Alessandra Ricciardi, ItaliaOggi 17/5/2014, 17 maggio 2014
EXPO, A CANTONE ARMI SPUNTATE
La prima delibera che ha firmato riguarda se stesso. In attesa che vengano scelti gli altri 4 componenti del collegio di presidenza, Raffaele Cantone, il magistrato nominato presidente dell’Anticorruzione e a cui il premier Matteo Renzi ha chiesto di vigilare anche sull’Expo 2015, ha disposto che potrà firmare da solo tutti gli atti dell’autorità che guida. Le norme che prevedono che le delibere siano assunte a maggioranza dei 2/3 dei componenti si intendono «transitoriamente» superate. Una decisione assunta dopo l’interlocuzione con il ministro della funzione pubblica, Anna Maria Madia, competente per la nomina dei commissari mancanti, nomina che «non avverrà in tempi brevi». Del resto, in caso contrario tutta l’attività dell’Anticorruzione si bloccherebbe. Per non parlare del nuovo incarico per i lavori dell’Expo, su cui ieri Cantone è intervenuto duramente: «Senza poteri speciali, io non vado a Milano a fare gite», ha detto Cantone. Un messaggio chiaro a Renzi, che della riuscita dell’Expo vuole fare la bandiera della riuscita del governo: se i poteri straordinari non arrivano, Cantone è pronto a lasciare.
E non c’è in ballo solo l’Expo, c’è tutta l’attività ordinaria dell’Autorità che rischia di restare fortemente compromessa: ci sono le funzioni di prevenzione e vigilanza nelle pubbliche amministrazioni, le ispezioni su esposti, i controlli d’ufficio, le richieste di chiarimenti di tutte le amministrazioni da evadere. In aggiunta alla prevenzione e alla lotta alla corruzione, il magistrato di Cassazione ha ereditato dalla vecchia Civit di brunettiana memoria anche le funzioni di indirizzo e garanzia della trasparenza degli uffici pubblici. Per tutto ciò a Cantone devono bastare i neanche 30 dipendenti, molti dei quali in comando da altri enti, che la struttura ha ad oggi in dotazione. «La decisione, apparentemente coerente, di riportare sotto la guida del presidente Cantone e dell’Autorità nazionale il controllo e la prevenzione di casi di corruzione nell’Expo avviene in una condizione di estrema debolezza in cui versa l’Autorità e, in generale, per il complesso normativo in cui la stessa Authority deve muoversi», scrivono in un’interpellanza urgente i deputati di M5s che hanno chiesto al presidente del consiglio di chiarire in parlamento come intenda muoversi per rafforzare la struttura.
«Non ho intenzione ne voglia di fare gite milanesi, allo stato non c’è possibilità che l’Autorità si occupi delle vicende relative all’Expo», ha scandito ieri Cantone parlando a Napoli. «La presenza dell’Autorità, ha un senso se abbiamo strumenti di controllo ad hoc e se si impone alle società private di seguire le norme di trasparenza». Devono essere «poteri specifici transitori, che riguardino solo quell’evento e che non sminuiscano l’indipendenza dell’Autorità». Ma senza non si va avanti. «È più facile l’antimafia dell’anticorruzione perché nel primo caso, a controlli approfonditi risultano infiltrazioni, mentre nel secondo caso è impossibile perché c’è uno scambio alla pari», ha aggiunto il magistrato. «Le frasi di Cantone sono dure ma è difficile dargli torto», ammette il presidente della commissione bilancio della camera, il pd Francesco Boccia. Sulla lotta alla corruzione, Cantone non si aspetta affatto un aiuto dal ddl Grasso che è in via di approvazione al senato.
Quello che sta accadendo in parlamento è «un fatto gravissimo. Avremo l’ennesima legge spot e sarà approvata perché ormai c’è un gruppo politico in grado di stabilire che quella legge va varata, ma non avrà nessuna efficacia sul piano concreto». Entrando nel merito, Cantone ricorda che si modifica «per l’ennesima volta la norma sulla concussione, si prova a intervenire sulla prescrizione e si pensa a un falso in bilancio che non ha alcuna efficacia né efficienza».
La norma sull’antiriciclaggio? «Così come scritta in senato, è inapplicabile perché prevede che ci sia nocumento all’economia, meccanismo assolutamente vago». A stretto giro la replica del presidente del senato, Pietro Grasso, primo firmatario del ddl sotto accusa. «Ho presentato il mio disegno di legge», spiega Grasso,«più di un anno fa, nel mio unico giorno da senatore. La mia proposta sull’autoriciclaggio è completamente diversa, anche nei comportamenti sanzionati, rispetto a quella del testo in discussione oggi e che accorpa le proposte di tutti i gruppi. Non potrò però intervenire in alcun modo sul testo, visto il mio ruolo di presidente».
Alessandra Ricciardi, ItaliaOggi 17/5/2014