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 2014  maggio 17 Sabato calendario

MI STAVO DISTRUGGENDO. ORA LE MIE CRISI LE METTO IN MUSICA


[Alessandro Mannarino]

«Bevi pioggia bevi vino parla amaro». Alessandro Mannarino lo ricordavamo strimpellatore di servizio da Serena Dandini: tipo in gamba, cantante coi baffi e il cappello, le chitarre sempre ben accordate, i live trascinanti, il retrogusto di Ballarò e di bettola romanesca. Tom Waits e Tonino Carotone, la voce calda col raschio, la tendenza a spiacioneggiare. Lo si ritrova, 35enne, all’alba di un album come alla maturità. Meno entertainer, più autore. E con un cappello nuovo a ombreggiare l’umore riflessivo.
Partiva da stornellatore da osteria, da Me so’mbriacato de na donna. Si è lasciato alle spalle tutto in questo cammino "Al Monte", il suo nuovo album?
Non rinnego né l’ho perso, ma ho voluto evitare l’evasione. Mi sono messo paletti, volevo restare più sobrio possibile. Lo stornello e il romanesco sono nelle mie corde, ma stavolta son partito dal pensiero, non dalla pancia. È finito il tempo dell’urlo, del pianto, dell’ubriacatura festosa; questo album è un pellegrinaggio verso l’alto, lasciandosi alle spalle un’umanità derelitta, i suoi feticci e le sue zavorre, per guadagnare una posizione più isolata. E contemplare tutto da una prospettiva nuova...
È partito da una crisi? Parliamone.
Cinque anni fa nessuno conosceva le mie canzoni, ero un ragazzo problematico, di quelli che non sai se nella vita ce la faranno. Poi ho trovato un pubblico, un seguito; e mi son sentito di dover difendere l’importanza di quel che faccio. E di reagire a quel che ho visto nel Paese, una depressione economica, culturale, dell’anima.
"A volte nella sera mi riduco come un animale", canta. È ancora il suo caso?
Ah guardi, sto imparando modi più sani di aprire la valvola. Di scemenze ne ho fatte, e tante; ubriacature con gli amici e musica...
E anche "Lunghe gambe per scavalcare la fine di un amore..."
Può capitare, quando si lascia. Di storie, di incontri ne ho avuti tanti, poi ho trovato... Adesso sto bene. Niente più spogliarelliste. Ma in tutto quel che scrivo c’è traccia di me.
L’alto e il basso della vita.
I momenti in cui uno sta male. La fregatura è che lì per lì stai male e non ti accorgi. Adesso cerco di costruirmi una vita più sana. Per un sacco di tempo ho pensato che riuscivo a scrivere solo facendo la vita da maledetto. Ma non bisogna cavalcare questa tentazione.
Chi l’aiuta a stare bene?
L’amore: una storia, una donna. Intraprendi legami affettivi e vedi che il tuo buttarti via fa male anche a un’altra persona. Io avevo sempre avuto donne che facevano i conti col lato maledetto, lo accettavano, magari restandoci male ma facendo finta di niente. E poi ho trovato una che non lo accetta: mi ha aiutato, anche a liberarmi da stereotipi vecchi. Rischiavo di ridurmi a una macchietta.
Mannarino e le donne.
Parlando delle donne urge una rivoluzione culturale. Subiscono una violenza sottile, patriarcale, fin da quando nascono. Dietro a un grande uomo c’è una grande donna? Ma che frase è questa? Le donne mi hanno cambiato la vita.
A ogni suo concerto si nota un ascendente sul pubblico femminile. Sarà il baffo?
Valle a capire. Ero un timido, schivo, ho dovuto farmi coraggio per ’sto lavoro. Cantavo nelle bettole, feci il primo disco a 29 anni e cominciai a far concerti. A una festa di Carnevale mi presentai con una cosa improvvisata, cappello, bastone, papillon. Il cappello è rimasto. Mi piacciono i modelli di Panizza e gli Stetson, modello Penn.
Fare la sigla di "Ballarò" equivale a una connotazione politica?
Giovanni Floris di persona mi ha chiesto la sigla dopo un concerto. E mi ha fatto piacere farlo. Ma politicamente c’è un unico partito che assomiglia alla vecchia Dc. Beppe Grillo e soci fanno i cani da guardia di quel che resta della sovranità popolare: però non c’è un pensiero politico.
La sinistra che non c’è...
Guardo con ammirazione ai tentativi di socialismo in America Latina, all’Uruguay o alla Bolivia di Morales, anche se c’è sempre un po’ di dittatura sotto. Ma c’è un’idea di uguaglianza... In Italia abbiamo lasciato per strada tutto.
Qualcosa per tornare a mettersi allegria?
Musica, vino e sesso. Da ascoltare: Jorge Ben, Xavier Cougat, i sudamericani. Dalla cantina: un rosato del Salento fresco, il Casillero del Diablo, un vino cileno, e i rossi piemontesi. E un cocktail che risale al Proibizionismo, il Moscow Mule.
E quanto al cibo?
Dipende dall’umore. Quando ho pensieri non mangio. Quando sto bene mi piace cucinare, far mangiare gli altri.
Ora basta, tutti a pranzo. Il Menù Mannarino?
Un antico cereale che ho scoperto di recente, il burghul, con pesce fresco di giornata. Insalata di polpo alla salentina. Un bel sorbetto al limone di Sorrento con la menta. Un caffè. E una grappa al barolo.