Maria Teresa Cometto, Corriere Economia 19/5/2014, 19 maggio 2014
HI TECH ALIBABA RIAPRE I FORZIERI DI YAHOO!
Come impiegherà i 10 miliardi di dollari che dovrebbe incassare con il debutto in Borsa di Alibaba? Marissa Mayer può usarli per far decollare finalmente il rilancio della dot-com di cui è amministratore delegato (ceo) dal 16 luglio 2012. Ma quel bottino rischia anche di rivelarsi un boomerang, dando un colpo finale alle fortune della ex stella di Internet.
Yahoo! controlla il 22,6% del colosso cinese dell’eCommerce , che ha da poco avviato la pratica per quotarsi alla Borsa di New York, dichiarando di valere 121 miliardi di dollari. Vale quindi almeno 26 miliardi di dollari quel pacchetto di azioni che risale all’alleanza siglata nel 2005 fra il fondatore di Alibaba Jack Ma e quello di Yahoo! Jerry Yang, suo amico e mentore. Poi i rapporti fra le due dot-com sono cambiati, però Yahoo! è rimasta il secondo azionista di Alibaba per importanza, dopo la giapponese SoftBank (34,4%). Se si aggiunge la partecipazione in Yahoo! Japan – una jointventure con SoftBank –, valutata 9 miliardi di dollari, si arriva a 35 miliardi, più della attuale capitalizzazione di Borsa di Yahoo!.
Mayer deve vendere il 40% delle azioni di Alibaba in occasione della sua Ipo (Initial public offering , offerta pubblica iniziale), secondo gli ultimi accordi stipulati fra le due società, il che equivale appunto ad almeno 10 miliardi al netto delle tasse.
Fine estate calda
L’Ipo è attesa per la fine dell’estate. E potrebbe rivelarsi una brutta sorpresa per Yahoo! dicono alcuni analisti, secondo i quali le sue attuali quotazioni – risalite del 120% da quando la guida Mayer – sono dovute al «tesoro» di Alibaba che ha in pancia e non al valore intrinseco del suo business . Fosse vera questa tesi, gli investitori potrebbero abbandonare Yahoo! e comprare direttamente i titoli della società cinese, quando saranno disponibili sul mercato.
Ma con i 10 miliardi della vendita più 1,7 miliardi accumulati cash nelle casse aziendali, Mayer ha abbastanza munizioni per rafforzare gli investimenti sul futuro di Yahoo! magari lanciandosi in una grossa acquisizione, dopo averne realizzate ben 36 in questi due anni, quasi tutte di piccole dimensioni ad eccezione della piattaforma per blogger Tumblr, pagata 1,1 miliardi. Una preda che potrebbe far gola a Mayer – secondo Colin Gillis, analista di Bgc partners - è Aol, altro marchio storico del web: la sua capitalizzazione di Borsa è scesa sotto i 3 miliardi di dollari, ma vanta ancora una larga rete di contenuti e pubblicità e i suoi video attirano il doppio di traffico di quelli di Yahoo!. I video online sono centrali nella strategia di rilancio di Mayer, che vuole usarli per attrarre utenti e pubblicità, fermando il declino di fatturato e profitti, scesi a un livello tale che quest’anno – per la prima volta dal 2005 - Yahoo! è uscita dalla lista Fortune delle 500 maggiori aziende americane.
Così la ceo ha ingaggiato la famosa conduttrice tv Katie Couric, vuole comprare nuove serie televisive pensate per il web e sta anche cercando di convincere le star più popolari di YouTube a lasciare il sito di Google e passare alla piattaforma di Yahoo!.
Priorità
L’altra priorità di Mayer è aumentare l’utilizzo di Yahoo! sugli smartphone e sui tablet , che rappresentano il futuro di ogni business digitale. Su questo terreno Yahoo! è in forte ritardo rispetto ai concorrenti più forti come Google e Facebook
La nuova ceo si è sforzata di bruciare le tappe per recuperare il tempo perso: ha aumentato da 60 a 500 il numero di dipendenti impegnati nel team «mobile» e fatto crescere del 256% fino a 430 milioni di utenti il pubblico che accede a Yahoo! non dal pc. Ma questo sforzo non si è ancora tradotto in un significativo volume d’affari, mentre il fatturato dal business «mobile» rappresenta ormai il 59% del totale per Facebook e l’80% per Twitter.
Un problema fondamentale di Yahoo! è la sua specializzazione su un tipo di pubblicità – quella dei banner – amata e pagata sempre meno dagli inserzionisti, che preferiscono i nuovi sistemi per raggiungere individualmente i navigatori del web, quelli cioè basati sugli algoritmi di cui sono maestri e padroni Google e Facebook.
Un altro tasto dolente è il rapporto con gli stessi inserzionisti. Mayer aveva all’inizio assunto come responsabile operativo Henrique de Castro, suo ex collega a Google, proprio per rivitalizzare le vendite di pubblicità. Ma fra i due l’intesa non ha funzionato e de Castro è stato liquidato lo scorso gennaio a caro prezzo, 58 milioni di dollari per soli 15 mesi di lavoro. Ora le vendite sono nelle mani di un ex Aol,
Ned Brody, che sta sperimentando nuovi modi per riconquistare i Mad men (i pubblicitari di Madison avenue, la via sinonimo di questo settore negli Usa). Il fascino di Mayer, giovane, elegante ed ambiziosa, da solo insomma non basta. E i prossimi mesi sono decisivi per capire se ce la può fare a diventare competitiva con giganti come Google e Facebook.