p.bar., La Stampa 17/5/2014, 17 maggio 2014
PRIVATIZZAZIONI, SUL MERCATO IL 40% DI POSTE E IL 49% DI ENAV
Il piano di privatizzazioni del governo entra nel vivo. Ieri il Consiglio dei ministri ha dato semaforo verde a due decreti che fissano i criteri per il collocamento del 40% delle Poste e del 49% dell’Ente nazionale di assistenza volo (Enav). L’obiettivo è raccogliere circa 5,8 miliardi di euro da destinare alla riduzione del debito pubblico in linea con le raccomandazioni della Commissione europea.
Per entrambe le società non vengono date indicazioni sui tempi, ma una nota di palazzo Chigi spiega che le cessioni potranno essere effettuate anche in più fasi, attraverso un’offerta pubblica di vendita (Opv) rivolta agli investitori istituzionali e al pubblico. Sia per Poste che per Enav si prevede di favorire la partecipazione all’offerta dei dipendenti con forme di incentivazione particolari come quote riservate dell’offerta, prezzi scontati e modalità particolari di finanziamento.
Secondo indiscrezioni l’Opv delle Poste da sola varrebbe tra i 4,5 ed i 5 miliardi di euro valorizzando il gruppo 10-12 miliardi. In un primo momento si pensava di partire già entro l’estate, ma poi il cambio di governo e quello successivo dei vertici della società, ha rallentato le procedure e molto probabilmente tutto slitterà a dopo le vacanze. Una quota del 50-60% dovrebbe andare agli investitori istituzionali, un 5% ai dipendenti e la parte restante dovrebbe essere invece destinata al canale retail, con un occhio di riguardo per i 5 milioni di titolari di conto corrente postale ai quali saranno riservate forme particolari di incentivazione.
Il ruolo dei 144mila dipendenti potrebbe ricalcare l’esempio della privatizzazione delle poste tedesche dove ora nel consiglio di amministrazione siede anche un rappresentante dei lavoratori. La Cisl, il sindacato più rappresentativo delle Poste, si aspetta che queste azioni vengano assegnate gratuitamente ai dipendenti in forma collettiva. «Questa è una battaglia che la Cisl persegue da anni e che ora finalmente, grazie alla nostra insistenza, diventerà realtà – ha commentato Raffaele Bonanni -. Le Poste sono l’azienda più adatta per sperimentare in Italia forme di democrazia economica ed una governance fondata sulla partecipazione dei lavoratori al capitale per l’indirizzo ed il controllo delle scelte del management».
Per quanto riguarda l’Enav, oltre all’opzione opv, il decreto prevede anche la trattativa diretta da realizzare attraverso procedure che evitino conflitti di interesse. La delibera del cdm indica comunque l’offerta pubblica quale percorso prioritario da seguire, «in presenza di un adeguato contesto di mercato». In questo caso il Tesoro punta ad incassare all’incirca 1 miliardo di euro, a fronte di una società valutata 1,8-2 miliardi. «Enav è un’azienda sana e pronta a qualsiasi sfida, compresa la quotazione in Borsa» ha commentato ieri l’ad, Massimo Garbini.
Per raggiungere gli obbiettivi che il governo si è dato, il piano di privatizzazioni non si può però certo fermare a Poste ed Enav. Tra l’altro nell’ultimo Documento di economia e finanza il ministro dell’Economia Padoan ha alzato dallo 0,5 allo 0,7% del Pil l’obiettivo annuo di introiti da privatizzazioni per gli anni 2014-2017 allo scopo di centrare meglio i target di riduzione progressiva del debito imposti dal Fiscal compact. Nei prossimi mesi, come aveva già indicato il governo Letta, il Tesoro dovrà così procedere ad altre cessioni: nella lista ci sono Eni ed STMicroelectonics, società come Sace, Fincantieri, Cdp Reti controllate indirettamente attraverso la Cassa depositi, e Grandi Stazioni del gruppo Fs.
p.bar., La Stampa 17/5/2014