Eugenio Facci, Libero 21/5/2014, 21 maggio 2014
«FISCO OPPRIMENTE? MI DIMETTO DA AMERICANO»
LONDRA È quasi una storia in stile Equitalia ma in salsa stelle e strisce. Nel senso: le nuove regole tributarie introdotte dal governo americano nel corso degli ultimi quattro anni stanno provocando un fuggi-fuggi da quello che una volta era uno dei passaporti più ambiti al mondo, per l’appunto quello statunitense. E dunque, oberati da scadenze e regole troppo difficili da seguire, gli americani residenti all’estero addirittura rinunciano sempre di più alla cittadinanza Usa, facendo segnare quest’anno un aumento delle rinunce del 2000% rispetto soltanto a sei anni fa.
Il problema si chiama Fatca, o più precisamente Foreign Account Tax Compliance Act, una serie di nuove norme in tema di fisco introdotte da Washington a partire dal 2010 per cercare di far cassa e ridurre il deficit pubblico, letteralmente esploso in seguito alla crisi finanziaria. Se l’intenzione originale era di ridurre l’evasione fiscale, l’effetto per ora è stato però di complicare la vita ai contribuenti (e alle loro banche) con regole troppo complesse, spingendo addirittura alcune istituzioni finanziarie, secondo l’associazione bancaria svizzera, a non servire clienti americani per motivi di costo e rischio. «È molto facile infrangere le regole» ha a questo proposito dichiarato infatti, in un articolo dell’agenzia Bloomberg, il direttore della camera di commercio Svizzera Americana Martin Naville. Perchè le regole impongono complessi obblighi dichiarativi non soltanto agli espatriati americani ma anche alle loro istituzioni finanziarie d’appoggio, con il risultato che in molti casi ottenere un mutuo o un’assicurazione sulla vita è diventato molto difficile.
Il rischio è quindi alto anche per le banche che decidano di avere a che fare col fisco americano tramite i propri clienti. In uno dei primi casi al riguardo la banca Ubs aveva finito nel 2009 di pagare a Washington 780 milioni di dollari in sanzioni, dopo aver fornito dati su 4.700 conti intestati a cittadini Usa. E la pressione sugli istituti svizzeri è rimasta alta: gli Stati Uniti hanno dato ora una scadenza di fine giugno a 106 istituti per fornire i dati richiesti o incorrere nelle ire del fisco americano.
Parte del problema è che le regole fiscali Usa si scontrano con le leggi nazionali di altri Paesi, un fatto che ha spinto il governo svizzero ad esempio a facilitare per le proprie banche l’adeguamento alle norme americane. Ma i costi sono notevoli: secondo le stime, assumere un cittadino statunitense all’estero implica ora un esborso di 7.000 dollari americani proprio a causa delle nuove regole fiscali. Un privato cittadino americano che si trasferisca autonomamente all’estero può invece aspettarsi di spendere circa 4.000 dollari all’anno per pagare le tasse correttamente.
Gli Usa sono l’unico Paese Ocse che tassa i propri cittadini a prescindere dalla residenza, e le nuove regole sembrano aver esasperato gli animi tra gli americani espatriati. Le rinunce al passaporto sono per questo in aumento esponenziale: dalle 235 del 2008 si è passati a circa mille nel 2012, a tremila nel 2013 e a forse più di quattromila quest’anno, calcolando in base ai dati tendenziali.