Giuseppe Montesano, Il Messaggero 19/5/2014, 19 maggio 2014
GENIO E SREGOLATEZZA
Il serio e angosciato autore esistenzialista Jean-Paul Sartre? Fece uso di mescalina per un anno, e fu perseguitato dall’ossessione di un’aragosta gigante che lo inseguiva in pieno giorno. Il premio Nobel William Faulkner? Lavorò come direttore alle poste, ma fu licenziato quando si scoprì che buttava pacchi e lettere nell’immondizia. James Joyce, l’immenso autore di Ulisse? Scriveva alla moglie di voler essere frustato e di amare tutte le parti del suo corpo più sporche, pregandola di non lavarsi e di imprimere il suo odore sulla carta. Shakespeare? Il grande poeta evadeva le tasse e fu sottoposto a procedimento giudiziario... Eccoli, gli scrittori che sfilano in un libro divertente che si intitola “Vite segrete dei grandi scrittori”, di Robert Schnakenberg, illustrato con grandi ritratti e disegni in stile fumettistico, e appena pubblicato dall’Electa: una vera festa di svitati e svitate che merita di andare insieme ad un altro volume dell’Electa, bellissimo, intitolato “Vite segrete dei grandi artisti”.
SVITATI
Inutile tentare di restare impassibili leggendo queste vite di scrittori: dà un sottile gusto da voyeurs scoprire che Dickens era talmente ossessionato dalla pulizia che quando un amico che gli aveva fatto visita andava via, ripuliva accuratamente e personalmente tutto ciò che quello aveva toccato; fa sussultare scoprire che il gatto di Gertrude Stein e Alice Toklas si chiamava Hitler; e certo il fatto che Salinger, secondo sua figlia, bevesse a scopo terapeutico la propria urina non può che far sgranare gli occhi al lettore del Giovane Holden. Il libro di Schnakenberg non è fatto soltanto di aneddoti, ma anche di profili biografici e letterari, brevi ma precisi e informati, e ha il merito di giocare con le storie che racconta senza sminuire in nulla il valore degli autori. A volte si ha la sensazione che ciò che trapela da queste vite sia eccessivo, fatuo, bizzarro, inutile per capire le opere degli scrittori: ma come non vedere un nesso fortissimo tra l’amore di Joyce per il corpo non lavato e alcune memorabili pagine dell’“Ulisse” dove è in scena Molly Bloom? Allo stesso modo l’effervescenza ebbra e sconsiderata di certe pagine di Scott Fitzgerald, dal “Grande Gatsby” a “Tenera è la notte”, sembra illustrata bene dallo Scott Fitzgerald che fumava banconote da cinque dollari e che si presentò con Zelda ad un party abbaiando a quattro zampe: per non parlare di Zelda, che in un hotel di lusso chiamò i pompieri, e quando quelli arrivarono chiedendo dove fosse l’incendio, indicò il proprio cuore! Del resto le vite degli scrittori viste controluce potrebbero anche essere un invito alla lettura per chi crede che la letteratura sia noiosa, scolastica e perbenista: scoprire che Edgar Allan Poe, come l’Humbert Humbert di Nabokov si limita a sognare di fare con Lolita, si sposò non in sogno ma nella realtà con la cugina tredicenne, be’, sarà forse poco politically correct, ma certo non lascerà dormire la curiosità di nessuno.
FRAGILITÀ
Per non parlare, di nuovo, di Fitzgerald: che, ossessionato dalle dimensioni del suo organo genitale, in un bar portò Hemingway in bagno, e gli chiese di osservarlo e dirgli se era troppo piccolo: al che il buon Hemingway, dopo aver osservato con serietà e scrupolo, disse all’amico che era ok. Gli scrittori appaiono non solo strani e fragili come tutti, ma forse particolarmente strani e fragili: e, a pensarci bene, non è anche per questo che sono in grado di raccontare e descrivere le passioni e le mancanze di ognuno? Ci sono poi le storie che gettano luce anche su un’epoca, su quella che si chiama l’aria del tempo: per esempio l’essere vegetariano e nudista (ma con una specie di mutanda) di Franz Kafka ai primi del Novecento; o come il “fai da te” tipicamente american way of life per cui Salinger pretendeva non solo di curare da solo i figli, ma di praticare l’agopuntura, come riporta Schnakenberg, usando non gli aghi, ma dei piccoli e dolorosissimi cunei stile ikea. Altre storie invece sono più rivelatrici, nel senso che si vede per la prima volta qualcosa che cambia la prospettiva su uno scrittore: per esempio il fatto che la Alcott, l’autrice di “Piccole donne” e sequel, detestasse i propri libri buonisti e sognasse di scrivere di delitti atroci e di fantasie gotiche: e per di più facesse abbondante uso di oppio. Insomma con questo Vite segrete dei grandi scrittori non c’è da annoiarsi, ricordandosi però che la verità e la forza di uno scrittore stanno solo in ciò che scrive. E, a proposito di politically correct: Shakespeare, al contrario di troppi che non hanno scritto capolavori, le tasse, alla fine, le pagò.