Vittorio Feltri e Stefano Lorenzetto, Buoni e Cattivi (Marsilio, 2014), 19 maggio 2014
BLOB DAL LIBRO DI VITTORIO FELTRI E STEFANO LORENZETTO
Tratto da Buoni e Cattivi (Marsilio, 2014)
Annunziata Lucia (Sarno, Salerno, 1950). Giornalista, scrittrice e conduttrice televisiva. Conduce il programma In ? ora su Rai 3.
Ronzina «A me questa Annunziata più che una purosangue pareva una ronzina».
Scarpe «Mario Luzzato Fegiz, che ha lavorato con lei al Corriere della Sera racconta che, quando dirigeva il Tg3, andava in bagno scalza, lasciando da vera signora le scarpe sotto la scrivania, usava un linguaggio da caserma e dimostrava il carisma televisivo di una verza».
Italiano «Il suo vero limite è sempre stato la sintassi, la scarsa conoscenza dell’italiano» (Fegiz).
Piede «Ovunque la Annunziata abbia messo piede, con o senza scarpe, ha lasciato dietro di sé tracce indelebili. Ma non luminose».
Bagnasco Angelo (Pontevico, Brescia, 1943). Arcivescovo metropolita di Genova, nominato nel 2007 da Benedetto XVI presidente della Cei, confermato nell’incarico nel 2012.
Inferno «Nel gennaio 2010, a pochi mesi dalla conclusione della nota vicenda Boffo, il porporato ha voluto attribuirmi, sempre con il suo linguaggio curiale e traslato, “il male che anche di recente è stato fatto, male grande, per distruggere”, ricordando che “davanti a Dio andiamo tutti e ognuno dovrà rispondere di sé”. In buona sostanza mi ha dato una specie di foglio di via con destinazione inferno. Non me la sono presa. Però mi ha stupito un fatto: perché se il “male grande” poggiava su elementi inesistenti non ha fatto scudo con il proprio corpo all’innocente direttore di Avvenire, che è pur sempre il quotidiano della Cei presieduta da Bagnasco? Perché l’editore di rosso vestito ha invece prontamente accettato le dimissioni di Dino Boffo? Poteva respingerle e riconfermargli la sua fiducia. Misteri della fede».
Anime «Come pastore d’anime dev’essere proprio scarso se lascia finire nel fosso quelle più vicine a sé. In ogni caso gli auguro di salvare almeno la sua, di anima».
Baron Renato (Schio, Vicenza, 1932-2004). Perito industriale. Impiegato al casello di Piovene Rocchette. Più volte consigliere nel Comune di Schio, dove fu anche assessore ai Lavori pubblici e segretario di sezione della Dc. Veggente.«Il pio casellante sostiene che il 25 marzo 1985 la Vergine gli è apparsa nella chiesetta di San Martino, la più antica del luogo, affidata alle sue cure di custode fin da quando era studente. Torme di fedeli accorrono».
Profumo/1 «Baron mi racconta di come sono cominciate le apparizioni: “Recitavo il rosario inginocchiato davanti alla Regina dell’Amore. All’improvviso una luce accecante, uno stordimento. La statua s’è animata e mi ha parlato. Il miracolo s’è ripetuto più volte e io mi sono persuaso lentamente che non erano allucinazioni”. [...] Poi Basso e Fadigato (i due press agent di Baron, ndc) mi conducono fino alla via crucis nei pressi del santuario: “Venga, venga, tocchi, non abbia timore. Senta il profumo... Lo sente?”. Sfioro con il naso il legno della seconda stazione: un odore di fiori dolciastro, violento. “Non penserà mica che lo si metta noi con la bomboletta, vero?”. Decine di mani sfiorano il palo aromatico».
Profumo/2 «Tre anni dopo toccherà al giudice istruttore Massimo Gerace smontare una storia alla quale, fin dall’inizio, neppure il vescovo di Vicenza, Pietro Nonis, aveva mai creduto: 36 rinviati a giudizio per abuso della credulità popolare. Fra loro, Caterina Nardon, 72 anni, sospettata d’aver vaporizzato nell’aria nuvole di Paris, eau de toilette di Yves Saint Laurent. Ecco da dove veniva il profumo».
