Cesare Peruzzi, Il Sole 24 Ore 18/5/2014, 18 maggio 2014
«LASCIO UNA FONDAZIONE MPS RISANATA»
[Intervista ad Antonella Mansi] –
FIRENZE
Considera chiusa l’esperienza di presidente della Fondazione Mps. Antonella Mansi, il cui mandato scade il 9 giugno con l’approvazione del bilancio 2013, conferma l’intenzione di tornare a fare l’imprenditrice a tempo pieno. «Ho portato a termine il compito che mi era stato assegnato», dice. E aggiunge che, comunque, «assicurerà un ruolo di accompagnamento per il tempo necessario», essendo anche presidente (senza diritto di voto) della deputazione generale, cioè l’organo d’indirizzo, che affronterà il tema della nomina degli amministratori già nella riunione del 20 maggio.
L’indisponibilità a un nuovo incarico rientra nel carattere risoluto e poco incline alle liturgie del potere della quarantenne Mansi, che in appena otto mesi (lo statuto prevedeva un "mandato breve" per la deputazione amministratrice insediata a settembre 2013) è riuscita a risollevare una situazione compromessa, salvando la Fondazione che ha mantenuto anche un ruolo nell’azionariato di Banca Mps. L’auspicio del leader uscente è che il successore sia scelto nell’ottica della «continuità nella discontinuità», rispetto al rinnovamento del 2013.
Il sindaco di Siena, Bruno Valentini, le ha assicurato «l’imperitura riconoscenza della comunità locale» e l’ha indicata come il «miglior candidato per succedere a se stessa»: perché dunque ha deciso di lasciare?
Non ho interpretato il ruolo di presidente della Fondazione come una forma di carriera. Il mio è stato un servizio al territorio e la durata di soli otto mesi era stabilita dallo statuto. L’esperienza era a termine e dunque è normale che pensi a recuperare pienamente la dimensione imprenditoriale.
Nessuna pressione esterna?
Credo di aver dimostrato di essere impermeabile a questo genere di condizionamenti. Mi muovo sulla base di valutazioni del tutto personali. È una scelta dettata dal mio dna.
Che Fondazione lascia?
Solida e con buone prospettive di crescita. Una Fondazione che ha dimostrato di avere capacità di polo aggregante nei confronti degli investitori stranieri e che in prospettiva continuerà a giocare un ruolo importante nell’azionariato di Banca Mps. Certo, non sono stati risolti tutti i problemi e all’interno c’è del lavoro da fare, a cominciare dal riassetto dell’immobiliare Sansedoni (controllata al 67% dalla Fondazione Mps, n.d.r.) e dall’equilibrio gestionale e finanziario di Siena Biotech e Accademia Chigiana. Ma sono temi di medio-lungo periodo. Gli obiettivi a breve del documento programmatico di ottobre sono stati raggiunti.
Quali in particolare?
La messa in sicurezza della Fondazione e la salvaguardia del suo patrimonio. Oggi l’Ente è senza debiti e con un patrimonio liquido di 450 milioni, oltre alla partecipazione del 2,5% in Banca Mps, legata da un patto parasociale al 2% di Btg Pactual e al 4,5% di Fintech. Al netto dell’aumento di capitale che la Fondazione sottoscriverà per 125 milioni, come di competenza. Abbiamo anche diversificato gli investimenti e dunque il rischio: oggi le azioni Mps rappresentano il 23,5% del patrimonio, rispetto all’80,6% di otto mesi fa. Sono stati ridotti i costi di gestione e l’attività erogativa, abbiamo mantenuto una presenza e un ruolo in Mps e promosso azione di responsabilità nei confronti dei vecchi amministratori e delle banche finanziatrici della Fondazione.
Da chi si è sentita appoggiata?
Dalla struttura interna, la cui collaborazione è stata fondamentale. Poi dall’advisor Lazard e certamente dalla città.
Anche dalle Istituzioni?
Sì.
Con i vertici del Monte, invece, ci sono state delle incomprensioni: dovute a cosa?
Alla necessità di entrambi, noi e loro, di rispondere con efficacia a problemi rilevanti, con interessi in gioco importanti. Ma, per quanto mi riguarda, la polemica non è mai stata personale.
Come giudica l’operato di Mps?
Vedo alcuni iniziali segnali positivi nei dati del primo trimestre dell’anno. È importante che il piano industriale vada avanti nei tempi stabiliti e che la banca torni a produrre reddito per gli azionisti.
Cosa ha reso possibile l’alleanza con Fintech e Btg Pactual?
La volontà comune di realizzare un collegamento solido con il territorio, a prescindere dalla quota Mps in mano alla Fondazione. Sono stati Fintech e Pactual a cercarci in questa ottica strategica. E il patto siglato è un’alleanza aperta anche ad altri azionisti.
Con l’obiettivo di esprimere la governance del Monte?
Dipenderà dall’assetto azionario della banca dopo l’aumento di capitale.
Si è fatta un’idea sull’origine del "caso Siena" e dei guai di Fondazione e Banca Mps?
Penso che sia stato un problema di miopia. Si è perso di vista l’interesse delle istituzioni e del territorio, a vantaggio di pochi. Non dovrebbe mai accadere. Ecco perchè m’impegnerò a far sì che il cambio di rotta attuato otto mesi fa prosegua e la Fondazione continui a essere gestita come un’azienda.
Cesare Peruzzi, Il Sole 24 Ore 18/5/2014