Gian Antonio Stella, Corriere della Sera 19/5/2014, 19 maggio 2014
GIOVEDÌ L’UDIENZA, POI LE URNE L’UOMO DI STAMINA SI GIOCA TUTTO
Non lo chiamano in tivù? Complotto. Non lo intervistano le radio? Complotto. Non gli dedicano paginate sui giornali? Complotto. Oddio, non è che Davide Vannoni, il guru di Stamina, usi proprio quella parola. Però sempre lì torna: «C’è l’ordine: non parlate di Stamina». Perché, ne è convinto, se solo la gente sapesse che lui è candidato, finirebbe a Bruxelles a furor di popolo. Candidato con la lista «Io cambio-Maie» per iniziativa di due fuoriusciti leghisti, Angelo Alessandri e Agostino D’Antuoni, l’uomo con la faccia storta e la coda di cavallo che ha spaccato l’Italia in due, di qua chi lo vede come un santo guaritore, di là chi lo considera un truffatore, ha due appuntamenti in questa settimana. Il secondo, ovvio, sono le elezioni europee. Precedute però, giovedì, dalla prima udienza («Sono tranquillo») del processo per tentata truffa alla Regione Piemonte. In attesa degli esiti dell’inchiesta più spinosa, quella appena chiusa dal procuratore Raffaele Guariniello.
Seduto al tavolo della sua villa sulla collina di Torino, quello che i detrattori si sono spinti a bollare come «la Vanna Marchi delle cellule staminali», racconta di aver accettato la candidatura «solo perché è indispensabile parlare di Stamina». Ma dove sta, politicamente: di qua o di là? «Non ho mai avuto fiducia nella politica. Ho votato un po’ a destra e un po’ a sinistra. Da An a Rifondazione comunista». Contraddittorio… «Diciamo che non ho mai votato per il centro. Ho sempre preferito le posizioni più estreme. Ho sempre guardato le persone. Non importa il colore che hanno. Se c’è una persona che penso possa fare bene, la voto. A prescindere dal colore».
Cotte? «Ho creduto in Gianfranco Fini. Mi dava l’idea di uno con il carattere forte, che avrebbe potuto fare qualcosa». Allo stesso modo, spiega, gli piaceva Paolo Ferrero. Il segretario di Rifondazione: «L’ho trovato un uomo positivo. Alla fine la politica è fatta da uomini. Sono loro che contano. Anche la “comprabilità” di una persona è data dal carattere».
Famiglia di sinistra? «Mio nonno paterno, Carlo, era un comunista convinto. Era stato nelle galere fasciste per anni. Partigiano. Consigliere comunale pci. L’altro nonno, Giovanni, era un carabiniere. Uomo d’ordine. Monarchico». Due estremi. Il comizio più importante della vita? «Mai andato a un comizio. Mai. Al massimo ho fatto due cene elettorali. Una del mio amico Marino Andolina, che oltre ad essere con me su Stamina è consigliere a Trieste per Rifondazione, l’altra di Fini».
Cambiò idea dopo lo scandalo della casa a Montecarlo? «No. Quella arrivò dopo. Mi deluse quando decise di buttar giù Berlusconi. Un errore. Se ci sono degli accordi, vanno rispettati. Non era stato eletto per far cadere il governo». Quindi, la casa di Montecarlo non pesò... «No. Ho visto come funziona la macchina del fango. Guardando le cose con gli occhi di oggi, rileggo anche la storia di quella casa. C’è un momento in cui hai voce e un momento in cui non l’ha più. Puoi urlare quanto vuoi, non ti ascolta nessuno...».
