Cecilia Seppia, Il mio Papa 21/5/2014, 21 maggio 2014
NELLA FERROVIA PIÙ PICCOLA DEL MONDO C’È LA STAZIONE PIÙ BELLA
La papamobile, le auto blu certamente, ma anche mezzi pesanti, piattaforme, ambulanze, camion dei vigili del fuoco, un elicottero (messo a disposizione dall’Aeronautica militare italiana), e persino treni che vanno e che vengono...
Facendo un giro in Vaticano ci si rende conto che, anche se questa è per territorio e popolazione, la più piccola nazione del mondo, resta comunque uno Stato vero e proprio, e pertanto oltre a tutti i servizi, dalla farmacia alle pompe di benzina ha una rete di trasporto che garantisce la mobilità del Papa, degli abitanti e, ovviamente, lo scambio di merci con gli altri Stati.
Il Trattato del Laterano, firmato l’11 febbraio 1929 fra la Santa Sede e il Regno d’Italia, tra le altre cose stabiliva infatti che l’Italia avrebbe dovuto costruire una stazione ferroviaria all’interno della Città del Vaticano e raccordarla alla propria rete ferroviaria, allacciandosi alla vicina stazione di Roma-San Pietro. Si decise così che, dentro le mura, la zona tra piazza Santa Marta e il Palazzo del Governatorato fosse la più idonea per localizzare gli impianti e da qui partì il progetto.
Che immediatamente, però, incontrò qualche difficoltà, soprattutto per la costruzione del viadotto e la sistemazione del terreno, per portarlo alla stessa quota (38 metri sopra il livello del mare) di quella della ferrovia italiana.
Ultimati i lavori, nell’aprile del 1932 la prima locomotiva entrò in Vaticano per il collaudo del tracciato, con grande entusiasmo di tutti coloro che avevano preso parte alla realizzazione. Ma tra convenzioni rinviate e scartoffie burocratiche, bisognerà aspettare altri due anni (2 ottobre 1934) per la consegna definitiva della ferrovia ai rappresentanti della Santa Sede. Lunga complessivamente 1,27 chilometri e dotata di due binari, più altri due, brevi, per il servizio merci, con le sue arcate in pietra, le gallerie e il portone scorrevole in ferro, la ferrovia vaticana non è aperta al pubblico. E oltre ad avere il primato di essere la più corta a livello internazionale, vanta una cornice artistica che non ha paragoni: la cupola di San Pietro fa da padrona ed è talmente particolare, con i suoi giardini e le aiuole fiorite tutto intorno, che vedendola ormai quasi finita papa Pio XI disse: «Certo, questa è la più bella stazione del mondo».
Gli impianti in realtà sono molto semplici, ma quello che sorprende davvero è il “fabbricato viaggiatori” costruito su progetto dell’architetto piacentino Giuseppe Momo. In previsione di dover ospitare Papi e personalità di spicco, il salone centrale dell’edificio fu, infatti, arredato in maniera sontuosa e le pareti e il pavimento decorati facendo grande uso di marmi, alcuni molto pregiati. Ai lati, poi, si trovano diverse stanze, previste per il servizio di manovra e di sorveglianza. Anche all’esterno la struttura, oggi utilizzata come un grande emporio plurimarche, è rivestita in travertino e arricchita da alcune sculture: al centro c’è lo stemma di Pio XI, sorretto da due figure rappresentanti il Pensiero e l’Azione, poi, in basso, ci sono due grandi bassorilievi che richiamano il più antico e il più moderno dei mezzi di trasporto per la propagazione della fede, e cioè la Barca di San Pietro in ricordo della pesca miracolosa e l’episodio biblico del Profeta Elia sul carro di fuoco, che simboleggia, invece, il trasporto aereo.
In realtà, quel viavai di passeggeri illustri non ci fu mai. Dai tempi di Pio XI a oggi la stazione è stata usata quasi esclusivamente per il traffico di merci e in misura sempre minore perché il trasporto su gomma è diventato più rapido e conveniente.
Una data importante per la rete ferroviaria vaticana, però, fu quella dell’11 aprile 1959, quando dalla stazione ferroviaria vaticana partì un convoglio speciale messo a disposizione della Santa Sede dalle Ferrovie dello Stato per la traslazione a Venezia della salma di Pio X. Ma per vedere un pontefice salire su un treno in partenza fu necessario aspettare il 4 ottobre 1962 quando Giovanni XXIII volle iniziare così il suo pellegrinaggio a Loreto e Assisi per affidare alla Madonna l’imminente Concilio Vaticano II. Quella mattina il convoglio partì alle 6.30 e il viaggio fu davvero una festa: ovunque il Papa, lungo il percorso fu accolto e salutato dalla folla, soprattutto durante la prima sosta in territorio italiano alla stazione Tiburtina, dove sulla carrozza papale salì l’allora presidente del Consiglio, Amintore Fanfani. In tempi più recenti la piccola stazione vaticana è tornata agli onori della cronaca il 24 gennaio 2002, quando Giovanni Paolo II è salito in treno per recarsi sempre ad Assisi, in occasione della giornata di preghiera da lui voluta per la pace nel mondo. Ma già nel 1985 fu solo grazie alla stazione vaticana se papa Wojtyla riuscì a far ritorno da un viaggio pastorale, viste le forti nevicate che colpirono il centro Italia, rendendo impraticabili tutte le altre strade e rischioso il volo in aereo.
Nel dicembre del 1999 fu poi accolto in stazione un “visitatore” di notevoli dimensioni: un abete alto 24 metri proveniente dalla Repubblica Ceca regalato al Papa, come da tradizione, per Natale. A dimostrazione del fatto che la ferrovia vaticana funziona pochissimo, la Città del Vaticano non possiede materiale rotabile e alle sue dipendenze non ci sono ferrovieri, ma nel giugno del 2005 un treno speciale partito da Roma-Termini, ha trasportato fin qui 500 ferrovieri italiani per un’udienza con Benedetto XVI. Ancora, si può ricordare il treno di malati organizzato dall’Unitalsi; o quello per alcuni turisti perugini che hanno ottenuto un mezzo speciale delle Ferrovie dello Stato per una visita alla Cappella Sistina. La più recente occasione di vedere un convoglio italiano oltre il confine di Stato Vaticano è stata il 23 giugno scorso, quando la piccola stazione ha accolto “Il Treno dei Bambini”, che ha trasportato a Roma oltre 300 minori in difficoltà provenienti dalle case famiglia di Milano, Bologna e Firenze per l’incontro con Papa Francesco. Un’iniziativa promossa dal Pontificio Consiglio della Cultura che si ripeterà tra pochi giorni, il 31 maggio, quando la ferrovia più corta del mondo tornerà ad avvicinare e unire i due Stati in nome della solidarietà e della bellezza.