Rocco Cotroneo, Corriere della Sera 19/5/2014, 19 maggio 2014
BENVENUTI A FORT ITALIA
Ci sono la dromedaria Jade, con cucciolo, e la zebra Lua, mansueti ospiti dello zoo safari Portobello. Tentano amorevolmente di lavare la faccia a chiunque si avvicini. Altre distrazioni, qui in giro, non se ne vedono. Né spalle umane su cui consolarsi in caso di malasorte. Il primo obiettivo mondiale del c.t. Cesare Prandelli è già stato centrato: voleva l’isolamento totale, blindato e inattaccabile per i suoi e lo avrà. Il resort con annessi animali di Mangaratiba si prepara a ricevere gli azzurri, e senza sforzi eccessivi. È già isolato dal mondo, schiacciato tra foresta tropicale e mare. Attorno all’albergo ci sono le ville, a gusti alterni, di politici, attori e calciatori danarosi. Quindi un livello di sicurezza e privacy più che adatto alla bisogna. I vip locali sono stati avvisati: per un mese, se tutto va bene all’Italia, persino loro dovranno rinunciare a usare le aree comuni del resort.
«Non lontano da Rio de Janeiro», come sostiene la pubblicità, è un modo di dire. Dalle attrazioni turistiche, o dalla più vicina discoteca decente, ci sono due o tre ore di traffico pesante. Come nelle prigioni dorate che piacciono agli amanti dei villaggi c’è tutto dentro, tranne gli assillanti animatori. L’Italia ha deciso di accaparrarsi tutte le 152 stanze e le installazioni, tra qualche giorno se ne andranno gli ultimi turisti. Racconta la manager Regina Rocha, gran tifosa del Fluminense: «Sono venuti anche inglesi e tedeschi. A loro bastavano 60 stanze, non avevano problemi a convivere con gli ospiti comuni, a patto che non fossero tifosi. Per fortuna ce l’ha fatta l’Italia. Molti meno grattacapi per noi». Regime da caserma anche dentro le mura. Gli azzurri potranno portarsi la famiglia, ma le due palazzine distese lungo la spiaggia saranno separate giorno e notte da rigidi checkpoint. I giocatori avranno una stanza a testa. Sarà il c.t. a decidere orari e modalità di vita in comune. Anche le cucine saranno divise. Ai calciatori dieta e cibi portati dall’Italia; ai familiari e accompagnatori il menù brasiliano del resort.
Il Portobello ha già assunto undici ragazze e ragazzi che parlano italiano. Altri trenta stanno facendo un corso basic, professore il calabrese Nino, arrivato dal sud del Brasile. Si mugugna a causa di un’altra richiesta della nazionale: quando arriveranno i calciatori, tutti i dipendenti dovranno consegnare cellulari e smartphone. Niente foto di Balotelli in mutande, insomma, o di qualche moglie con bikini alla brasiliana. Al largo una vedetta della Capitaneria vigilerà su tentativi di sbarchi pirata o appostamenti con teleobiettivo. Niente giornalisti tra i piedi: le conferenze stampa si terranno in un altro albergo, a una decina di chilometri di distanza.
A Prandelli, al momento della scelta, è piaciuta più di ogni altra cosa il fatto di evitare viaggi per gli allenamenti. Al campo regolamentare in erba si arriva a piedi dalle stanze, tanto che non sono previsti gli spogliatoi. I nostri hanno solo chiesto di spostare i cavalli che brucano a bordo campo e di disattivare l’eliporto nelle vicinanze (il c.t. si è difeso dalle critiche dicendo che non si tratta di un resort di lusso, ma le cinque stelle sono l’orgoglio della casa, così come il mezzo preferito per arrivarci, l’elicottero privato appunto).
Il clima è quello desiderato, prima di affrontare le fornaci di Manaus, Recife e Natal. A giugno qui le massime sono sui 25-26 gradi e le notti fresche. Ma la foresta che incombe alle spalle ricorda che il grado di umidità resta elevato. E può piovere parecchio. «Va bene così», ha insistito il tecnico anche dopo il sorteggio di dicembre, quando all’Italia è toccato — oltre a un girone mortale — anche un tour de force di spostamenti. L’idea è che il clima della preparazione sia più importante di quello che si troverà in campo. Saranno oltre 13.500 i chilometri in aereo che gli azzurri faranno soltanto nella prima fase, nessuna squadra più di loro. La Fifa non vuole: nemmeno tra le partite di Recife (20 giugno con il Costarica) e Natal (24 giugno con l’Uruguay), città separate da appena due ore di autobus, gli azzurri potranno restare nel Nordest brasiliano. Per motivi logistici si è obbligati tutti a rientrare a Rio. Unica consolazione è che il governo ha messo a disposizione per l’aereo una base militare a 40 minuti da Mangaratiba, così da evitare l’aeroporto internazionale di Rio e un altro lungo spostamento. La spiaggia è bella, e usciti dalla stanza si tocca la sabbia. Il mare così così. Se l’opzione tropical tutto incluso funzionerà, lo vedremo.