BERTINOTTI Fausto (Milano, 1940). Politico. Sindacalista, a lungo dirigente della Cgil, è stato iscritto al Psi, al Psiup e al Pci. Nel 1991 aderì al Pds. Ne uscì due anni dopo per dar vita al Prc, di cui è stato segretario (1994-2006). Presidente della Camera (2006-2008).
Lustrascarpe «Bertinotti ha tradito la sua vocazione operaista. Lo capisco: quando si raggiungono certe posizioni di potere, ci si dimentica in fretta di quello che si è stati, perché i privilegi e gli agi piacciono a tutti, compagni inclusi. E infatti per prima cosa ha mandato i commessi di Montecitorio nel vicino negozio Sciusciachic di via in Lucina affinché affidassero le sue calzature alle mani sapienti della lustrascarpe Rosalina Dallago, incaricata di tirargliele a specchio per la modica cifra di 32 euro. Che è quanto guadagno io ogni mattina lucidandomi da solo le mie Church’s. Invece per le cravatte si è rivolto allo stilista bresciano Luca Roda, che non ha avuto difficoltà a convertirlo dal ruvido shetland al carezzevole cashmere».
Volpe «Quando Bertinotti compariva in televisione, cioè sempre, sembrava appena tornato da una battuta di caccia alla volpe».
Aplomb «Nel dissertare di minimi pensionistici, cassa integrazione a zero ore, disoccupati in piazza e ragazzi in cerca di primo impiego, non perdeva mai l’aplomb britannico: erre moscia, sorrisi di cortesia, toni pacati. Insomma, si capiva che di quello che stava dicendo non gli fregava niente».
Aviogetti «Nel 2006 il subcomandante Fausto si calò infine nella quotidianità e utilizzò un volo di Stato per recarsi in vacanza con la consorte nell’amena penisoletta di Quiberon, in Bretagna. Mi toccò strigliarlo in prima pagina su Libero. Ma lui non se ne diede per inteso. Continuò a servirsi degli aviogetti pagati dalla collettività. [...] Ogni volta che veniva pizzicato per questi lussi, Bertinotti dava sempre la stessa risposta: “L’uso di velivoli di Stato da parte delle più alte cariche istituzionali per i propri spostamenti è regolato da una direttiva del presidente del Consiglio dei ministri, emanata il 21 novembre dell’anno 2000, e dalle successive integrazioni. Le modalità di viaggio in Italia e all’estero, pertanto, non dipendono da un’autonoma scelta del presidente della Camera dei deputati, ma dal rispetto delle indicazioni dettate dal governo”. Traduzione: sono ostaggio di questi grand commis dello Stato che pretendono di farmi viaggiare comodo, maledetti!».
BOCCHINO Italo (Napoli, 1967). Politico e giornalista. Dal 2010 al 2013 capogruppo parlamentare di Futuro e libertà per l’Italia. Nel 2011 s’è separato dalla moglie Gabriella Buontempo a causa di una relazione sentimentale con l’ex ministro Mara Carfagna.
Attrazione «Credo che sia stato l’unico politico ad annunciare di volermi denunciare per stalking. L’ho appreso da Novella 2000. Per un attimo mi sono sentito Glenn Close in Attrazione fatale. Elettrizzante. Solo che Bocchino, per quanto bellino, non è Michael Douglas e io non gli ho mai messo in pentola il coniglio da compagnia della figlia».
Mollato «Mi dava del manganellatore, che, detto da un ex fascista, equivale a un complimento. È stato mollato, povera anima, dalla moglie, dall’amante e persino dagli elettori, i quali alle politiche del 2013 hanno preferito evitare di rimandarlo in Parlamento. Chissà perché
BONINO Emma (Bra, Cuneo, 1948). Politico. Dal 1975 iscritta al Partito radicale. Eletta più volte al Parlamento italiano ed europeo. Commissario europeo (1995-1999). È stata senatrice e vicepresidente del Senato (2008-2013). Ministro del Commercio internazionale e delle Politiche europee nel governo Prodi II. Ministro degli Esteri del governo Letta.
Poltronista «Avevo molta simpatia per lei. Prometteva bene. Negli anni Settanta, quando dirigevo una televisione lombarda che si chiamava Video Delta e che poi si trasformò in Rete 4, la invitai negli studi per intervistarla. Ora mi è diventata una borghesuccia qualunque. Una poltronista. Intendiamoci, che avesse un debole per i damaschi s’era intuito fin dall’inizio».
