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 2014  maggio 18 Domenica calendario

LA CGIL È TRASPARENTE RENZI SBAGLIA BERSAGLIO


[Maurizio Landini]

Landini, dopo l’accordo Electrolux i contratti di solidarietà - cavallo di battaglia suo e della Fiom per far lavorare tutti, alternativo all’uso della cassa integrazione - sembrano diventati il nuovo mantra del governo...
«È da due anni e mezzo che facevamo questa proposta ed era stato l’oggetto dell’incontro di dicembre a palazzo Chigi con il governo Letta. Siamo contenti di aver raggiunto l’obiettivo, di aver fatto cambiare idea al governo. Ridurre l’orario e redistribuire il lavoro tramite i contratti di solidarietà ora deve diventare però una strategia generale . Tornando ad Electrolux bisogna comunque sottolineare che l’accordo è figlio soprattutto delle 150 ore di sciopero degli operai».
Electrolux si prenderà una bella fetta dei 15 milioni stanziati per i contratti di solidarietà nel decreto Lavoro. Una cifra un po’ bassa per l’obiettivo di farne una «strategia generale»...
«Assolutamente sì. Quei 15 milioni sono un primo passaggio importante, ma certo non sufficiente. Non solo servono più risorse, ma i contratti di solidarietà devono diventare uno strumento per una nuova politica industriale che vincoli l’uso di soldi pubblici al mantenimento dei posti di lavoro, ad investimenti in innovazione. In più serve una nuova stagione di intervento pubblico che richiami investimenti sia pubblici che privati per invertire una tendenza che negli ultimi anni ha visto andar via dall’Italia tante aziende».
L’intervento pubblico è l’altro vostro cavallo di battaglia. Tanto da arrivare a chiedere che lo Stato nazionalizzi l’Ilva, estromettendo la famiglia Riva. Vi aspettate che il governo vi segua anche su questo?
«Noi diciamo che per l’Ilva serve ridare credibilità al progetto di bonifica. E per farlo serve un nuovo assetto societario, escludendo la famiglia Riva che ha portato all’estero parte dei soldi della bonifica e rilancio. Per questo proponiamo che lo Stato entri nel capitale per una fase transitoria ma necessaria anche per trovare alleanze industriali che permettano all’Ilva di rilanciarsi. In più il discorso va allargato a tutta la siderurgia, perché in crisi non c’è solo Taranto, ma anche Piombino e Terni. Chiediamo anche qui che si usi il modello Electrolux convocando un tavolo sotto la supervisione della presidenza del Consiglio. Non vorrei che finisse come con l’auto e la componentistica, dove il governo non ha il coraggio di convocare Fiat».
In questo quadro su Ilva , il commissario Bondi è un interlocutore credibile?
«Scegliersi gli interlocutori non è il nostro mestiere. Noi discutiamo con chi c’è».
Per chiudere il capitolo industriale, a Finmeccanica è iniziata l’era Moretti. «L’uomo dei treni» farà vivere la vostra idea di un polo pubblico dei trasporti che metta assieme Ansaldo Breda, Firema, Bredamenarini, Irisbus?
«Non lo so, lo vedremo presto. Noi la proposta l’abbiamo avanzata da tempo proprio perché riteniamo sbagliato privatizzare le aziende che funzionano come Fincantieri e Ansaldo Energia. Noi a Moretti e al governo diciamo: visto che in questo paese sappiamo costruire navi, autobus, treni e auto perché non facciamo dell’Italia il polo logistico del Mediterraneo, legando questo progetto ad una nuova idea di mobilità nelle nostre città?».
Passiamo alle frasi dette dal premier Matteo Renzi: «Chi vota Pd, non vota Cgil». Lei si sente chiamato in causa?
«No. Io ho sempre pensato che il sindacato deve essere autonomo. Gli iscritti alla Cgil hanno la loro testa e voteranno alle Europee rispetto all’idea di Europa che le varie forze politiche propongono».
Non la colpisce l’idea che il segretario del maggior partito di centrosinistra faccia campagna elettorale attaccando la Cgil?
«Io parto da una considerazione opposta: è stata la scarsa autonomia della Cgil rispetto ai partiti, dal Pci fino al Pd, che ha creato dei problemi al sindacato. La Cgil deve avere le sue idee e deve confrontarle con tutte le forze politiche, non solo col Pd».
Però quando Renzi dice: «Se volevo fare il segretario della Cgil mi sarei presentato alle primarie... Ah no, lì non le fanno», il riferimento a lei è esplicito...
«Se il presidente del Consiglio vuole fare una cosa utile per i lavoratori, faccia la legge sulla rappresentanza. Lui è stato eletto segretario del Pd con il voto di iscritti e non iscritti. Questo diritto i lavoratori in Italia non ce l’hanno. Se glielo vuole dare, lo strumento ce l’ha: una legge che preveda che su tutti i luoghi di lavoro ci si possa scegliere liberamente i propri rappresentanti e si possano votare piattaforme e contratti».
Lei, a dir la verità, le primarie per la Cgil non le ha mai chieste. Non è vero?
«Io ho detto che per riformare il sindacato serve più democrazia. Non escludendo alcuna forma per scegliere i dirigenti».
Ma non ha mai usato la parola «primarie».
«Ripeto: ho chiesto più democrazia».
Renzi poi ha usato parole di fuoco anche sulla trasparenza, accusando il sindacato di non esserlo e di fare business con la formazione...
«Se il presidente del Consiglio ha delle cose da denunciare, lo faccia. Non si limiti a fare accuse generiche. Di sindacati ce ne sono tanti, la Cgil non ha nulla da temere da queste accuse. Anzi, forse da guadagnarci, perché altri non sono trasparenti. La Cgil non ha mai pensato che fare formazione e business sia il suo compito, che è sempre stato quello di fare contrattazione».
Il vostro rapporto fa comunque discutere anche tanti suoi iscritti. Un rapporto che appare strumentale: Renzi “usa” lei in funzione anti-Camusso e lei “usa” Renzi per ottenere la legge sulla rappresentanza. Non è così?
«Questa è la malattia della politica in Italia. Quella di vedere sempre il doppio fine, la personalizzazione dei rapporti. Io invece guardo al merito e se sento un presidente del Consiglio dire che vuole cambiare il Paese, lo ascolto e discuto con lui perché questo Paese lo voglio cambiare più di lui. Lo ascolto e lo appoggio quando fa qualcosa di buono per i lavoratori. E se fa qualcosa di sbagliato, mobilito i lavoratori contro di lui. Niente di più».
A proposito di democrazia, ieri un altro sindacalista “renziano” - Paolo Pirani della Uil - ha chiesto di tenere un Election Day per il rinnovo delle Rsu. È anche una vostra richiesta.
«Noi abbiamo proposto a Fim e Uilm di rinnovare tutte le Rsu, ma ci hanno risposto di no. Sono contento se qualcuno di un altro sindacato la pensa come noi, magari li convince».