Filippo Fiorini, La Stampa 18/5/2014, 18 maggio 2014
LA CORSA ALL’ORO NERO NEL KLONDIKE DEL SUD
Ricorda i tempi della corsa all’oro del Klondike, un’epoca che in America non solo non è mai finita, ma sopravvive nel mito di fortune rapide in luoghi remoti, e rifiorisce oggi in una sperduta località della Patagonia argentina. Añelo, 1.200 km a sud di Buenos Aires, è stata segnata dalla scoperta di un enorme giacimento petrolifero ed ora è oggetto di un continuo pellegrinaggio di avventurieri, multinazionali e prostitute.
Da quando ha smesso di essere un forte solitario, battuto dai venti e dagli attacchi indigeni, questo paesino della provincia di Neuquen è sempre stato legato al petrolio, ma le sue vicende sono cambiate solo nel 2011, quando la società spagnola Repsol annunciò che la propria filiale locale, Ypf, aveva scoperto il giacimento di Vaca Muerta, un tesoro di idrocarburi non convenzionali (i cosiddetti shale gas e shale oil), grande come il Belgio. «Cambierà il profilo dell’azienda, ma anche quello della nazione», disse a suo tempo il portavoce, in riferimento a quello che oggi si considera il secondo bacino di gas al mondo e il quarto di petrolio.
La notizia entusiasmò a tal punto la presidente Cristina Kirchner che 5 mesi dopo tolse agli spagnoli il 51% di Ypf, dicendo di voler «restituire agli argentini la sovranità energetica» e risarcendo i soci di una parte del maltolto. Ad Añelo, dove non c’è asilo, ospedale, fogne e acquedotto, intanto, la febbre dell’oro nero era già cominciata, perché da qui i pozzi mobili del fracking, la tecnica che pesca il petrolio con esplosioni sotterranee e iniezioni di acqua ad alta pressione, hanno iniziato a «mungere la mucca».
Il censimento nazionale del 2001 aveva 1.543 abitanti. Quello del 2010, dopo i primi sondaggi favorevoli nel sottosuolo, 2.449. Oggi, superano i 4.500 e il sindaco, Dario Diaz, dice che l’anno prossimo saranno 5 mila. Nulla in confronto ai 30 mila che si attendono per la prima fase del piano che culminerà nel 2030, con la costruzione di 3 città gemelle. Cattedrali in un deserto di sassi, che si stanno già popolando di affaristi e operai.
«Bussano alla porta della sacrestia una o due facce nuove al giorno», dice Pablo Pinemonti, prete inviato da Cordoba a gestire la situazione. «Arrivano da tutto il Paese con famiglia al seguito. Nell’ultimo mese ho dato da mangiare e dormire a 30 persone, ma non c’è posto per tutti». Alcuni dormono in macchina, altri entrano qualche ora per stare accanto alla stufa e poi tornano fuori, nel freddo della Patagonia. Con 46 aziende in lista d’attesa per installarsi subito, un casinò e tre zone industriali in cantiere, non è il lavoro quel che manca ad Añelo, sono le case.
«Il mercato è saturo», sintetizza Judith, al banco vendite dell’immobiliare Seleme. «Siamo subissati di telefonate di gente che vuole un terreno a Vaca Muerta, come se fosse una località e non una formazione geologica 3 km sottoterra». Nel 2008, affittare una casa di 60 m² costava 400 pesos, mentre oggi un container di due ambienti e le stesse dimensioni ne costa 6 mila al mese, cioè 430 euro. Per questo, gli autoctoni traslocano: affittano casa loro e vanno a vivere di rendita a 100 km da qui. «I lotti coi moduli abitativi per le maestranze sono il primo business», spiega ancora l’impiegata, il cui marito era amministratore agricolo, ma ha trovato fortuna facendo le fondazioni in cemento per i pozzi. Il secondo affare sono i bordelli. Da tempo il Municipio discute la legge per vietare la prostituzione, tuttavia, la Pantera Rosa e gli altri locali simili sono ancora aperti. «Il paese è pieno di domenicane», racconta di nuovo don Pablo.
A Malargue, 700 km più a nord, Luis si prepara a partire. «Il lavoro non ce l’ho, ma mia zia vive ad Añelo», spiega fiducioso. Negli ultimi anni ha lavorato nei pozzi vicino a casa, ma dice che ora i soldi sono tutti su Vaca Muerta. Dopo aver cacciato Repsol, il governo ha capito che da solo non aveva le risorse per sfruttare il giacimento e si è associata a Chevron. Peccato per la sovranità nazionale, ma gli americani ci hanno messo 1,2 miliardi di dollari. Luis spera che una minuscola parte siano per lui, ma soprattutto spera di non finire tra quelli che ogni giorno decidono di tornare indietro.
Filippo Fiorini, La Stampa 18/5/2014