Marisa Poli, La Gazzetta dello Sport 19/5/2014, 19 maggio 2014
«MONTANO IS BACK». TRIONFO DOPO 3 ANNI
«Montano is back». Parola (e risultato) a cura di Aldo, olimpionico di sciabola ad Atene 2004, specialista in grandi ritorni. Tre anni, tre mesi e 12 giorni dopo l’ultima volta (Plovdiv 6 febbraio 2011) trionfa in Coppa del Mondo. Due anni e sei mesi dopo l’oro mondiale di Catania 2011, il 35enne livornese lancia un segnale a tutti gli avversari: ci sono ancora. La rinascita è targata Varsavia, nel Grand Prix Fie che porta più punti di una normale tappa di Coppa. «Mi fa davvero felice, ma se sono ancora qui è perché sapevo di poter dare ancora qualcosa» dice al telefono dopo il 12° centro di Coppa in carriera.
Rio 2016 Come in tutta la carriera, Aldo ha dovuto fare i conti più con il suo fisico fragile che con gli avversari. Dallo strappo agli adduttori che lo mandò in pedana a Londra contro il parere dei medici, all’operazione a un tendine dopo i Mondiali di Catania, a un’infiammazione al gomito che ne ha limitato la preparazione nell’ultima stagione, in cui ha gareggiato solo a Europei e Mondiali, con l’apparizione al Luxardo di Padova. «La scorsa stagione poteva mettermi con le spalle al muro, ma io scappo sempre dall’angolo quando ci finisco» spiega Montano. Dopo Londra, dopo il bronzo a squadre strappato con le unghie, lanciò senza paura lo sprint verso Rio 2016. «Perché non è finita qui — spiega raggiante —. Delle ultime tre stagioni ne ho perso una e mezza per infortunio, ma ho sempre sentito di avere la possibilità di tornare. Quando sai di poter dare ancora qualcosa, non ti poni la domanda: mi ritiro o no». Con l’appoggio pieno di papà Mauzzino, e pace se dovrà attenderlo un altro paio d’anni prima di vederlo impegnato nel cantiere navale di famiglia, a Livorno.
Scalata Quanto vale questo ritorno lo racconta la voce emozionata di Montano, che con qualche filo grigio tra i riccioli sa apprezzare di più le gioie della carriera, dell’ennesima rincorsa cominciata da lontano. «Mi piace di più il ruolo di chi deve scalare che in quello di chi si deve confermare. Non sarò mai una Vezzali, uno che vince sempre. Ma ogni volta che sono caduto mi sono rialzato. Mi era già successo nel 2007, anche là ripartii da una classifica terribile. Quest’anno ho cominciato da numero 70, ho dovuto fare i gironi per entrare nel tabellone, ma non ho mai avuto ansie perché sapevo di potercela fare fisicamente. Senza mettere troppo peso su questa vittoria, non vuol dire nulla, non ho fatto ancora niente, certo: ti dà fiducia. Spero di poter salire ancora piano piano». Spinto dai risultati dei compagni sempre più competitivi, come dimostrano i successi di Samele, i podi di Berrè, Occhiuzzi, della squadra seconda in 4 prove su 5 in questa stagione: «Quando hai compagni di squadra così forti, devi impegnarti per forza per fare bene. Non puoi sederti».
Scelte Le scelte tecniche sono confermate. Montano — tesserato per le Fiamme Azzurre — si allena sempre a Roma con il c.t. Giovanni Sirovich. «Il tempo è davvero volato da quel primo successo in Coppa di 11 anni fa — riconosce —, ma io davvero mi sento uguale. Forse avrò cambiato scherma, ma non sono poi così diverso, faccio più o meno le stesse cose. Forse ora lotto più con la grinta». Due settimane fa dopo il secondo posto di Chicago, sconfitto in finale dal compagno di squadra Gigi Samele, scriveva su twitter: «Tornare sul podio e giocarsi la vittoria dopo tanto tempo è stato fantastico. Tanto lavoro da fare». A Varsavia è andata come sognava, con il russo Yakimenko regolato in semifinale e una finale chiusa sul tedesco Hartung con un 15-5 che nella sciabola è qualcosa di molto vicino a un k.o. Tanto da far dire persino ad Aldo sempre ipercritico quando si tratta di giudicarsi: «Sì, mi sono proprio piaciuto». Montano is back.