Luca Rocca, Il Tempo 17/5/2014, 17 maggio 2014
OLTRE 26MILA CLANDESTINI IN QUATTRO MESI MARE NOSTRUM «AFFONDA» CON I DISPERATI
Mare Nostrum. Mare loro. Mentre il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, e il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, si sforzano d’ignorare le conseguenze della nostra missione navale, che va trasformandosi sempre di più in un’operazione «scialuppa di salvataggio» per disperati provenienti da «Paesi falliti», che in Italia non trovano l’Eldorado, come sperano, ma finiscono nei «canali dello sfruttamento», i numeri parlano chiaro, dando torto a entrambi. Torto marcio. E chiare sono le situazioni di pericolo che l’ondata di immigrati che approdano sul nostro territorio porta con sé. I dati forniti da Frontex, l’Agenzia europea che coordina il pattugliamento delle frontiere esterne degli Stati membri dell’Ue, non lasciano scampo: nei primi quattro mesi del 2014 c’è stata un’impennata di arrivi sulle coste italiane dell’823 per cento. Un numero monstre. Tra gennaio e aprile di quest’anno i migranti sbarcati sono stati oltre 26mila. Nello stesso periodo dell’anno scorso erano stati 2.780.
In tutto il 2013 ne abbiamo accolti complessivamente 43mila. Un numero che sarà surclassato quest’anno. Le previsioni, infatti, parlano di 60-80mila arrivi. Migliaia sono pronti a partire, per raggiungere l’Italia, soprattutto dalla Libia (pochi giorni fa gli Stati Uniti hanno spostato 180 marine dalla Spagna a Sigonella, preoccupati dell’instabilità di uno Stato in panne definito «Woodstock del jihad»).
E Frontex, pur senza sbilanciarsi, spiega che il maggior presidio garantito dalle navi della Marina Militare, impiegate nell’operazione Mare Nostrum (che costa circa 9 milioni di euro al mese) nelle acque fra le nostre coste e quelle nord africane, «ha influenza». Chi s’imbarca per arrivare sul nostro territorio, infatti, sa già se l’Italia sta adottando una politica di «respingimenti» o se, al contrario e come sta avvenendo, è consapevole di andare incontro a navi che li porteranno sulle coste italiane. Ma lo «sbarco» non avviene solo dalla Libia. Gli immigrati che ritroveremo nelle periferie delle nostre città, dopo una sosta nei centri di accoglienza, sono afghani, eritrei, somali e siriani (che arrivano soprattutto dalle coste egiziane). Ad allarmare non sono solo i numeri. Secondo i nostri servizi segreti, a gestire il grande business dei «disperati» clandestini provenienti dalla Libia sono spregiudicate bande paramilitari, super organizzate a Tripoli, Bengasi e Misurata, città dove approdano gli immigrati provenienti da Sudan, Nigeria e Centro Africa. Mare Nostrum, infatti, «incoraggia» inevitabilmente anche gli sfruttatori, che possono così contare su un numero sempre maggiore di quelli che per loro sono «clienti disperati».
A ciò si aggiungono gli arrivi dall’area anatolico-balcanica e asiatica. Dall’inizio dell’operazione Mare Nostrum, ottobre 2013, gli scafisti consegnati alla giustizia sono stati più di 200 (ieri altri 6). Uomini senza scrupoli che trattano quei disperati come animali, li stuprano, li vessano in ogni modo e qualche volta li fanno sparire. Per sempre. E spesso gli scafisti catturati la fanno franca, «assolti» dai nostri tribunali. Perché non è sempre facile stabilire chi era al timone del barcone. A volte l’arrivo sul nostro territorio segue vie singolari. Come rivelato da un’inchiesta di Repubblica, molti immigrati arrivano in Italia in aereo, come chiunque altro, ma essendo privi del «visto», attraversano le uscite di sicurezza, corrono sulla pista, buttano il passaporto e si dileguano. Ma una volta giunti nella tanto agognata Italia, cosa trovano? Secondo un rapporto di alcune organizzazioni internazionali come l’Unhcr, Save The Children e Croce Rossa, che nel 2013 hanno visitato 18 centri italiani (metà Centri di accoglienza per richiedenti asilo e l’altra metà Centri di identificazione e di espulsione), i locali in cui gli immigrati vengono «stipati» sono pieni di scarafaggi, senza docce, privi di acqua calda e servizi igienici, vetri rotti a terra e bambini senza assistenza medica. Ed è di ieri la notizia, diffusa dalla onlus InMigrazione, sugli indiani sikh dell’agro pontino «costretti» persino a doparsi per reggere ritmi di lavoro massacranti, anche 15 ore al giorno per pochi euro. L’operazione Mare Nostrum, da qualunque lato la si guardi, è già un fallimento.
Luca Rocca