedeschi e italiani sono sotto la media mondiale di 8 minuti e 56 secondi.
Altri particolari mi sembrano scontati: il mese dei voyeur in rete è gennaio, presumo perché piove e nevica, mentre si sbircia di meno in estate, quando si parte per le vacanze. Il tempo sprecato sul sesso virtuale dovrebbe salire al weekend quando si ha più tempo? Sbagliato, i tedeschi se ne vanno a passeggiare nei boschi, altra loro passione nazionale.
Però, in qualche modo, l’Heimat conquista anche il porno. È una parola che gli italiani hanno scoperto grazie al cinema, e sarebbe la piccola patria, quella di casa mia, un luogo dove mi sento a mio agio. Il termine più cliccato è «german», seguito da «deutsch». I tedeschi preferiscono un porno made in Germany o, meglio, prodotto ovunque, in Giappone o a Los Angeles, ma con caratteristiche nazionali che, purtroppo, le statistiche non spiegano.
Nel mio eros personale (il porno riguarda gli altri, mai noi stessi), se penso a qualcosa di tipicamente tedesco mi viene in mente Marlene Dietrich in calze nere. Ma temo che i teutonici vengano tentati dai calzoncini di cuoio, che stanno bene o male, dipende, sia agli uomini che alle donne. E preferiscono video che uniscono le due manie: diciamo, orge nel verde, pic-nic peccaminosi, würstel e giarrettiere.
Anche lo sport danneggia il settore. Quando gioca la nazionale, o va in onda una partita della Champions League, sono pochi quelli che continuano a sognare peccati innanzi al computer. L’anno scorso, durante la finale di Coppa dei campioni, tutta tedesca, tra Bayern e Dortmund, i guardoni diminuirono del 40%. Pensavo di più. A Pasqua, Natale e Capodanno si scende del 30%. Si clicca più al nord luterano che nel sud cattolico, più all’ovest capitalista che nell’est ex marxista. Ma non si indaga sui motivi.
Gli analisti sostengono che gli utenti sono nazionalisti ma «kaum pervers», poco perversi, definizione non politically correct.
Tutto dovrebbe essere ammesso, tranne la pedofilia, che ha di recente messo nei guai un deputato socialdemocratico (si è subito dimesso).
Altri termini preferiti sono «teen», teenagers, che però, a evitare guai, partono dai 18 anni per finire ai 24, e german mom, che tradisce una sfumatura mammona degli utenti crucchi.
Per far contenti quelli che ce l’hanno con i tedeschi, ricordo il vecchio saggio di Volker Elis Pilgrim Muttersöhne, figli di mamma. L’autore mi spiegò, in un’intervista, che secondo la sua analisi lo sono tutti i dittatori, da Napoleone a Hitler. «E questo spiega il successo di Angela Merkel», concluse, «mutti della nazione, mammina senza sesso, rassicurante e protettrice».
Roberto Giardina, ItaliaOggi 21/5/2014