Claudio Gregori, La Gazzetta dello Sport 19/5/2014, 19 maggio 2014
ULISSI DA MONDIALE
Diego Ulissi porta nel nome un’impronta omerica, come un’eco dell’Odissea. Come Ulisse, uomo di mare, Diego ama l’avventura. Così ha sfidato il Monte Carpegna affilato come un dente di squalo. Poi, come fosse ad Itaca, ha teso il suo arco e ha trafitto tutti con la sua freccia infallibile. Dopo Viggiano un bis stupendo.
Questa, tra le due, è la vittoria più bella?
«No. La tappa di Viggiano era più insidiosa, con la pioggia e il vento. Ci voleva potenza. Era il primo test vero. È stata più bella. Questa, invece, era più dura. Ci voleva resistenza».
Ha patito sul Carpegna?
«Ho fatto davvero una gran fatica. Siamo scollinati in 15 ed io ero l’ultimo della fila. Ho rifiatato in discesa. Poi sapevo che la salita di Montecopiolo, con quei tratti di falsopiano, mi si addiceva e ho incominciato a pensare alla vittoria».
Questo secondo successo non le suggerisce di puntare anche alle corse a tappe?
«Le salite lunghe e ripide le soffro ancora. Non sono ancora un corridore da corse a tappe. Tra qualche anno potrei diventarlo. Per ora mi pare improbabile essere protagonista del Giro. Però, visto che Cunego e Niemec, che erano i nostri uomini da classifica, sono saltati, proverò a stare lì. Vedremo giorno per giorno».
Dopo questo bis si sente più ferrato per poter puntare sulle grandi classiche?
«La tappa di Viggiano era una vera classica. Quelle sono le mie corse. Ho capito perché ho fallito in primavera. L’anno prossimo non sbaglierò. Anzi ci sono le classiche di fine stagione: ci arriverò al meglio, non fallirò».
Cunego ha parlato bene di lei…
«È importante che creda nelle mie possibilità. Per me può essere una pedina importantissima».
A Cassani brillavano gli occhi nel vederla. Pensa al Mondiale?
«Al Mondiale di Ponferrada ci penso. È l’avvenimento più importante della stagione. Vedrò il percorso dopo il campionato italiano. Arriverò lì al 100%. Voglio essere una pedina fondamentale, qualunque sia il mio ruolo nella squadra».
Ha studiato da vicino i favoriti Quintana, Evans, Uran. Che impressione ha avuto?
«C’è un gran livellamento. Non ho visto l’uomo superiore. La AG2R ha fatto una grande corsa e se Pozzovivo sta bene, sarà protagonista. Ho visto bene anche Basso. In verità per lo sforzo non li ho visti tanto bene. Li ho visti sfuocati…».
A chi dedica la vittoria?
«A mia moglie Arianna. A Viggiano avevo dedicato la vittoria alla nostra bimba Lia e lei mi ha detto: “Da quando c’è Lia non pensi più a me”».
In casa Ulissi, col «sense of humour», abita il sorriso.