Risate «Una delle tante interruzioni di gravidanza praticate in clandestinità, che lei raccontava così a Neera Fallaci, sorella di Oriana: “Gli aborti vengono fatti con una pompa di bicicletta, un dilatatore di plastica e un vaso dentro cui si fa il vuoto e in cui finisce il contenuto dell’utero. Io uso un barattolo da un chilo che aveva contenuto della marmellata. Alle donne non importa nulla che io non usi un vaso acquistato in un negozio di sanitari, anzi è un buon motivo per farsi quattro risate”. Che cosa ci sarà stato di tanto divertente in quel macabro scempio?»
Ostie «Non ho mai capito come faccia ad andare d’accordo con il mio amico Renato Farina, che si nutre di ostie e beve solo vino da messa, o acqua santa quando vuole mantenersi sobrio».
BORRELLI Francesco Saverio (Napoli, 1930). Magistrato a riposo. È stato capo della Procura di Milano nel periodo della cosiddetta Tangentopoli e ha chiuso la carriera come procuratore generale presso la Corte d’appello, sempre a Milano.
Wagner «Fino al 1992-1993 nessuno in Italia sapeva chi fosse Borrelli, forse nemmeno lui. [...] All’improvviso si è scoperto principe degli accusatori, capo dei giustizieri che stavano matando i partiti fra gli applausi della folla assetata di onorevole sangue. Il gladiatore che menava fendenti con maggior foga era Tonino Di Pietro, che fu acclamato eroe di Mani pulite [...]. Ma alla folla dei tifosi piaceva immaginare che dietro i bicipiti del molisano da masseria vi fosse un cervello fino, un tipo con tanto di occhialini dorati, il quale pensava di notte ciò che i muscolari alle sue dipendenze facevano di giorno. E lo identificò in Borrelli, che ne aveva tutte le caratteristiche, persino fisiche, a cominciare da quelle aristocratiche dita affusolate con cui la sera eseguiva sul pianoforte di casa le composizioni dell’amato Richard Wagner».
Modestia «Quando al portone di Palazzo Chigi, sloggiato Silvio Berlusconi, fu appeso il cartello “Cercasi candidato presidente del Consiglio”, Francesco Saverio, con lo spirito missionario che gli deriva dall’impegnativo nome di battesimo, si dichiarò disponibile al grande sacrificio: “Se mi chiamano, sono pronto”. Non lo chiamarono, ma il fatto stesso che avesse valutato come normale l’eventualità la dice lunga sulla personalità di Borrelli, il quale fra tanti difetti ha una virtù appariscente: la modestia».
CAMUSSO Susanna (Milano, 1955). Sindacalista. Ha diretto la Fiom della Lombardia. È stata segretario generale della Flai. Dal 2010 è segretario generale della Cgil.
Tusa «Era tanto simpatica. Me l’hanno fatta fuori. Una bella tusa, ma così cattiva...» (Emilio Riva ai tempi della Fiom).
Braghe «Si distinse nel bloccare qualsiasi iniziativa legislativa di Silvio Berlusconi con scioperi generali. Ora non ha nemmeno più bisogno d’indirli: basta che li minacci e qualsiasi governo cala le braghe».
Peggiore «Era lecito aspettarsi da una donna un soffio innovativo, se non di tenerezza. La Camusso invece s’è rivelata peggiore di qualsiasi altro uomo, a cominciare dal suo predecessore Guglielmo Epifani, che pure è cresciuto a pane e livore».
CELENTANO Adriano (Milano, 1938). Cantante e attore.
Maiuscole «Come predicatore, Celentano fa venire il latte alle ginocchia. Come cantante, mi pare un po’ stonato. Come genitore, sorvoliamo per carità di patria. Come editorialista, non ne parliamo».
Cretino «La definizione più bella la diede Giorgio Bocca: “Un cretino di talento”».
DAVIGO Piercamillo (Candia Lomellina, Pavia, 1950). Magistrato e saggista. Ha fatto parte del pool di Mani pulite. Attualmente consigliere della Corte di cassazione.
Calzini «Qualche volta mi ha querelato, ma non ricordo neppure perché. Questo spiega in quale considerazione l’abbia sempre tenuto. Con Mani pulite voleva “rivoltare l’Italia come un calzino”. Su 1.000 imputati, alla fine in galera se ne contavano solo 8. Come rivoltatore di calzini, non fu un’aquila».
