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 2014  maggio 19 Lunedì calendario

ASPETTANDO LE LUCCIOLE


Le lucciole ancora non ci sono. Per quanto siamo già a maggio inoltrato, non ha fatto abbastanza caldo. Pasolini ne aveva decretato la fine nel 1975, ma negli ultimi anni sono tornate, sebbene non più in gran numero come nel passato. Come aveva intuito il poeta, che ne aveva fatto il simbolo vivente della «mutazione antropologica» della società italiana, l’inquinamento ne ha limitato la riproduzione. Nei primi Anni Sessanta in maggio e giugno ce n’erano a migliaia la notte tra l’erba fresca e lungo i fossati. Probabilmente sono stati gli Anni Ottanta il punto più basso della loro diffusione, ma già qualche anno dopo la famosa denuncia del poeta friulano questi insetti erano ricomparsi. Lo ricordava Leonardo Sciascia all’inizio del suo L’affaire Moro, nel 1979. E dopo cos’è successo? Poche lucciole e per pochi giorni in estate. Ne ha parlato non tanto tempo fa uno scrittore e saggista francese Georges Didi-Huberman polemizzando con Pasolini in Come le lucciole (Bollati Boringhieri). Cosa ne pensano gli studiosi degli insetti, gli entomologi? In un testo apparso su un quotidiano proprio all’inizio degli Anni Ottanta, Danilo Mainardi racconta la presenza delle lucciole nei prati e aggiunge un dettaglio riguardo il loro messaggio luminoso. I maschi, spiega, volano in alto emettendo un messaggio luminoso; le femmine attendono a terra, e quando il maschio le vede, scende e s’accoppia. Gli entomologi avevano trovato il modo di riprodurre con una piccola pila quel messaggio luminoso, al fine di catturare le femmine e studiarle. Poi avevano scoperto che le loro torce elettriche producevano il messaggio per le lucciole del genere Photinus, e invece rispondevano le femmine Photurius. Un fatto strano, dato che si trattava di due linguaggi diversi. Queste femmine poliglotte lo facevano per trarre in inganno i maschi della specie diversa: i maschi Photinus attratti dal seducente lampeggio calavano, così le femmine Photurius li catturavano e divoravano. Pasolini probabilmente lo ignorava, come la maggior parte di noi, dato che non siamo entomologi. Certo il mondo animale, in particolare quello degli insetti, visto da vicino è molto meno idilliaco di come appare a poeti e filosofi. Ora aspetto l’arrivo delle lucciole tra i campi, anche se non so bene di quale specie si tratta: saranno le lucciole divoratrici o quelle propense all’accoppiamento? Poveri maschi. Spero solo che faccia presto caldo.

Marco Belpoliti, La Stampa 19/5/2014