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 2014  maggio 21 Mercoledì calendario

RICORDATE LO STANZINO? ADESSO PAPARESTA SI È COMPRATO IL BARI


BARI
C’è da dire che rispetto a Calciopoli un importante passo in avanti è stato fatto: non ci sono più squadre che comprano arbitri ma arbitri che comprano squadre. Lontani i tempi di Moggi, delle sim svizzere e soprattutto dello stanzino dello stadio di Reggio Calabria, Gianluca Paparesta si è preso ieri la sua personale rivincita tornando in un’aula di tribunale da vincitore. L’ex arbitro ha infatti comprato il Bari, la squadra della sua città, per 4,8 milioni di euro al termine di un’asta che sembrava una via di mezzo tra una partita di chemin de fer e un film dei Vanzina: lunghi sguardi, bluff, offerte all’ultimo secondo. Così Paparesta è riuscito ad avere la meglio su un oscuro imprenditore lucano, tale Antonio Cipollone.
Paparesta però (così come Cipollone) non era in quell’aula per rappresentare se stesso ma una cordata di imprenditori al momento ancora anonima, forse straniera. Secondo gli esperti il Bari oggi può essere un affare. E così l’ex arbitro ha fiutato la possibilità e si è tuffato cominciando l’ennesima nuova vita.
Arbitro figlio di arbitro (il padre Romeo era passato anche dalla A), bravo, telegenico , concentrato, spendibile, aveva tutto per essere un predestinato. Poi invece arriva Calciopoli e finisce tutto: «Ho chiuso Paparesta dentro gli spogliatoi» si vanta Moggi al telefono. E Paparesta davanti al giudice ammette l’aggressione, raccontando di non aver denunciato Moggi perché altrimenti «ne sarebbe determinata una consistente compromissione delle mie aspettative di carriera. Il dirigente Moggi risulta avere influenza determinante nelle scelte operate negli anni dai designatori Bergamo e Pairetto». Sarà sempre poi lui a raccontare che il padre aveva avuto in dotazione una sim svizzera dal dirigente della Juve. Insomma Paparesta parla, ed è l’unico a farlo nel processo Calciopoli: forse anche per questo la procura di Napoli archivia velocemente la sua posizione, ma il mondo del calcio non lo perdona. Mentre suoi colleghi compromessi continuano a scendere in campo, lui si becca una squalifica e reintegrato dal giudice viene comunque cacciato: «Motivi tecnici» dicono. Cinque anni fa decide allora di scendere in politica, assessore al Marketing nella giunta di Michele Emiliano, a Bari. Non è un’esperienza trionfale ma serve per fare dimenticare alla gente la storia dello stanzino. Torna in tv, come opinionista ai programmi Mediaset, torna sui giornali di gossip per la sua storia d’amore con la collega di studio, Micaela Calcagno. E torna nel calcio. Si dimette da assessore, diventa dg del Bari per conto dei Matarrese. «Tre mesi senza stipendio prima del fallimento» racconta oggi. Con i libri in tribunale decide di mettere su la cordata. «Abbiamo un acquirente », dice ai tifosi un mese fa. Alla prima asta, base quattro milioni e mezzo, presenta documenti di una banca indiana che però sono carta straccia per i giudici. «La compreremo alla prossima » dice, e invece al secondo appuntamento non si presenta. I giornali e i social network non perdonano: ecco di nuovo gli sfottò sullo stanzino, Moggi, eccetera eccetera. Poi ieri il colpo di scena. All’asta non lo aspettava nessuno e invece lui si presenta e compra. Entro cinque giorni dovrà presentare tutti i soldi davanti a un notaio. «Nessun problema » dice, mentre sulla pagina Fb i tifosi di #compralabari postano una sua foto con uno straordinario Habemus Papa(resta).

Giuliano Foschini, la Repubblica 21/5/2014