Fabrizio dell’Orefice, Il Tempo 17/5/2014, 17 maggio 2014
SUGLI AEREI BLU RADDOPPIANO I PM
La prima cosa che sorprende è che i politici si sono dati una calmata. Almeno con i voli di Stato. Tutti, forse solo Laura Boldrini è un po’ in controtendenza.
Il report sul primo quadrimestre 2014, in pratica il primo dell’era Renzi, conferma il trend in discesa dello scorso anno. In verità, con una lieve risalita. Nel primo quadrimestre 2013, infatti, le ore di volo dei rappresentanti dello Stato e del governo furono 638, mentre da inizio gennaio a fine aprile scorsi si è arrivati a quota 682. Quindi, un leggero incremento di una quarantina di ore. Ci sono da fare però due annotazioni. La prima è che nel primo quadrimestre del 2013 l’attività di governo si fermò, visto che a fine febbraio si svolsero le elezioni e che il presidente della Repubblica, in scadenza di mandato, aveva ridotto al minimo le visite. La seconda è che nell’ultimo quadrimestre c’è stato il cambio alla guida del governo e il nuovo premier ha fatto un giro delle capitali europee per presentarsi ai leader continentali.
Dunque, si tratta di una differenza tollerabile. Le quasi settecento ore, inoltre, in proiezione, dovrebbero portare il numero dei voli dell’intero anno intorno a quota 2000 ore. L’anno scorso furono 1.877 (per una spesa complessiva 9,3 milioni di euro). Ma in realtà anche questo dato va “letto” nel modo corretto. Nei mesi estivi, interrompendosi di fatto l’attività politica (in particolare ad agosto), anche i voli di Stato si riducono sensibilmente e quindi la tendenza dell’era Renzi appare in linea con l’ultimo anno o semmai in leggero aumento.
Proprio alla luce di queste considerazioni, si può dire che i politici si son tolti il vizio di usare gli aerei della flotta pubblica, che è gestita dalla Presidenza del Consiglio, per andare – ad esempio - a vedere un Gran Premio di Formula 1.
Tanto per avere un’idea del recente passato, nel 2010 presidenti della Repubblica, di Camera e Senato, del Consiglio, della Corte Costituzionale e magistrati sotto scorta, totalizzarono quasi settemila ore sugli aerei di Stato per un costo di circa 35 milioni di euro. Le ore nei cieli scendono a 5.343 (costo 26,7 milioni) nel 2011, a 3.136 (costo 15,7 milioni nel 2012), 1.877 - come già detto - l’anno scorso. Di questi circa 600 addebitabili al governo Monti ( primi quattro mesi) e 1.239 al governo Letta (da maggio a fine anno).
Dunque, i politici sembrano aver compreso la lezione e cominciano a ricorrere con più parsimonia anche i Falcon e gli Airbus del 31esimo Stormo.
Nessun volo figura inoltre per il Papa o per il Vaticano. Nessuno ne ha fatto il presidente della Consulta, Gaetano Silvestri. Già a quota 5 ore la presidente della Camera: se mantiene questo ritmo arriverà oltre le 15 annuali, l’anno scorso non è arrivata a due.
Un’altra sorpresa è però contenuta in una “vocina” delle varie del report. Quella che va sotto l’anonima dicitura "voli di sicurezza". Sono i voli per gli uomini sotto scorta, coperti dalla massima segretezza. Le ore di volo per questi "trasporti" particolari sono letteralmente schizzati nel 2014. In tutto l’anno scorso furono quasi 500, nel primo quadrimestre di quest’anno sono già arrivati appena sotto la soglia dei 300 (279, per la precisione). Con questo ritmo, il prossimo 31 dicembre sfioreranno quota mille, incidendo in maniera importante nel bilancio, tanto da pesare quasi per la metà del totale.
In prevalenza, si tratta di voli di magistrati a cui bisogna riservare un particolare livello di sicurezza, a cui non si può consentire di spostarsi con le normali compagnie aeree. Di recente, sempre nei primi mesi di quest’anno, altri sei magistrati sono stati presi in carico dalla presidenza del Consiglio. Chi sono? Difficile saperlo. Anzi, impossibile. Ma si può immaginarne almeno qualcuno. Per esempio, il pm Nino Di Matteo, che indaga sulla mafia ed è considerato la toga più nel mirino d’Italia. Nei suoi confronti, sono arrivate le furiose minacce dal carcere da parte del boss dei boss, Totò Riina. A difesa del magistrato palermitano, il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, annunciò persino l’uso di un mezzo blindato, in pratica un carro armato.