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 2014  maggio 18 Domenica calendario

SUPERIAMO GLI INGLESI IN EUROSCETTICISMO


Com’è possibile che gli italiani siano diventati, nello spazio di una crisi, il popolo meno europeista quando erano sempre stati i più entusiasti della Ue? Appunto la Grande Crisi, si potrebbe rispondere. E com’è che allora siamo anche diventati i più intolleranti nei confronti di rom, musulmani ed ebrei? Noi che ci siamo sempre pensati come aperti, ospitali , non razzisti? La questione è seria e le istituzioni, i partiti, le organizzazioni culturali dovrebbero cercare di dare risposte all’altezza. Non lo faranno: qui di seguito, comunque, alcuni numeri che spiegano perché invece dovrebbero farlo.
L’americano Pew Research Center ha appena effettuato un sondaggio per misurare le opinioni sull’Europa nei sei maggiori Paesi della Ue più l’infelice Grecia. Nell’ultimo anno, nel quale la crisi è andata attenuandosi, in tutti i Paesi considerati il «sentimento verso il progetto europeo» è un po’ migliorato, meno che in Italia. Da noi, quest’anno ha una visione favorevole della Ue il 46% del campione: un incredibile 12% meno che nel 2013 . I greci, comprensibilmente, hanno nel complesso un’idea peggiore di Bruxelles: solo il 34% la apprezza. Ma, almeno, negli scorsi 12 mesi questa quota è aumentata, dell’1% . Anche in tutti gli altri Paesi la Ue ha riguadagnato un po’ di prestigio: in Polonia il favore è ora al 72% , in Germania al 66% , in Spagna al 50% , in Francia è salito dal 41 al 54% . Persino l’euroscettica Gran Bretagna è meno negativa dell’Italia sulla Ue: il 52% la vede bene, un miglioramento di nove punti in un anno. A una domanda meno generica — se l’integrazione economica europea abbia rafforzato l’economia del proprio Paese — gli italiani sembrano ancora più arrabbiati: solo il 9% risponde sì, rispetto all’11% del 2013 e al 22% del 2012 . In tutti gli altri Paesi, Grecia compresa, i sì sono di gran lunga una percentuale più alta, fino al 63% della Germania. Il risultato immediato si vedrà probabilmente alle elezioni europee della prossima settimana: l’Italia potrebbe essere il Paese in cui i voti anti-Ue — del M5S, della Lega, di Fratelli d’Italia, in parte di Forza Italia — saranno la quota più alta tra tutti i 28 della Ue. Pazienza: l’Unione europea, in fondo, si merita una strigliata democratica. Il problema vero è che lo spostamento verso l’antieuropeismo sembra il frutto di una confusione politica generale, nella quale non si crede più a una prospettiva europea ma nemmeno in una nazionale. Disorientamento che si rispecchia anche su un altro versante, sempre fotografato dallo stesso sondaggio di Pew. L’85% degli italiani ha un’opinione non favorevole dei rom, la percentuale più alta tra i sette Paesi interpellati; il 63% non vede bene i musulmani, la quota più alta tra i sette; e il 24% guarda male gli ebrei, e in questo siamo battuti solo dai polacchi (26%).
La crisi ha certamente approfondito questa scontentezza. Ma la confusione e il disorientamento cieco dovrebbero fare sorgere nella classe dirigente, a cominciare dai partiti, qualche interrogativo serio. Non basta chiedere voti per l’Europa a chi nell’Europa non crede più.