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 2014  maggio 18 Domenica calendario

LA “LITTLE BRITAIN” DI NIGEL FARAGE TRA PESCA, BIRRA E BATTUTE RAZZISTE


LONDRA.
Un inglese, un tedesco e un rumeno sono vicini di casa. Sembra l’inizio di una barzelletta a base di stereotipi razziali, invece è l’incidente che spinge Nigel Farage, leader dell’Ukip, lo United Kingdom Independence Party, schierato per l’indipendenza della Gran Bretagna dall’Unione Europea e contro l’immigrazione dall’est Europa, a interrompere bruscamente un’intervista radiofonica. Potrebbe diventare la gaffe che frena l’avanzata dei populisti nel Regno Unito, dove i sondaggi predicono che il movimento guidato da Farage batterà laburisti e conservatori diventando il primo partito nelle elezioni europee del 22 maggio (qui si vota tre giorni prima che nel resto del continente, tanto per differenziarsi anche in questo). Il leader dell’Ukip ripete sempre in campagna elettorale che sarebbe in difficoltà se un gruppo di immigrati rumeni venisse ad abitare accanto a lui. Che differenza farebbe, gli chiede l’intervistatore, se i vicini fossero tedeschi? «Lei saprebbe bene che differenza farebbe», risponde stizzito Farage. Il suo addetto stampa avverte che è tardi, Farage si alza e se ne va. La stazione radio viene subissata di telefonate che lo accusano di razzismo. Il primo ministro Cameron protesta e dice che la Gran Bretagna è «un paese aperto e tollerante ». Scoppia il finimondo. Ma Farage ci è abituato.
I candidati del suo partito ne dicono di peggio, da «tutte le moschee andrebbero demolite » a «i paesi che ricevono aiuti da Londra sono terre del bongo-bongo», eppure gli ultimi rilevamenti danno l’Ukip in testa con il 30% dei voti, i laburisti al 28, i conservatori al 23, i liberaldemocratici al 9. Cameron, che due anni fa definiva Farage «un pagliaccio», ora lo prende sul serio. E l’Economist lo mette in copertina al centro di un’immagine che evoca l’inferno, ripreso nell’atto di accendere un fuoco ai piedi del premier impalato. La più grande sorpresa delle elezioni per Strasburgo potrebbe insomma venire da questo minuto ex-broker 50enne, con una predilezione per la birra, la pesca, le battutacce.
«Siamo gli unici che difendono il popolo, la classe media, le persone normali”, tuona nel suo ultimo comizio a Londra, «l’establishment ci attacca perché è terrorizzato, fra due settimane ci sarà un terremoto politico che lo seppellirà». Ad applaudirlo in una sala strapiena, con i dimostranti fuori a contestarlo e la polizia a proteggerlo, tanti conservatori delusi dalla moderazione di Cameron ma pure molti che votavano laburista, spaventati dal fantasma dell’immigrazione che porta via posti di lavoro e sfrutta il welfare britannico. «Basta con l’Europa inutile e costosa, noi diciamo quello che tutti pensano, che c’è troppa immigrazione». Sulle sparate di alcuni suoi candidati, Farage minimizza: «In ogni partito c’è qualche idiota». Alle accuse di razzismo reagisce chiamando con sé sul palco una dozzina di candidati etnici: un indiano, un pachistano, un giamaicano, in sostanza gli immigrati di ieri dal Commonwealth contro quelli di oggi da Bulgaria, Romania e altri paesi dell’Europa orientale, «perché il Commonwealth è la nostra famiglia, 2 miliardi di persone che parlano inglese, mentre quegli altri vengono da poveri paesi ex-comunisti con l’obiettivo di sfruttarci». Ovazione in sala. «Vogliamo indietro i nostri soldi, il nostro confine, il nostro paese». Tripudio. Finisce facendosi beffe di Cameron, del leader laburista Miliband e del liberaldemocratico Clegg: «Tre che non hanno mai lavorato un solo giorno in vita loro, sono i tre porcellini e li faremo piangere». Il clown d’Inghilterra non fa più ridere. Fa paura. E a lui il ruolo del lupo cattivo va benissimo.

Enrico Franceschini, la Repubblica 18/5/2014