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 2014  maggio 21 Mercoledì calendario

DA QUI SI DIFFONDE LA PAROLA DEL PAPA


Un microfono, una cuffia e la «buona notizia» da dare al mondo. È la Radio Vaticana, l’emittente del Papa, che da 83 anni diffonde le parole del Pontefice, informa ed evangelizza. I vescovi vietnamiti, venuti a Roma nei primi Anni 90, raccontarono di alcuni villaggi lontani che avevano conosciuto il Vangelo proprio grazie alle onde della Radio Vaticana. Li chiamavano i «cristiani radiofonici». Un piccolo miracolo, come quello di una donna rapita dalle Forze armate rivoluzionarie della Colombia che, dopo la liberazione, raccontò di aver ascoltato la radio nel suo nascondiglio nella foresta.
Esempi che delineano un tratto essenziale dell’emittente pontificia, nata per volontà di Pio XI il 12 febbraio 1931: il suo valore sociale. Dopo aver acceso i microfoni grazie a Guglielmo Marconi, solo nove anni dopo, Pio XII fece nascere nella palazzina Leone XIII, dentro il Vaticano, l’Ufficio Informazioni che lanciava attraverso la radio appelli e notizie per rintracciare le persone e i soldati dispersi in guerra oppure per comunicare messaggi ai prigionieri da parte delle loro famiglie. Il suono delle campane di San Pietro e il “Laudetur Jesus Christus” annunciavano l’inizio delle trasmissioni amplificate nelle nunziature, nelle parrocchie, nelle sedi di Azione Cattolica. Un servizio che volontari e sacerdoti pagarono anche con il carcere. Si calcola che dal 1940 al 1946 vennero trasmessi 1.240.728 messaggi in 12.105 ore di diretta. Nulla scoraggiò Pio XII che, proprio in ossequio a quel dovere sociale, fece potenziare i ripetitori e inaugurò nel 1957 il Centro Trasmittente di Santa Maria di Galeria. Con Giovanni XXIII si aprì il Concilio e la Radio offrì il suo contributo alla Chiesa universale, registrando tutti gli interventi. Nelle quattro sessioni del Concilio Vaticano II si usarono 300 km di nastro e furono diffuse 3.000 ore di trasmissione in 30 lingue diverse. Paolo VI, il Papa dei viaggi internazionali, incoraggiò poi la crescita dell’emittente con l’apertura della nuova sede operativa a Palazzo Pio, davanti a Castel Sant’Angelo. Vi lavoravano 280 persone di 38 nazionalità; oggi invece i dipendenti sono 355, in maggioranza laici, e provengono da 60 Paesi. Fino a qualche anno fa il 25 per cento delle donne che lavoravano in Vaticano erano impiegate alla radio. La tecnologia intanto avanza e con essa il passo dell’emittente pontificia: dalle onde corte e medie si è passati alla trasmissione satellitare e il futuro oggi si chiama DAB, un sistema di radiodiffusione digitale. Il lungo pontificato di Giovanni Paolo II ha amplificato ancora di più le attività dell’emittente.
Nel 1979, anno del primo viaggio di Wojtyla in Polonia, il regime di Varsavia chiese di boicottare mediaticamente l’evento. La Radio Vaticana trasmise grazie alle onde corte la voce del Pontefice permettendo ai fedeli di ascoltare con le radioline le sue vibranti parole altrimenti oscurate. Dopo il 1989 saranno centinaia di migliaia le testimonianze di quanti durante le persecuzioni raccontarono di aver mantenuto la fede grazie alla radio e alla messa che ascoltavano tutti insieme intorno all’apparecchio.
Benedetto XVI visitò Palazzo Pio nel 2006, incontrò la «comunità della Radio Vaticana» – così le persone amano definire il loro luogo di lavoro – e chiese «non solo di parlare ma anche di accogliere le risposte, in un vero dialogo per capire e per costruire la famiglia di Dio, una famiglia che non conosce frontiere, nella quale, nella molteplicità delle culture e delle lingue, tutti sono fratelli e sorelle». Oggi la Radio si esprime in 48 lingue, e sono 38 quelle usate per il sito internet www.radiovaticana.va dove è possibile ascoltare in diretta e on demand tutte le trasmissioni. Negli ultimi tempi è stato allestito anche uno studio per mandare in diretta sul canale youtube le tavole rotonde e le interviste realizzate dai giornalisti di tutto il mondo. Informazione, programmi liturgici ma anche musica. La Radio Vaticana fu l’unica a trasmettere la canzone «Dio è morto» dei Nomadi quando in Italia venne censurata. C’è poi il canale italiano della Radio Vaticana che offre rassegne stampa e approfondimenti su Roma, e racconta i viaggi del Papa ma anche le udienze e le visite in parrocchia di papa Francesco. In molti la mattina si sintonizzano per ascoltare la messa in latino o in cinese e russo e le liturgie armene, maronite e ucraine. Oggi però si guarda all’Asia, continente vastissimo nel quale Francesco si recherà presto, e dove la radio arriva ed è ascoltata: una speranza – dicono i giornalisti asiatici che lavorano in radio – per chi ancora soffre a causa della propria fede. Ora tutti aspettano la visita e l’abbraccio di Francesco, la cui voce in ogni occasione è trasmessa in tutto il mondo solo dalla Radio Vaticana.
Nel frattempo l’emittente continua la sua missione ogni giorno, leggendo i fatti da una prospettiva cristiana, dando voce alle periferie che Francesco ama, raccontando gli scenari che spesso non trovano spazio sulle pagine di cronaca dei giornali italiani. Oggi dopo aver raccontato otto pontificati, una guerra mondiale, i totalitarismi, il Concilio Vaticano II, i funerali di Giovanni Paolo II così come le recenti canonizzazioni, la Radio prosegue il suo viaggio. È la prima, per esempio, a rendere note le omelie di papa Francesco pronunciate durante la messa mattutina di Santa Marta. Il resoconto è curato da tre vaticanisti – Sergio Centofanti, Alessandro De Carolis e Alessandro Gisotti – che con dovizia di particolari e grande attenzione raccontano al mondo la più grande novità di questo pontificato. Padre Federico Lombardi, direttore generale della Radio, gesuita come Francesco e come la stessa emittente (da sempre gestita dalla Compagnie di Gesù), l’ha definita «una comunità di comunicatori e tecnici» che serve la missione del Papa, «fiera del suo passato e ottimista nell’affrontare il futuro».