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 2014  maggio 17 Sabato calendario

PD, VIA ALL’ASSALTO ALLA TODINI “INOPPORTUNO MANTENERE ANCHE L’INCARICO IN RAI”


Come «un bravo soldato», Luisa Todini aspetta «ordini». Nel frattempo, di lasciare non ci pensa proprio. Destreggiandosi tra la poltrona di presidente di Poste Spa (stipendio 238 mila euro lordi) e quella di consigliere di amministrazione della Rai (altri 66 mila). Certo, rivendicare la sua natura di donna «multitasking», come si definisce in un’intervista al Corriere della Sera, è sicuramente più elegante (oltre che conveniente) che ammettere di tenere i piedi in due staffe (con altrettanti stipendi) nell’Italia dell’era Renzi che pretende di cambiare verso.
Inaccettabile per il Partito democratico, che ieri ha notificato all’imprenditrice perugina il preavviso di sfratto. Con una nota congiunta e inequivocabile. «La scelta di Luisa Todini di mantenere doppio incarico e doppio stipendio alle Poste e alla Rai appare inopportuna», scrivono i senatori Francesco Verducci e Camilla Fabbri, insieme ai deputati Gero Grassi, Lorenza Bonaccorsi, Antonio Misiani, Nicodemo Oliverio e Sandra Zampa. Nomi che rappresentano, a voci unificate, tutte le correnti del Pd. D’altra parte, se alle critiche avanzate due giorni fa, proprio sulle colonne de La Stampa, da Michele Anzandi, componente della commissione di Vigilanza sulla Rai, la Todini ha replicato ieri su quelle del Corsera sottolineando che Anzaldi non è il Pd, difficilmente potrà ora sostenere la stessa tesi dinanzi al muro comune eretto da Largo del Nazareno. Da dove è partito un messaggio chiaro: «Il nuovo corso avviato dal governo nelle aziende pubbliche mal si concilia con la moltiplicazione delle poltrone». Se non è un ordine poco ci manca. «E’ vero, io non sono il Pd, ma sul rispetto delle leggi il Partito democratico è unito come una testuggine per usare un termine caro alla parte politica della Todini - si prende la rivincita proprio Anzaldi -. Il punto è che quella del cumulo degli stipendi è un nodo insormontabile, come dimostra il fatto che, spontaneamente, un gruppo di miei colleghi di partito ha deciso di intervenire per evitare sul nascere qualunque equivoco su questa vicenda».
L’affondo del Nazareno non finisce qui. Nel mirino dei parlamentari del Pd finiscono altri passaggi dell’intervista della Todini. «Sorprende che l’incarico di presidente delle Poste, un colosso da 140 mila dipendenti, sia sminuito come una sorta di funzione onorifica - prosegue la nota congiunta -, così come risulta quantomeno sospetto il ragionamento secondo cui il ruolo in Rai è strategico e delicato, ma in caso di scelta Todini opterebbe per Poste, dove la remunerazione è maggiore». Insomma, per il «bravo soldato» potrebbe suonare la ritirata. D’altra parte se per sua stessa ammissione l’imprenditrice, già eurodeputata di Forza Italia si dice «a disposizione» e pronta a farsi da parte («se me lo chiedono»), l’ordine atteso sembra essere già arrivato.

Antonio Pitoni, La Stampa 17/5/2014