Chiara Beria Di Argentine, La Stampa 17/5/2014, 17 maggio 2014
IL POSTO DELLE FRAGOLE DI EMANUELE E PAOLA
Il loro posto delle fragole i fratelli Emanuele e Paola Visigalli l’hanno inventato su un terreno povero dei loro genitori nell’Oltrepò Pavese. Malbosca, Rivanazzano Terme, lontano dalla Milano ancora una volta soffocata da veleni e parassiti. In una serra di 1.800 metri quadri scopro la buona scommessa di Emanuele e Paola: 16 mila piantine rifiorenti di fragole, varietà Charlotte e Albion che, coltivate fuori suolo con il sistema di lotta integrata (semplificando: niente chimica ma insetti «buoni» come gli Orius Laevigatus e il Phytoseiulus persimilis predatori di tripidi e ragnetti rossi) danno ottimi e profumati frutti.
Sostiene Paola: «La crisi c’è ma non serve non reagire aspettando che passi un treno. Lavoro ci sarebbe per tutti. Esempio: ho chiamato lo spazzacamino e lui mi ha risposto che ha una lista d’attesa di almeno 3 mesi. Se fossi disoccupata lo farei io visto che nella nostra zona tutti hanno una stufa o un camino da pulire! Il lavoro bisogna inventarselo». Spiega Emanuele: «Ho lavorato 4 anni all’estero. A Manchester e poi ad Anversa dove viveva la mia compagna. Ma volevamo tornare a Rivanazzano come mia sorella che da anni lavorava a Milano. Però l’idea era di fare qualcosa d’innovativo. E’ stato un nostro conoscente di Volpedo a consigliarci le fragole perché sono richieste 365 giorni l’anno. Paola ha fatto una ricerca di mercato e si è occupata della parte commerciale; io sono andato in Olanda a imparare come sono le coltivazioni fuori suolo. L’inizio è stato difficilissimo, ho dovuto anche ipotecare la mia casa, ma i risultati li stiamo avendo. Con i primi guadagni abbiamo pagato tutti, ora reinvestiamo. Rimpianti? Zero. Solo di non aver cominciato prima».
Emanuele Visigalli 38 anni e la sorella Paola di 2 anni minore; entrambi laureati in Economia e commercio alla Cattolica (Paola a Milano, Emanuele a Piacenza) non sono i protagonisti della trita favoletta - tutta teoria, niente zappa - sul ritorno alla campagna. I Visigalli, per ora, non possono permettersi assunzioni. Quindi, alla faccia del posto fisso («Sono scelte che devi fare senza pensarci troppo altrimenti vedi solo gli aspetti negativi», dice Paola che ha lasciato una promettente, ma stressante carriera in uno studio di tributaristi mentre Emanuele lavorava prima in Accenture, famosa società di consulenza direzionale e, poi, come importatore di vini ad Anversa) ogni giorno, anche il sabato e la domenica e per 12, 13 ore lavorano nella loro serra. Scenario. Sulle canaline a 1 metro e mezzo dal suolo, in sacchi contenenti fibra di cocco e perlite, crescono le fragole irrigate con i sali e le sostanze organiche che troverebbero nella terra. «Il picco è tra fine maggio e giugno; ora raccogliamo 50 chili di fragole al giorno», racconta orgoglioso Emanuele. «Le vendiamo a 6 euro il chilo; il nostro maggior cliente è un grossista di Voghera. Non conoscendo questo tipo di coltivazione all’inizio ci guardavano con scetticismo, ma la nostra politica di produrre cibo sano e pulito sta pagando. Già l’anno scorso dovevano mandare via clienti perché la domanda superava l’offerta», racconta Paola mamma di Luca, 4 mesi. Dalla metropoli alla campagna, dall’estero all’Italia, da manager single a coltivatori appagati.
Sostenuti dai genitori (Gianni, il padre, è un dirigente in pensione, la madre Andreina era insegnante) nel loro percorso all’inverso tra cento pratiche burocratiche e ostacoli normativi («Abbiamo leggi vecchie di 30 anni quando questi sistemi di coltivazioni non esistevano») i Visigalli hanno trovato un formidabile alleato in Mattia Canalis, un giovane tecnico di Scarnafigi (Cuneo) gran esperto di lotta integrata. «Mattia è un ragazzo sveglio, è sempre alla ricerca di nuove soluzioni per utilizzare al meglio il nostro impianto», dichiara Emanuele. Ogni 15 giorni da Bioplanet, la prima biofabbrica in Italia d’insetti e acari utili, arrivano a Malbosca dei barattoli con migliaia e migliaia di predatori. Emanuele e Mattia li lanciano sulle piantine di fragole. Morte ai parassiti, è la nuova agricoltura. Magari si potesse fare lo stesso in altri meno limpidi luoghi d’Italia!
Chiara Beria Di Argentine, La Stampa 17/5/2014