Felice Cavallaro, Corriere della Sera 22/05/2014, 22 maggio 2014
SICILIA, TRA I 16 MILA IMPIEGATI NESSUNO È ESPERTO DI FACEBOOK
PALERMO — Quando sul sito della Regione Sicilia è comparso l’annuncio per la ricerca di una «short list» finalizzata all’assunzione di una ventina di esperti in social media e social network, «meglio se under 35», in grado di giostrarsi tra Facebook, Twitter o Pininterest con ruoli di «developer front e back end» a tanti deve essere venuto il mal di testa. E qualcuno avrà pensato a una sfilza di errori di stampa davanti a tanto sfoggio ed eccesso di britannici richiami ad ermetiche qualifiche di «senior creative director, creative project manager, public policy consultant, senior planner e producer», con l’aggiunta di un «web disegner» e un «responsabile mentoring».
Ma quello era il bando emesso dopo il cosiddetto e identico atto di «interpello» già invano lanciato via Internet proprio alla platea dei 16 mila impiegati regionali perché si facessero avanti presentando i curriculum, per mettere mano al «Piano giovani» da cento milioni di euro di fondi europei per un totale di 452 milioni in cinque anni. Ecco il ricco «piano» voluto da Nelli Scilabra, l’assessore-studentessa/fuori corso alla Formazione del governo di Rosario Crocetta, pronta ad allargare le braccia sostenendo di non avere avuto risposte dai 16 mila.
«Costretta» per questo a far partire un bando per gli esterni, entusiasta dalle 3 mila domande arrivate nei primi di maggio «con curriculum spettacolari», senza immaginare però di ricevere subito dopo una sfilza di accuse da parte di Cisl, Cgil, Cobas-Codir e altri gruppi. Tutti convinti che l’«interpello» sia stato «mal pubblicizzato», come dice il segretario della Cisl nell’isola Maurizio Bernava, o addirittura «pilotato», come insinua il segretario Cgil Michele Pagliaro. Tutti certi che fra i 16 mila tanti sarebbero in condizioni di gestire il «piano».
«Ma abbiamo ricevuto solo una richiesta dall’interno e pure in ritardo, una sola raccomandata», tuona l’assessore con tessera Pd, poco amata nel suo partito da quando ha scoperchiato la pentola maleodorante della Formazione, un affare da 300 milioni l’anno in gran parte ingoiati da enti fasulli, a cominciare da quelli gestiti da un maneggione, Fausto Giacchetto, e da quelli orbitanti nel pianeta dell’ex segretario regionale Pd, Francantonio Genovese, ieri passato dal carcere ai domiciliari.
Il contesto è pessimo e tutti sospettano di tutti. Ma Nelli Scilabra respinge ogni critica, pur bersaglio di una mozione di sfiducia all’Assemblea regionale e per questo convinta da Crocetta a sospendere la selezione dei 3 mila richiedenti: «Superata la campagna elettorale, andremo avanti perché il “piano” s’ha da fare. Non è colpa mia se non esistono competenze specifiche fra gli impiegati. D’altronde, tutti i programmi comunitari prevedono l’utilizzo di fondi per la comunicazione. E in Sicilia per anni sono diventati terra di conquista, occasione di “manciugghia”, di “magna magna”, come dice Crocetta. Noi abbiamo invece ridotto tutto a un milione e mezzo di euro. Per pagare una ventina di esperti. Ma per soli dodici mesi, come precisato nel bando. Senza costruire nuovi precari. E senza rivolgerci a grandi e fittizie società. Individuando solo le figure che ci servono per una prestazione d’opera. Era meglio quando vincevano le mega-società di Giacchetto? Mi attaccano perché sanno che abbiamo messo una pietra sul quel sistema».
La vicenda lascia comunque un’ombra sui 16 mila impiegati che non sarebbero all’altezza dei tempi moderni. E su questo la guerra è aperta. Anzi, Pagliaro dalla Cgil alza il tiro contro la «delusione Crocetta»: «Dice di volere riformare tutto e non cambia niente». Mentre Bernava suggerisce di eliminare il cosiddetto «interpello» che definisce «strumento di imbroglio, paravento di inconfessabili complicità fra politici e dirigenti per potere dare via libera alle consulenze esterne». Materia incandescente in una vigilia elettorale giocata da queste parti come una resa dei conti su tutto. Anche sulla «short list».