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 2014  maggio 17 Sabato calendario

LE DUE «BOLLE» CHE SPAVENTANO I MERCATI: IL MATTONE DEL NORD EUROPA E I JUNK BOND


«Quando vado in giro tra gli investitori, l’atmosfera è quasi surreale: sembra che i fondamentali economici non interessino più». È un po’ sconsolato l’economista di una banca italiana, nel constatare che negli ultimi mesi gli investitori di tutto il mondo comprano azioni e bond in Europa senza soffermarsi più di tanto sulla realtà di un’economia che ancora fatica. Due giorni fa la doccia fredda dei dati sul Pil ha riportato i mercati con i piedi per terra, ma solo per un giorno: già ieri gli investitori sono tornati a comprare Europa. Perché, nonostante tutto, l’economia piano piano cresce. Perché la liquidità in giro è tanta. Perché la Bce qualcosa farà. Perché i rendimenti sono bassi ovunque, dunque da qualche parte tutti questi soldi bisogna pur metterli.
Eppure dietro l’angolo si nascondono varie insidie in Europa. Piccole o grandi bolle speculative, gonfiate dalla stessa liquidità che oggi dona tanta euforia ai mercati finanziari. Preoccupano le bolle immobiliari in Gran Bretagna, Norvegia e Svezia. E desta qualche apprensione anche l’incredibile boom delle obbligazioni aziendali, a partire da quelle poco affidabili. E anche la Cina è, da alcuni, guardata con crescente timore. Insomma: mentre i mercati si gongolano nel Bengodi della liquidità e dell’ottimismo, sono tanti gli squilibri o le bolle che potrebbero – presto o tardi – svegliare tutti dal torpore.
IL BALLO DEL MATTONE
Gli ultimi otto anni sono passati alla storia per lo scoppio di molte bolle immobiliari. I prezzi delle case – secondo le serie storiche della Fed di Dallas – dal 2008 a fine 2013 in Spagna sono scesi del 28%, negli Usa del 4,6%, in Italia del 15,5%, in Irlanda del 38,5%. Nello stesso tempo però altre bolle immobiliari si gonfiavano indisturbate: dal 2008 i prezzi delle case sono cresciuti in Norvegia del 34,24% (l’incremento diventa del 91% se si prendono 10 anni) e sono lievitati del 16% in Svezia. Secondo le statistiche di Nationwide, i prezzi delle case in Gran Bretagna sono cresciuti del 10% solo nell’ultimo anno.
Da tempo la Banca centrale d’Inghilterra lancia l’allarme per questa bolla immobiliare, che rischia di scoppiare con potenziali conseguenze negative sulle banche. Eppure la stessa Banca d’Inghilterra non fa nulla per frenare gli eccessi. Queste bolle scoppieranno? Nessuno lo sa. Ma il punto è un altro: il sistema finanziario di questi Paesi sarebbe in grado di tollerare un eventuale crollo immobiliare? E il sistema economico? Si pensi che in Svezia il debito delle famiglie – secondo la Bce – è pari al 150% circa del reddito disponibile e in Gran Bretagna al 130% circa.
ALTI RISCHI, BASSI RENDIMENTI
C’è poi un’altra potenziale bolla, che potrebbe prima o poi disturbare la tranquillità dei mercati: quella delle obbligazioni aziendali ad alto rischio (i cosiddetti «junk bond», titoli spazzatura). Logica vorrebbe che ad alto rischio corrispondesse un alto rendimento. Ma ormai non è più così: la ricerca di guadagni, nel mare dei tassi bassissimi, ha indotto gli investitori a comprare così tanti «junk bond», che anche i loro rendimenti sono scesi sui minimi storici.
Eppure gli investitori continuano a comprare, come se il rischio non contasse più nulla. «Non hanno scelta – osserva il gestore di un hedge fund –. Tutti alzano l’asticella dei rischi tollerabili, perché è l’unico modo per avere rendimenti decenti». La domanda è così abbondante, che le società meno affidabili quest’anno hanno emesso obbligazioni «spazzatura» per un ammontare record: 44 miliardi di dollari solo ad aprile (rileva Fitch).
LE ALTRE INCOGNITE
Ma anche altri anfratti dell’Europa mostrano criticità. Prendiamo l’Olanda, Paese ritenuto «sicuro». Eppure la bolla immobiliare degli anni scorsi ha lasciato famiglie con un debito pari al 250% del Pil: «La correzione del mercato immobiliare – osserva Luca Mezzomo, economista di Intesa Sanpaolo – ora sta avendo ripercussioni sui bilanci delle banche». Poi c’è l’Austria, altro Paese «forte». Eppure le sue banche sono così esposte sui Paesi dell’Est, che eventuali nuove turbolenze metterebbero in ginocchio l’intero Paese. Insomma: nonostante il grande ottimismo, di possibili «disturbatori» ce ne sono tanti dietro le quinte in Europa. Forse resteranno silenti. O forte si trasformeranno nei nuovi focolai di una crisi che cambia faccia continuamente. Nessuno lo sa. Nel dubbio... tutti comprano.
m.longo@ilsole24ore.com

Morya Longo, Il Sole 24 Ore 17/5/2014