Cool «Un giorno Antonio Di Pietro mi disse di Davigo: “È intelligentissimo, preparato, ricco di fantasia”. Un po’ tutti l’hanno descritto come un fine giurista, il più colto del pool di Mani pulite. Non me ne sono mai accorto”».
DE MAGISTRIS Luigi (Napoli, 1967). Politico. Ha abbandonato la magistratura per diventare parlamentare europeo nel 2009 . È stato eletto sindaco di Napoli nel 2011.
Toga «Non mi pare che, come ex magistrato, passerà alla storia per le sue inchieste di successo. Anzi, è il primo caso di una toga che diventa famosa per le indagini abortite».
DINI Lamberto (Firenze, 1931). Economista e politico. Direttore generale della Banca d’Italia, ha assunto la carica di presidente del Consiglio nel gennaio 1995, guidando un governo tecnico fino alle elezioni del 1996. Ministro degli Esteri (1996-2001) e senatore della Margherita dal 2006. Nel 2008 ha contribuito alla caduta del governo Prodi, aderendo al Pdl.
Mento «Avviene sempre così: chi all’improvviso si ritrova a ricoprire cariche elevatissime, si convince d’averle meritate, crede che siano un tributo pagato alla propria superiore personalità. Non si rende conto, invece, d’essere solo una trascurabile testa d’uovo (talvolta barlaccio: Dini, che l’è di Firenze, capirà) messa lì da qualcuno più furbo e più potente di lui per farsi i propri porcacci comodi. Povero Lamberto. Non ha saputo cogliere l’attimo, sfuggente come il suo mento».
FAZIO Fabio (Savona, 1964). Conduttore televisivo. Ha iniziato la carriera come imitatore. Ha raggiunto il successo con Quelli che il calcio (1993-2001). Ha presentato quattro edizioni del Festival di Sanremo. Conduce Che tempo che fa.
Pistolino «Chi l’avrebbe mai detto: è diventato qualcuno grazie a Forza Italia. La trasmissione si chiamava così. Andava in onda su Odeon Tv, emittente privata appartenente a Calisto Tanzi, il boss della Parmalat che, tre lustri dopo, tutti avrebbero fatto finta di non aver mai conosciuto. Correva l’anno 1988. In studio Roberta Termali e Walter Zenga. Io partecipavo in veste di ospite fisso. C’era anche Cristina Parodi, con una sua rubrica, La ragazza con la valigia, che la portava in giro per l’Italia a fare interviste. E infine lui, Fabietto. Un pistolino da oratorio. Mi divertiva con le sue imitazioni. Solo che non riuscivo a riconoscere i personaggi che imitava. Alla fine del programma, si andava tutti insieme a bere un’ombra al bar. [...] Con quella sua aria da santificetur, Fazio mostrava grande deferenza nei miei confronti. Poi il sacrista dal collo torto tentò un paio di volte di farmi passare per fesso. Siccome è cresciuto a omogeneizzati di coniglio, ricorreva sempre a un complice».
Faziosino «Il sosia ligure di Bashar El Assad dà il meglio di sé nel ruolo di presentatore, nel quale può dimostrare il suo peso anche morale: non è mai successo che abbia molestato con domande impertinenti qualche potente, in particolare se progressista, mentre ha manifestato una prontezza eccezionale nel prendere in giro qualunque povero cristo, in particolare se privo di protezioni politiche. D’altronde le tracce per le sue interviste sono preparate da un pool di autori ben locupletati, nel quale primeggia Michele Serra. Da solo, Faziosino non sarebbe neppure in grado di chiedere che tempo che fa».
Black list «Quando pubblicai Il Vittorioso, mi sarei aspettato, da ingenuo quale sono, che m’invitasse nel salottino domenicale di Rai 3. Mi sarei accontentato anche del sabato. Ero persino disposto a sopportare un grosso sacrificio: la presenza di Luciana Littizzetto. Niente da fare. Un collega mi spiegò che figuravo nella black list faziosa, in quanto il mio Giornale s’era occupato in passato della villona del nostro sulle alture di Celle Ligure, con piscina e vista mare, oggetto di un esposto dell’opposizione per i massicci lavori di ristrutturazione che vi sono stati eseguiti».
FENECH Edwige all’anagrafe Edwige Sfenek (Annaba, Algeria, 1948). Attrice, produttrice , conduttrice e stilista di padre maltese e madre italiana.