Per questo, dice, ha deciso di buttarsi in politica: «C’è bisogno di parlare di Stamina, perché la storia di Stamina non è finita». Il paragone con Luigi Di Bella che anni fa con la sua terapia alternativa per i tumori sollevò ondate di polemiche simili, dice, non gli va bene affatto: «Men che meno quello con Vanna Marchi. Si figuri». Col «mago Do Nascimiento», giura, non ha niente da spartire: «Io non vendo pozioni magiche. E non ho mai preteso che Stamina sia un toccasana con cui si possa curare tutto. L’abbiamo detto: i tumori, ad esempio, non si possono curare. Tornando a Di Bella: lui prescriveva le sue terapie ai pazienti privatamente. Noi abbiamo sempre lavorato negli ospedali pubblici. Di Bella si faceva pagare le cure, noi non facciamo pagare niente…». Oddio… «Ripeto: nessun malato in cura a Brescia ha pagato un centesimo».
E le accuse di tanti pazienti che dicono di aver dovuto tirar fuori pacchi di soldi? «Ce ne sono alcuni che dicono di aver dovuto pagare, nel 2008, quando eravamo a San Marino. Ma non Stamina: c’era una società che possedeva un laboratorio e hanno pagato su regolare fattura. Stamina non ha mai preso un centesimo. Neanche una donazione. I pazienti non possono fare donazione a Stamina. E neppure i loro familiari o amici».
Vogliamo tornare alla politica? Niente da fare. Un tritasassi: «Parlare di Stamina è parlare di politica». Farà comizi? «Solo quello finale, probabilmente. Perché “Io cambio” è un piccolissimo partito senza soldi. Come Stamina. Ci somigliamo molto». Conti in rosso? «Euh! Altroché! Ampiamente. Sono in rosso quelli di Stamina e anche i miei». L’accusano d’aver speculato sulle speranze delle persone: questa villa quando l’ha comprata? «Nel 2000. Non sapevo neanche cosa fossero, allora, le staminali. Facevo il professore universitario. Scienze cognitive. E in parallelo avevo una società che faceva ricerche sociali. Andava bene. Si chiamava “Cognition”. Fu chiusa nel 2010 dopo due articoli della Stampa sulle staminali. Avevamo in piedi due inchieste sul turismo per la Regione e saltò tutto…».
Quanti voti pensa di valere? «Sono convinto che possano venirmi dietro in tanti». Quanti? «Sette o ottocentomila. Tranquillamente». Bum! «È così. Certo, purché i miei potenziali elettori sappiano che sono candidato. Se non lo sanno…». Ma davvero pensa che potrebbe raccogliere più voti di quelli presi dall’Udc alle Politiche del 2013? «Senta: l’anno scorso, tra aprile e maggio, per Stamina e le cure compassionevoli in due settimane abbiamo raccolto 500 mila firme. Mezzo milione! Neanche il Pd riuscirebbe a ottenere in 15 giorni lo stesso risultato». Firme vere, giura. «Con nome, cognome, indirizzo, documenti…».
Dovrà ammettere che chi diffida ha delle buone ragioni: come fa un docente di scienze cognitive a improvvisarsi esperto di staminali? Se Trapattoni parla di calcio, tutti devono starlo a sentire. Ma se si mettesse a parlar di basket perché mai dovrebbe essere preso sul serio? «Magari si è circondato di esperti di basket… È vero che io parlo di Stamina e delle battaglie di Stamina. Ma intorno ho dei medici, dei biologi, degli scienziati…».
Tornando alla politica, dovrebbe andare d’accordo con Beppe Grillo. «Mai votato e non lo voterò mai». Perché no? Più estremo di così… «Proprio per niente. Li ho visti all’opera, su Stamina. Nella primavera 2013. In commissione. Perfettamente allineati con gli interessi lobbistici delle case farmaceutiche… Dicevano di essere dalla parte nostra e delle cure compassionevoli, poi hanno presentato emendamenti tutti contro di noi». E perché mai? «Sono convinto abbiano ricevuto pressioni. E quindi si siano allineati». Ma dai! Anche i grillini al fianco delle lobby? «I risultati dicono questo. Neanche la destra e la sinistra si sono allineati alle lobby quanto loro». Magari si erano semplicemente resi conto che Stamina è una bufala… «In base a cosa? Cosa? Cosa?».