Federica Cocchi, La Gazzetta dello Sport 19/4/2014, 19 aprile 2014
ETERNA FERRARI
(due articoli) -
«Fai un salto, fanne un altro...», riassunto di una giornata da Vanessa Ferrari. Una giornata che ha qualcosa di storico perché la quasi 24enne bresciana, sette anni dopo Amsterdam 2007, torna sul gradino più alto del podio di un campionato europeo. Ieri, a Sofia, Vanessa ha conquistato l’oro al corpo libero. La sua specialità, l’esercizio che l’ha riportata prima tra i vivi, e poi di nuovo tra i grandi, dopo le mille traversie fisiche che le hanno fatto perdere praticamente un quadriennio. La batosta del quarto posto (ma col terzo punteggio ex aequo), all’Olimpiade di Londra, si temeva avrebbe messo fine alla carriera della Ferrari che invece si carica nelle difficoltà. E così l’anno scorso ai Mondiali di Anversa ha conquistato il primo argento iridato della carriera al corpo libero, tappa di avvicinamento all’oro continentale di ieri. Una medaglia che salva la spedizione azzurra femminile, altrimenti a secco di metalli.
La gara Vanessa arrivava dalla finale a squadre di sabato, chiusa al quinto posto, con le gambe affaticate: «Mi tremano - aveva detto con aria preoccupata alla vigilia - devo trovare una soluzione per riposare perché voglio spaccare la pedana in finale». La pozione è stata presto servita: un mix di classe, grinta, rabbia. La finale alla trave era scritta, nonostante un buon esercizio, nessuna delle prime ha sbagliato in modo grave e così Russia e Romania si sono spartite il podio. Al corpo libero la «Farfalla cannibale», come la chiamavano negli anni d’oro, partiva per settima. I pericoli arrivavano dalla rumena Iordache, dalla giovanissima britannica di origini siciliane Claudia Fragapane e dalla svizzera Steingruber, già oro al volteggio poco prima. La Fragapane pasticcia l’impossibile, arriva sulle ginocchia nella prima diagonale. Larisa Iordache prende 14.800 mentre la Steingruber fa 14.500. La penultima è Vanessa che, a questo punto, dato il 14.800 della Iordache da superare, deve entrare in modalità superpoteri. Presenta l’esercizio «full optional», quello che parte da 6.300. Alla prima diagonale si spaventa per un arrivo scarso dello Tsukahara avvitato, la seconda la condisce con un doppio teso mozzafiato, Tsukahara in terza e poi la chiusura col doppio carpio. La giuria la paga con 14.800, come la Iordache, ma agli Europei esiste l’ex aequo, il solo problema è stringersi un po’ sul gradino più alto.
Dediche e richieste «Dedico la medaglia alla mia famiglia, ai miei fratelli, ad Andrea (il fidanzato ginnasta Cingolani, ndr ). A tutti quelli che mi hanno sempre confortato anche nei momenti difficili». Un risultato da mettere tra i ricordi più belli: «A parte l’oro di Aarhus? Dico i cinque ori ai Mediterranei, perché ero piccola e mi sono divertita, poi l’argento di Anversa e questo oro. Anche le altre sono preziose ma allora quasi non ne apprezzavo il valore, tutto mi riusciva facile. Adesso ogni successo è frutto di tanta più fatica, la ginnastica è andata avanti tantissimo».
Oceano Ora una bella vacanza : «Ho chiesto a Casella di poter restare qui un po’. In Bulgaria ho dei parenti, mia mamma è bulgara — dice mentre viene assediata dalle tv e giornali del posto —. Poi andrò a Miami una decina di giorni». Dove trovi la voglia e la forza di fare tutto questo a quasi 24 anni, non si sa: «Invece è semplice: io voglio andare in Brasile e l’Olimpiade mi sembra il metodo più economico per farmici portare (ride)». La delusione di Londra brucia: «Ogni volta che ci penso mi si riapre la ferita però, fatemi un po’ controllare... non mi sembra che la Mustafina, che mi ha superata ai Giochi grazie al regolamento, sia sul podio qui. Chissà alla fine chi è la migliore?». A voi la risposta.
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La conosce da quando era bambina. Uno scricciolo di 5 anni che aveva mostrato, da subito, doti straordinarie. Una forza non comune, fondamentale per l’acrobatica e, soprattutto, un carattere di ferro. Fin da quando, con frangetta e lentiggini, in tutto il suo metro e spiccioli, aveva dimostrato di avere i numeri da campionessa. Enrico Casella è il tecnico delle Nazionali femminili ma, soprattutto, è colui che l’ha plasmata. Gioie e dolori, scontri e rotture, prima di una seconda vita di soddisfazioni.
Predizione Enrico Casella gongola, guarda la sua creatura travolta da giornalisti e cacciatori di autografi e si accarezza l’orgoglio: «E’ stata strepitosa — dice — non trovate? Questa ragazza qui ha quasi 24 anni, ed è sempre una star che ci invidia tutto il mondo». Si ferma un momento a pensare e continua nella spiegazione: «Siamo stati bravissimi a gestire la gara tatticamente. Non abbiamo mai presentato la stessa versione dell’esercizio. Un po’ per preservarla, un po’ per non far vedere agli altri tutte le nostre armi. In qualificazione Vanessa ha eseguito il corpo libero semplificato, nella finale a squadre ha eseguito il doppio teso e in finale ha sparato tutta la sua potenza. Però, dopo tanti anni, ha imparato a gestirsi. Avrebbe potuto fare il salto indietro dopo lo Tsukahara della terza diagonale, ma si è accorta che sarebbe arrivata lunga e se fosse uscita avrebbe preso una penalità. E stata sveglia, e i risultati si sono visti...». Le nuove pedane, sul podio, hanno una resa diversa da quella che si usa in allenamento, sono più lente e Casella, che è pur sempre un ingegnere, sta già studiando un metodo per adeguarsi al palaAlgeco di Brescia: «Devo studiare qualcosa, magari studiare un rialzo per creare la stessa resa». Ma per quanto il tecnico possa aver usato tutte le accortezze tattiche, senza un talento come quello di Vanessa il risultato non sarebbe arrivato: «Lei è un fenomeno e questa medaglia è straordinaria. Nella ginnastica femminile, confermare un titolo al corpo libero dopo 7 anni è incredibile. Perché la ginnastica si evolve velocissimamente, bisogna adeguarsi ai nuovi codici, le donne poi cambiano anche fisicamente. La Vanessa 16enne di Amsterdam aveva un fisico diverso da una donna di 24». La gestione di questo gioiello è difficile, per il carattere, per le difficoltà di un’atleta che adesso, a differenza di quando era ragazzina, conosce il dolore e ha paura di infortunarsi: «Ora la lasciamo riposare, deve fare un po’ di fisioterapia. Agli Assoluti di Ancona non ci sarà. Poi imposteremo il programma per Nanning, a ottobre, che è un Mondiale prequalificante all’Olimpiade. E per allora, la squadra, dovrà essere meno Ferrari-dipendente».