Cochon «Sdoganata dalla Rai, era approdata sulla prima rete per riempire il vuoto lasciato da Raffaella Carrà, finita a Mediaset. Si vedeva a occhio nudo che di televisione non capiva un’acca. Ma il fatto che avesse girato una serie di filmetti cochon bastava ad accendere la fantasia degli italiani».
GABANELLI Milena (Nibbiano, Piacenza, 1954). Giornalista. Ha cominciato a lavorare nel 1982 come freelance per la Rai. Sette anni dopo è passata ai reportage per Mixer. È stata inviata di guerra su vari fronti. Dal 1991 s’è dedicata al videogiornalismo, lavorando da sola con la videocamera, senza l’ausilio della troupe: un metodo che ha insegnato nelle scuole di giornalismo. Dal 1997 cura e conduce Report.
Scagnozzi «Ve la raccomando. E pensare che all’inizio mi era simpatica, se non altro perché non ha mai superato l’esame scritto di ammissione all’Ordine dei giornalisti, ente che ho sempre considerato inutile. Nel 2007, quand’ero direttore di Libero, mi mandò in redazione i suoi schiavetti. Non venne lei personalmente, ci mancherebbe: sporcarsi le mani con Feltri, non sia mai! L’operazione di killeraggio era stata accuratamente studiata a tavolino. Il suo Report doveva dimostrare che stampavamo un sacco di copie inutili per lucrare, in quanto cooperativa, più contributi statali, parametrati sulle tirature. Gli scagnozzi della Gabanelli ricorsero a uno stratagemma. Gli Angelucci, editori del giornale, compravano ogni giorno a prezzo scontato un certo numero di copie da regalare in alcune delle loro cliniche allo scopo di fare un po’ di propaganda a Libero [...]. Un giorno, non si sa per quale motivo, alcuni pacchi di queste copie finirono all’ingresso di una stazione della metropolitana romana. A quelli di Report non parve vero di poterli filmare per strada, sollevando interrogativi su tutto l’ambaradan. In pratica, mi davano del falsario e del ladro.».
Trappole «D’altronde lo stile giornalistico della signora è questo: tendere trappole. Ne sa qualcosa il leggendario Peter Arnett, ex inviato di guerra della Cnn. Si trovarono insieme a Saigon, lui la portò a visitare la strada dei bordelli e lei lo filmò mentre cercava di rimorchiare una ragazzina vietnamita in una stanza illuminata da due candele. E poi mandò in onda. Sputtanato a vita».
Sleale «Tutto ciò non toglie che la pluriquerelata conduttrice di Report sia dotata di capacità professionali notevoli. Però mi sorprende che dalla scuola di Giovanni Minoli, un professionista serio, sia uscita un’allieva così sleale».
NEGRI Toni (Padova, 1933). Filosofo. Di formazione cattolica, docente di dottrina dello Stato all’Università di Padova e leader di Autonomia operaia, è stato arrestato nel 1979 con l’accusa d’essere l’ideologo delle Brigate rosse. Condannato nel 1984 a 30 anni di reclusione (ridotti a 12). Eletto deputato radicale, scarcerato, a lungo latitante a Parigi. Rientrato in Italia nel 1997, ha scontato altri due anni di prigione. Dal 1993 è pensionato della Camera.
Cattivo «È stato un “cattivo maestro” per le sue idee, non c’è dubbio, ma aveva tutto il diritto di esprimerle».
PACCIANI Pietro (Ampinana, Firenze, 1925 - Mercatale in Val di Pesa, Firenze, 1998). Agricoltore. Ex partigiano, era soprannominato il Vampa per una bravata giovanile che gli aveva ustionato il viso. A 26 anni sorprese la fidanzata Miranda Bugli, 15 anni, in atteggiamenti intimi con Severino Bonini, 41. Ucciso a coltellate il rivale, costrinse la ragazza ad avere un rapporto sessuale accanto al cadavere. Fu arrestato nel 1993 con l’accusa di essere il mostro di Firenze. Rinviato a giudizio, nel 1994 venne condannato all’ergastolo per 14 dei 16 delitti attribuiti al serial killer. Assolto in appello nel 1996.
Gatto «È morto in disparte con il pudore di un gatto malato. Anche se era un mostro, c’è di certo ancora in giro chi è più mostro di lui».