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 2014  maggio 21 Mercoledì calendario

PERISCOPIO


Grillo ospite di Vespa. La Tarantola vigila. L’entomologia al potere. Il rompi-spread. MF.



Pippo Civati, al dibattito su Sky mi è sembrato un battutista da bar, uno di quelli che entrano al caffè e strillano agli amici: «La sapete l’ultima? Nel partito di Berlusconi non fanno le primarie ma le ereditarie!». Giampaolo Pansa. Libero.



Il Papa non l’ha detto ma l’ha pensato: «Fuori i vescovi dal tempio». Jena. la Stampa.



Bindi: «Renzi è figlio del ventennio berlusconiano». Naturale che scegliesse il Pd. Edelmàn. Il Fatto quotidiano.



Dal Paleolitico fino al 1861 non c’ è mai stato, neppure per un settimana, uno «Stato Italiano». Fabrizio Rondolino, L’Italia non esiste. Mondadori.



Non è possibile avere sbagliato per incompetenza tutte le manovre economiche di questi anni. Io penso che ci sia un disegno sotto, basta guardare l’andamento della bilancia dei pagamenti. Come faccio io a mettere una toppa al fatto che il paese sta importando troppo perché ha una moneta sbagliata? Congelo i consumi, così blocco il mercato interno e il paese non importa più e magicamente la bilancia dei pagamenti migliora. È esattamente quello che è successo. È come avere messo in freezer uno che ha la febbre. La febbre scende, ma noi stiamo diventando un po’ blu, ci stanno trasformando i puffi. Lo sostiene l’economista Claudio Borghi, candidato all’europarlamento per la Lega Nord, economista all’Abitacolo di Franco Bechis. Libero.



Noi italiani siamo scemi, il nostro è un paese di scemi, lo dico tranquillo, sostenendolo anche a livello universitario, se necessario. È un paese di scemi e quindi rifà in ordine democratico il proprio assetto costituzionale e non tiene conto che le due camere sono nate nel Medioevo, poi si sono variamente organizzate nel Seicento in Inghilterra e rappresentavano, l’una gli interessi costituiti, quelli dei Lord, dei signori, e l’altra quelli del popolo. Oggi che non c’è l’aristocrazia le due camere sono inutili. Gianni Brera a Gigi Moncalvo in Milano no. Edizioni Elle, 1977.



Tra i firmatari del Manifesto per un carcere duro per il Cav, oltre a Paolo Flore d’Arcais ci sono baciapile e miscredenti. Primo sottoscrittore è un prete, don Aldo Antonelli, che di Berlusconi ha detto: «Irredimibile, un’eccezione a livello biologico». Lo affianca un fiero mangiapreti, il vendoliano Carlo Famigni, socio Uaar, Unione degli atei e agnostici razionalisti. Miracoli del Berlusca: oltre a dare a d’Arcais una ragione di vita, concilia il diavolo con l’acqua santa. Giancarlo Perna. Il Giornale.



Oggi, in Italia, se dici che bisogna rispettare le sentenze, sei un fervente antiberlusconiano. Se dici che bisogna disinteressarsi della vita sessuale di un politico, sei un insospettabile berlusconiano. Francesco Piccolo. Corsera.



Con la Formula Uno tutto andava a meraviglia, solo che quando andavo in Sardegna per divertirmi non c’era un posto che mi piaceva e così ho deciso di farne uno. E di dare, a quel posto, non un nome banale, come migliaia di discoteche, ma un nome che facesse arrabbiare e, al tempo stesso, facesse venir voglia di andare a scoprirlo. La differenza fra due locali, quando uno è pieno e l’altro è vuoto, è questa. La capacità di creare appeal, di fare marketing. Che cos’è l’arredo migliore di un locale? La gente che ci va, che lo frequenta. Questa è la differenza. Quindi trovate la vostra nicchia e mettetevi di impegno per sfondare. Lasciatevelo dire da uno che i soldi li ha fatti, li ha persi, li ha rifatti e adesso non li perde più. Flavio Briatore, alla Bocconi.



Da ragazzo non ci pensi. Poi arrivi ai settanta e ti viene il sospetto, piano piano, che non sei immortale. Giovanni Sartori, politologo. Corsera.



È stato per me un cupo, interminabile inverno. E quando infine la primavera si è affacciata, ho imparato come si fa in fretta a morire, e quanto, davvero, siamo polvere. Sbalordita, ho assistito a una malattia veloce come una rapina, e in pochissime settimane non c’è stato, per quell’uomo a me caro, più né la crisi, né Grillo, né Renzi - ma solo un nome su una lapide. E sono rimasta senza parole e senza desideri, ombrosa come un animale spaventato; e mi sono detta, ora ho capito come funziona la vita, quando si invecchia. Ma stamattina sono uscita presto, e fuori dal portone mi ha avvolto improvvisa una folata di profumo di gelsomino. Sì, la mia strada sapeva di gelsomino (quello del pergolato del ristorante accanto a casa, candido e splendente, come se il mondo stamattina fosse bambino). E, la luce? La luce di questa mattina limpida di vento, così chiara, che penetra dalle finestre e fa brillare vecchi soprammobili polverosi in stanze spente. La luce che attraversa le foglie acerbe degli alberi, forzandone le chiome, spuntando in raggi che sembrano ondeggiare nel vento.

In una mattina di maggio come questa, tutto sembra nuovo, tutto pare - dopo l’inverno sordo e grigio - ansioso di ricominciare. E noi camminiamo per strada distratti, come se non accadesse niente; eppure opera l’antico, puntuale incantesimo, che ci spinge ancora una volta a rinascere. Marina Corradi. Avvenire.



Tutti pensavano, alla fine degli anni Settanta, che i cambiamenti sarebbero stati lenti. Tutto, invece, finì di botto. Il Pci, la Dc, l’Urss, gli operai, «la classe», il popolo, la borghesia progressista, l’innocenza dei preti, il cattocomunismo. Ma l’Italia fa finta di essere ancora quella di una volta. E si commuove per Berlinguer, così magro che un altro magro come Benigni poteva prenderselo in braccio e cullarselo. Quella magrezza, ecco. Quello è il rimpianto. Enrico Deaglio. ilvenerdì.



Caro libraio, quel cialtroncello di mio nipote Patrick ha scritto un libro su di me che trovo estremamente scurrile. E soprattutto per nulla veritiero. Pensa, racconta che una volta mi sarei fatta beccare nuda in un dormitorio di Princeton. Smentisco nel modo più categorico, non era Princeton era Yale. Dunque sappi che farò causa a Patrick. Farò causa all’editore. E nel caso tu venda una sola copia del libro, farò causa anche a te. Baci baci baci. Mame in Zia Mame di Patrick Dennis. Adelphi.



Julie Depardieu, 40 anni, figlia di Gèrard Depardieu e attrice, si è rifatta il naso cinque volte per non assomigliare a papà. Le Monde.



Non c’era che un monumento da visitare in Brasile. Era il suo popolo. Sebastien Lapaque, Thèorie de Rio de Janeiro. Actes Sud.

Oggi mi sento una lampadina fulminata. Roberto Gervaso. Il Messaggero.

Paolo Siepi, ItaliaOggi 21/5/2014