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 2014  maggio 19 Lunedì calendario

IN TV I CACCIATORI (VERI) DI ALLIGATORI FANNO PIÙ ASCOLTI DELLE SERIE DA OSCAR


Negli Usa spopolano i docu-reality: battuti «Mad Men» e «Dexter» Tutta la fatica di ricostruire il mondo pubblicitario di New York degli anni Sessanta («Mad Men»). Inutile. Meglio i venditori di richiami per anatre. Le minacce di al-Qaida e le zona d’ombra in cui galleggia un patriota americano tra contraddizione e dubbio («Homeland»). Poco affascinanti. Meglio i cacciatori di alligatori. La vita bipolare di un tecnico della polizia scientifica di Miami che è in realtà un serial killer con un suo personale codice etico: uccidere i criminali sfuggiti alla giustizia («Dexter»). Molto più appassionanti i raccoglitori di ginseng sui Monti Appalachi.
Alla fine è sempre così. Tocca prendere atto della scollatura tra Paese immaginato e Paese reale. Accade (anche) in America, dove serie tv all’apparenza elogiate da pubblico e critica (in tre hanno collezionato 141 nomination agli Emmy, gli Oscar della tv Usa) sono meno viste di docu-reality che raccontano un mondo che sembra scomparire, ma in realtà è radicato nel sangue rosso (e a strisce bianche) della profonda America. Protagonisti i cosiddetti redneck: i «colletti rossi», a indicare la nuca scottata dall’esposizione al sole dovuta al lavoro nei campi (cacciare, allevare bestiame, conciare pelli). Una fauna umana generalmente conservatrice e talvolta anche razzista: sono loro i nuovi pionieri della frontiera (anche televisiva) americana.
Chi seguirebbe la storia di un gruppo di barbuti in bandana che sembrano usciti da un film dei fratelli Cohen e producono richiami per anatre? Sei milioni e mezzo di spettatori (l’ascolto medio dell’ultima stagione di «Mad Men» si aggira sui 2 milioni e 100 mila). È il docu-reality di maggior successo della tv via cavo americana, ha avuto punte di 10 milioni: è «Duck Dinasty» (su Sky Uno in autunno) e racconta, in maniera ironica (a loro insaputa), le avventure dei Robertson, famiglia benestante della Louisiana che gestisce un’azienda che produce materiali per la caccia, in modo particolare un richiamo per anatre, chiamato Duck Commander.
A come anatre. A come alligatori. La caccia al rettile, spesso a mani nude, appassiona 4 milioni di americani («Homeland» si ferma a 2 milioni) che rimangono ipnotizzati da «Swamp People – Duello all’ultimo sangue» (a luglio su History), ovvero dalle vicende di cacciatori di professione. La loro preda, e principale fonte di guadagno, è l’alligatore che popola le paludi della Louisiana. L’Achab della palude all’inseguimento della sua balena bianca, l’alligatore Big Head, è Troy Landry, figlio di tre generazioni di cacciatori di grandi rettili, che conosce solo due espressioni, con berretto o senza.
Sembra l’America ferma a due secoli fa. Esistono ancora i cercatori d’oro con paletta e secchiello? Si sono un po’ evoluti, usano mezzi più moderni, ma il fango con cui hanno a che fare è sempre lo stesso. Oltre 3 milioni e 600 mila americani («Dexter» ne fa 2 milioni e 400 mila) sono influenzati da «La febbre dell’oro - Gold Rush» in onda su Discovery. Ma ci sono anche «The Mountain Men. Gli ultimi pionieri» (su History), ovvero uomini che, dalle Montagne Rocciose all’Alaska, rifuggono le comodità della vita moderna, vanno a caccia e a pesca per potersi nutrire, d’inverno si ritrovano isolati tra i monti come stambecchi. In America la prima stagione ha avuto un ascolto medio superiore ai tre milioni di spettatori. Pochi meno ne ha fatti «Appalachian Outlaws» (in autunno su History) che segue le tracce dei raccoglitori di ginseng.
Del resto nel sondaggio effettuato ogni anno dalla società Harris, l’unico attore sempre presente nella top ten dal 1994 a oggi è John Wayne, icona delle viscere d’America. John Wayne è morto nel 1979...