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 2014  maggio 18 Domenica calendario

SESSO, BUGIE E STRAUSS-KAHN DELUDE IL FILM DELLO SCANDALO


CANNES
Incessantemente abitato da un unico pensiero lo Strauss Kahn di Abel Ferrara è un satiro inebetito dalla sua ossessione. Non riesce ad alzare lo sguardo oltre il punto vita di nessuna donna gli si pari di fronte, sia segretaria cuoca direttrice d’azienda cameriera.
Salma Hayek a Cannes chiede la liberazione delle nigeriane rapite. NON riesce a sostenere nessun tipo di conversazione con alcuno — il suo staff, i suoi consiglieri, sua figlia, il di lei fidanzato — che non abbia per oggetto lo scopare: così, in due lingue poiché parla (parlerebbe se articolasse frasi) sia inglese che francese, cambia idioma all’interno di una stessa conversazione anche tre volte ma di quello, solo di quello e in questi termini. Per la prima ora e dieci di film — Welcome to New York — Depardieu ansima sopraffatto da una mole che gli impedisce ormai di camminare e respirare insieme, da un collo che nessuna camicia può più contenere. Ciò nonostante in nessuna sede, si impedisce di mettere alla prova un corpo con evidenza già oltre il suo limite e pretende sesso in ogni luogo, con chiunque, naturalmente personale pagato per farlo, ovunque. Nel suo studio napoleonico di presidente del Fmi a New York, in ascensore, in macchina, naturalmente in albergo.
Di conseguenza per la stessa prima ora e dieci minuti Strauss Kahn-Depardieu ansima rantola grugnisce, grida ulula sbava si abbatte coi suoi duecentocinquanta chili su filiformi prostitute che soffocando continuano a sorridergli, invita amici e sempre coi pantaloni alle caviglie annaffia di champagne spalma di gelato imbocca tocca guarda picchia. Gli uomini a cui offre le donne, dicono no grazie sto lavorando, le donne rispondono anche io. Infine arriva la cameriera del Carlton, lui esce dalla doccia e prova a farle fare sesso orale, lei piange e si nega. Un momento dopo Depardieu è a pranzo con la figlia e col ragazzo di lei, chiede a entrambi notizie sulla qualità del sesso che fanno insieme. La ragazza gli dice ti prego, papà. La storia prosegue come sappiamo.
Jaqueline Bisset entra in scena quando il pubblico in sala ha già quasi rinunciato a sperare in una trama che non sia solo cronaca. È, la signora Sinclair, naturalmente molto irritata. Piuttosto dura con lui, si capisce, in privato. La parte dei tribunali è tristissima, ma non raggiunge il vertice di desolazione prodotto dalla scena in cui Depardieu compare completamente nudo sullo schermo, il ventre più basso dell’inguine. Il film di cui la Francia intera parla è preceduto da un clamore enorme, dalle diffide degli avvocati dei veri protagonisti della storia e sarà per questo che un avviso dice all’inizio che i riferimenti alla vicenda storica non sono letterali. Un panno caldo che non servirà a nulla. Persino la proiezione avviene al Carlton on the beach di Cannes, lo stesso albergo che compare sullo schermo, quello della scena di violenza sull’immensa cameriera in lacrime, tuttavia più esile dell’aggressore. La scena dura 13 secondi e tuttavia solo di quella si parla. Del resto il vero DSK è ricomparso due giorni fa su France 2 a parlare di politica ed economia, il giudizio su di lui non è chiuso.
Scene di panico all’ingresso della proiezione, sulla Croisette, con un paio di malori e invitati che urlano vergogna, telecamere e inviati di ogni parte del mondo accalcati fino a bloccare il traffico. Il film è presentato solo per i mercati e non esce nelle sale ma in streaming su varie piattaforme da ieri notte in Francia, Germania, Italia, Spagna. Il festival non lo voleva, gli avvocati diffidavano, Ferrara in concorso non ci voleva andare. Monologo finale mistico, Depardieu in kimono per strada di notte. Litigio coniugale conclusivo in cui Bisset lo rimprovera di essersi comportato come un bambino. Tante scuse ai bambini e peccato per tutti.

Concita De Gregorio, la Repubblica 18/5/2014