Luigi Ferrarella, Corriere della Sera 17/5/2014, 17 maggio 2014
«VOGLIAMO 3 MILIARDI DI EURO» TROVATO IL DIARIO DEL «LOBBISTA»
MILANO — Ci sono indagati che fanno la gioia dei loro inquirenti, e Sergio Cattozzo nell’inchiesta Expo pare essere proprio uno di questi. Autodefinitosi nell’interrogatorio «lobbista all’americana» per conto dell’imprenditore vicentino Enrico Maltauro, grazie alle conoscenze e relazioni politiche maturate negli anni di attività nella Cisl e poi nell’Udc ligure fino a 8 anni fa e adesso nell’Assemblea nazionale del Nuovo Centro Destra, già al momento dell’arresto l’8 maggio Cattozzo durante la perquisizione a casa aveva vanamente cercato di nascondere nelle mutande alcuni post-it, strappati di corsa da un’agenda, con una precisa contabilità delle somme di denaro già percepite o ancora da incassare presso Maltauro, che per parte sua ha cominciato a confermare di avergli dato quantomeno 350/400 mila euro.
Adesso si intuisce che quell’infortunio cartaceo non era estemporaneo, ma era l’infelice conseguenza di un curioso chiodo fisso: nelle mani della sezione di polizia giudiziaria della Procura è caduta anche una gran mole di appunti sulla sua attività di «lobby».
La mania del catalogo
Cattozzo, infatti, in questi appunti era solito catalogare meticolosamente non le presunte consulenze/tangenti che gli viene contestato di aver maneggiato insieme all’ex segretario dc e poi parlamentare di Forza Italia Gianstefano Frigerio, ma i propri appuntamenti, incontri, colloqui. Nella sua vita lavorativa era cioè una persona che ogni volta, in una sorta di database continuamente aggiornato della propria attività di «lobby», prendeva nota di chi aveva incontrato, indicava la data nella quale gli aveva parlato e faceva una sintesi del tema e a volte anche dei contenuti del colloquio. Una miniera — lo si può ben intuire — per i pm Claudio Gittardi e Antonio D’Alessio, che ora la stanno studiando per arrivare preparati al terzo interrogatorio di Cattozzo (uno con il gip e due con i pm) in programma all’inizio della settimana prossima.
Sogni su Finmeccanica
Interrogatori necessari anche per capire fino a che punto le indubbie capacità di manovra del tandem Cattozzo-Frigerio fossero sempre pari a quanto affermato nelle conversazioni intercettate e non fossero invece solo progettate, come ad esempio nell’intercettazione del 17 maggio 2013 in cui Cattozzo, per farsi una idea delle chance di entrare negli agognati «3 miliardi di euro» di appalti Finmeccanica, sprona Frigerio: «Io stavo pensando di fare un’operazione di questo genere (...): ma perché tu non metti in campo tutto il tuo prestigio con Gianni Letta e il presidente, e Primo (Greganti, ndr ) dall’altra parte parla con D’Alema o con chi cavolo vuole?».
Il ministro Galletti
Frasi del genere, peraltro, di per sé lasciano il tempo che trovano, come già verificato nei giorni scorsi in parecchi simili casi e come mostrato ancora ieri dal commento del ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti, alla lettura dell’intercettazione in cui Frigerio e Cattozzo progettavano «Cesa … prima ne parli a Cesa, poi vedi Galletti e poi al limite portiamo Alberto da Galletti e lo facciamo potenziare da Vito… nel frattempo studiamo .. se c’è un’operazione di commissariamento va bene...»: il ministro ieri a un convegno risponde «non conosco quelle persone, non mi ha mai cercato nessuno, non conosco quei cognomi».
Greganti e il Senato
A proposito del «compagno G» dei tempi di Mani Pulite, la risposta della Procura milanese al presidente del Senato Pietro Grasso, che chiedeva lumi alla luce delle anticipazioni giornalistiche sui suoi ingressi parlamentari (c’è anche un senatore che afferma di averlo visto), è stata quella scontata perché implicita già nelle informative depositate della GdF: Greganti si recava quasi ogni mercoledì a Roma, spesso in zona Parlamento, gli inquirenti si sono ben guardati dal fare controlli agli ingressi o dentro gli ingressi del Senato, ma è lo stesso Greganti che il 19 febbraio al telefono intercettato dice a Cattozzo di essere appena uscito dal Senato, circostanza in effetti compatibile con il fatto che il suo cellulare agganci la stessa cella telefonica di Palazzo Madama.
Confindustria Vicenza
Mentre anche Enrico Maltauro, che nel primo interrogatorio segretato non ha affrontato alcun capitolo politico, sarà reinterrogato dai pm, il presidente di Confindustria Vicenza, Giuseppe Zigliotto, ha incontrato il presidente dell’impresa Maltauro, Gianfranco Simonetto, dal quale ha ricevuto l’autosospensione dell’azienda dal rapporto associativo. «Non possiamo accettare — spiega Zigliotto — che questi fatti possano ancora avvenire, e dall’azienda, oltre all’assoluta condanna, ci aspettiamo decise azioni. Da parte nostra valuteremo se dotarci di modifiche statutarie che rendano ancora più incisivo il ruolo che l’Associazione può svolgere per evitare che possano ripetersi in futuro casi analoghi, soprattutto perché riguardano un imprenditore già coinvolto oltre vent’anni fa» nello stesso genere di situazioni illecite.