Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2014  maggio 17 Sabato calendario

IL FARAONE, UNO E TRINO


Ha sempre detto che a Roma si sente come a casa (Il Cairo) e che l’Italia è un mercato interessante per fare business. E che, una volta conclusa l’esperienza in Wind a fine 2010, se avesse potuto sarebbe tornato alla carica e investito ancora. Ora, Naguib Sawiris, terzo uomo più ricco d’Egitto, 11esimo del continente africano e 619esimo su scala mondiale come riferisce la bibbia Forbes (nel 2013 era però 589esimo) con un patrimonio personale stimato in 2,9 miliardi di dollari, fa addirittura tris.
E si appresta a bissare la presenza a Piazza Affari affiancando Italiaonline a Dada. Certo, quando era patron di Wind, Sawiris doveva gestire ben altri numeri e avrebbe dovuto gestirne di ancor più rilevanti qualora fosse riuscito a rilevare una quota di Telecom. Tuttavia la sua passione per l’Italia non si è affatto sopita.
Dopo avere rilevato attraverso Libero.it l’altro portale Virgilio.it (da Matrix del gruppo Telecom) a metà 2012 e dopo avere preso il controllo, con opa, di Dada acquisita da Rcs Mediagroup nel 2013, ora il magnate egiziano è sbarcato anche in tv, affiancando Tarak Ben Ammar nel rilancio di Sportitalia, il canale tematico spento lo scorso anno dopo un doppio flop targato Bruno Bogarelli e Valter La Tona.
Un tris d’acquisizioni che dimostra la crescente attenzione dell’imprenditore - esponente di una delle famiglie più possidenti dello Stato nordafricano e con un forte ascendente sulla vita politica locale - per i media di nuova generazione.
Business sui quali si può scommettere anche in un mercato non particolarmente evoluto sul fronte infrastrutturale come quello italiano. Ma Sawiris, per formazione e approccio industriale, non è imprenditore che investe laddove non vede un ritorno strategico e finanziario.
Tra l’altro, seppure assolutamente aziende distinte, c’è un legame potenzialmente significativo tra la quotata Dada (hosting e registrazione di domini online, presente in mezza Europa) e Italiaonline che gestisce due dei principali portali del mercato, Libero.it e Virgilio.it, appunto. E non è da escludere in assoluto che prima o poi si possano studiare significative sinergie. Anche se, come emerso proprio in questa prima metà di maggio, l’intenzione del magnate egiziano e dei suoi manager di fiducia - nel caso di Italiaonline, Antonio Converti e Gabriele Mirra- è quella di sbarcare a Piazza Affari entro fine anno. Il mandato per gestire l’ipo della matricola che viaggia sui 100 milioni di ricavi (nel 2012 erano 69,7 milioni con un utile di 1,1 milioni) è stato affidato a Banca Imi e Barclays.
È ipotizzabile che venga quotata una fetta importante del capitale, almeno il 30%. Del resto, non sarà un problema per il management e le banche d’affari trovare sottoscrittori sul mercato retail visto che Libero.it è il primo portale nazionale con 2,65 milioni di utenti unici al giorno e 62,4 milioni di pagine viste, mentre Virgilio.it è il quinto player (alle spalle di Skype, Msn-Windows Live e Yahoo) con 1,63 milioni di utenti e 19,6 milioni di page view. Un bacino d’utenza notevole da sfruttare anche in chiave pubblicitaria, visto che il web è uno dei pochi media che reggono rispetto alla crisi conclamata degli investimenti in advertising. L’attenzione a questo genere di ricavi è dimostrato anche dal tentativo che nei mesi scorsi Sawiris ha fatto per rilevare la traballante Seat Pagine Gialle oggi finita nel mirino dei soci di Dmail, Antonio Percassi e Vittorio Farina.
Quando sbarcherà al segmento Star, Italiaonline sarà l’azienda più rilevante in termini di giro d’affari del business italiano del tycoon egiziano. Dada, infatti, dopo la cessione di parte delle attività a Buongiorno, si è ridimensionata e parecchio. A fine 2013, infatti, fatturava 75,3 milioni (-11% rispetto al 2012), con un ebitda di 10,2 milioni e una perdita di 1,3 milioni rispetto al saldo positivo di 900 mila euro dell’anno precedente a fronte di una posizione finanziaria netta negativa per 30,9 milioni. A gestire Dada c’è uno degli uomini da sempre più vicini a Sawiris, ovvero Khaled Bishara, a lungo top manager di Wind, che nell’azienda fiorentina rilevata da Rcs è presidente affiancato dall’ad Claudio Corbetta.
La terza sfida del Faraone egiziano in Italia è, come anticipato da MF-Milano Finanza lo scorso 7 maggio, il rilancio in grande stile dell’emittente Sportitalia assieme al nuovo alleato, l’imprenditore e finanziere franco-tuniniso Ben Ammar. Sawiris poco più di un anno fa è entrato nel capitale di Prima Tv, la società che gestisce l’infrastruttura televisiva del canale ha per alcuni anni, sia sul digitale sia sul bouquet di Sky Italia, ha avuto buoni ascolti e una discreta visibilità. Dal 2 giugno, il tandem d’investitori proveniente dal Nordafrica (area geografica per altro già presidiata da Ben Ammar con Nessma Tv), affiancati dal giornalista sportivo Michele Criscitiello, tornerà sugli schermi. Più agguerrito che mai. Partendo sempre dal digitale terrestre (per il momento, canale 153, ma a breve si cercherà una migliore collocazione sul telecomando) e poi sempre sulla pay tv di Rupert Murdoch, il tycoon al quale da tempo Ben Ammar è vicino e di cui è consigliere (come per Silvio Berlusconi). L’emittente proverà a cambiare i canoni dell’informazione sportiva puntando, senza avere diritti esclusivi, sulla diretta e sul commento di tutti gli eventi italiani ed esteri. E guardando con attenzione ai cosiddetti sport minori, al business digitale, al web e sull’e-commerce (ecco la liaison con i portali Libero.it e Virgilio.it).
Ma come ha già più volte fatto intendere, il Faraone non disdegnerebbe un ritorno al primo amore. Con una Telecom Italia divenuta public company, Sawiris potrebbe tornare alla carica e fare shopping. Del resto, il futuro della comunicazione va verso l’integrazione e si chiama media-company.

Andrea Montanari, MilanoFinanza 17/5/2014