l’Unità 22/5/2014, 22 maggio 2014
MONTE PASCHI È SALVO AUMENTO DA 5 MILIARDI
La campagna pubblicitaria che la banca più vecchia del mondo ha scelto per comunicare all’esterno questo momento di svolta recita: «Non si cresce per 542 anni, senza saper superare un periodo un po’ complicato». Certo gli ultimi mesi sono stati i più complicati della lunga storia di Mps. E certo il peggio può considerarsi superato: ieri l’assemblea straordinaria degli azionisti dell’istituto ha dato il via libera al maxi aumento di capitale da 5 miliardi di euro che dovrebbe consentire a Rocca Salimbeni di chiudere la lunga crisi avviata dagli azzardi di Mussari e Vigni, evitare la nazionalizzazione e tornare a progettare il futuro. Senza timori dagli stress test voluti dall’Europa.
VIA ALLA RICAPITALIZZAZIONE
L’operazione, che è stata approvata a larghissima maggioranza, con il voto favorevole del 96,68% del capitale presente, permetterà alla banca di rimborsare parte del prestito pubblico ricevuto, 3 miliardi sui 4 totali, di pagare i circa 500 milioni di sovrapprezzo e di interessi al Tesoro, di restituire oltre 200 milioni alle banche garanti del consorzio della ricapitalizzazione, attesa tra la metà di giugno e la metà di luglio, nonché, con le risorse rimanenti, di rafforzare il patrimonio di Mps ed entro la scadenza del 2016 di saldare del tutto il debito con lo Stato.
«Banca Mps non è più un problema per questo Paese e come risultato non mi sembra male» ha affermato al termine dell’assemblea il presidente Alessandro Profumo, che non ha rinunciato a togliersi qualche sassolino dalla scarpa, sottolineando «il senso di ingratitudine» percepito durante questi mesi di dibattito sull’aumento e il suo stupore in merito, visto che «due anni fa nessuno avrebbe scommesso sull’uscita da quella situazione». Invece Mps «ricomincia da qui», proclamava lo slogan apparso su molti dei principali quotidiani italiani. «Torniamo ad essere una banca normale e risanata» ha ribadito Profumo.
Riguardo alle prospettive di aggregazioni industriali di cui molto si parla, il presidente non ha voluto entrare in dettaglio: «È lusinghiero che si pensi alla banca come soggetto attivo che sta sul mercato, ma per il management le priorità sono altre». Vale a dire, «ricreare le condizioni di fiducia dei clienti» nei confronti dell’istituto, «il mio unico obiettivo è che Mps torni a essere una banca da consigliare agli amici». Riguardo alla governance. Profumo ha invece previsto la sostituzione di due membri del consiglio d’amministrazione, in linea con quanto indicato tra le clausole del patto parasociale della Fondazione Mps con Fintech e Btg Pactual (saranno proprio due consiglieri sui quattro espressi dalla Fondazione, che in un trimestre è scesa dall’essere primo socio con il 30,5% ad una partecipazione del 2,5%, a dover fare un passo indietro).
E ieri i due fondi di private equity anglo-sudamericani, con quote rispettivamente del 4,5% e del 2%, hanno fatto il loro esordio in assemblea, benché solo per delega per ragioni legate all’iter del deposito dei titoli. «Ho fiducia in Mps e nel suo management, saremo un polo aggregante» ha dichiarato a mezzo stampa il nuovo primo socio David Martinez Guzman, leader di Fintech. «Il consolidamento è inevitabile. Monte dei Paschi potrebbe essere in una seconda fase elemento di attrazione, attorno al quale far convergere asset italiani e poi, magari, europei».
Sugli stessi toni anche Antonella Mansi, la presidente della Fondazione Mps a cui molti attribuiscono il salvataggio dell’ente dai debiti e che, dopo otto mesi, ha annunciato di non essere disponibile a guidarla per un secondo mandato: «La Fondazione ha operato ed opererà come soggetto aggregante, nell’intento di individuare e mettere insieme investitori qualificati».