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 2014  maggio 22 Giovedì calendario

LE DIMISSIONI DEL «PAPA NERO» CHE LASCIA COME BENEDETTO


CITTÀ DEL VATICANO — «Cari fratelli, sono già trascorsi diversi anni dalla mia elezione a Superiore generale della Compagnia e ho compiuto recentemente 78 anni. Considerando gli anni che si stanno avvicinando, sono giunto alla convinzione personale che devo fare i passi necessari per presentare la mia rinuncia a una Congregazione Generale...». La lettera di padre Adolfo Nicolás, dal 2008 ventinovesimo successore di Sant’Ignazio di Loyola alla guida della Societas Jesu , è indirizzata ai diciassettemila gesuiti sparsi in 112 nazioni nel mondo. Annuncia il lungo percorso al termine del quale, «negli ultimi mesi del 2016», padre Nicolás si presenterà dimissionario alla trentaseiesima Congregazione dei gesuiti che sarà chiamata ad eleggere il nuovo padre generale.
L’evento è straordinario perché la Compagnia di Gesù è l’unico ordine religioso della Chiesa nel quale il superiore viene eletto a vita, come il Pontefice. Per questo il padre generale dei gesuiti veniva popolarmente definito il «Papa nero», un’espressione divenuta definitivamente desueta nel momento in cui Jorge Mario Bergoglio, primo gesuita nella storia, è diventato davvero vescovo di Roma. Da quando il fondatore Ignazio di Loyola, nel 1541, venne eletto come «preposito generale» della neonata Compagnia di Gesù (l’intuizione del nome viene fatta risalire alla celebre «visione della Storta», in una chiesetta sulla via Cassia appena fuori Roma, nel novembre 1537), solo due volte era capitato che un suo successore lasciasse prima della morte. Il primo caso fu quando padre Pedro Arrupe, nel 1980, in un momento di tensione con la Santa Sede, presentò le sue dimissioni a Giovanni Paolo II, che le respinse: un anno più tardi, però, Arrupe fu colpito da un ictus e Wojtyla inviò un suo «delegato personale» commissariando di fatto la Compagnia. Ma il vero precedente è piuttosto quello di padre Peter-Hans Kolvenbach, eletto nell’83, che decise di dimettersi nel 2008, a ottant’anni. La stessa scelta che oggi annuncia padre Nicolás, per molti anni missionario in Giappone e docente di teologia a Tokyo, eletto proprio allora.
Ai piani alti della Compagnia non si vogliono fare paralleli con la Chiesa universale, «sono situazioni differenti», ma di fatto le dimissioni del «Papa nero», nel 2008, anticiparono le motivazioni che il Papa propriamente detto, Benedetto XVI, portò l’anno scorso per la propria rinuncia: la «ingravescente aetate », l’avanzare della senilità e la consapevolezza che per governare una realtà complessa occorre avere le forze necessarie, anche se nominati a vita. Così, «considerando gli anni che si stanno avvicinando», padre Nicolás ha avviato il percorso che porterà alla sua successione. Come gesuita ha fatto un quarto voto (oltre a castità, povertà e obbedienza) di speciale obbedienza al pontefice e quindi ha informato Papa Francesco e ne ha parlato con i quattro «assistenti ad providentiam » che lo aiutano nel governo della Compagnia (uno di essi è padre Federico Lombardi) dai quali, scrive, ha «ottenuto l’iniziale approvazione». Infine ha consultato anche i «provinciali», i padri che guidano le 83 province dei gesuiti nel mondo . Le dimissioni del Superiore dovranno infatti essere accolte, almeno formalmente, dalla trentaseiesima Congregazione generale. Padre Nicolás la convocherà in autunno per la fine del 2016, i due anni serviranno a completare «l’itinerario di discernimento» in vista dell’elezione del nuovo generale: in ogni Paese verranno convocate le «Congregazioni provinciali» per nominare i delegati e discutere i «postulati», le richieste intorno ai temi da affrontare nella Congregazione generale.