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 2014  maggio 17 Sabato calendario

RIVALUTIAMO LE “CAPE”


IN CERTI PAESI – ammettiamolo – c’è una discreta quantità di donne non geniali e/o non troppo qualificate in posti di potere o presunto tale. Si va dalle bellone alle ereditiere. Qualcuno/a rimpiange esperienza e capitale umano delle escort. Qualcuno/a spera che femmine migliori – come da mantra milionario di Sheryl Sandberg – si facciano avanti. In certi Paesi non si sa come possano. Però. A volte – ammettiamolo – si punta sull’avvenenza o ci si ritira rivendicandone l’assenza perché si hanno problemi di autostima. I soliti. Installati come un cattivo software in tante donne che lavorano; confermati dalle millemila ricerche deprimenti su chi ha un capo donna. Da cui si evince (evinceva) che sono meno apprezzate dei capi maschi (a priori: ci sono studi che mostrano come i sottoposti danno gli stessi attestati di stima a manager uomini e donne; però, a domanda, rispondono che preferirebbero un capo uomo). Ma soprattutto, che non si apprezzano. Ultimamente, pare, la percezione è cambiata. Lo si legge nella meta-analisi di vari studi pubblicata sull’americano Journal of Applied Psychology. Si evince che: (1) colleghi e sottoposti tendono a dare delle cape donne un giudizio migliore che ai capi uomini. Ma (2) i capi maschi tendono a dare a sé stessi una valutazione molto più alta di quella che si auto-danno le cape donne. Per questioni di autostima, ovvio. Insomma, cercate di rivedere l’opinione che avete di voi stesse, ragazze. Al rialzo. Per amor di verità, per il vostro bene.