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 2014  maggio 16 Venerdì calendario

IL DIVERSO DESTINO DI JILL E NATALIE

Sono state licenziate nello stesso giorno e sono diventate un caso di quote rosa alla rovescia e di "sessismo nei giornali". Natalie Nougayrède, 46 anni, è stata licenziata da direttore di Le Monde, il più influente quotidiano francese, dopo appena un anno di incarico. E questo, già da solo, era un caso.
A ruota, a distanza di poche ore (che l’editore abbia preso la palla al balzo?) è arrivato il licenziamento di Jill Abramson dalla direzione del New York Times: era stata la prima donna alla guida del più prestigioso quotidiano del mondo in 160 anni dalla fondazione. E così uno più uno non ha fatto due, ma mille, amplificando la notizia all’inverosimile, con l’accento posto principalmente sul fatto che erano donne.
Ora, intendiamoci. Che le redazioni dei giornali siano uno dei luoghi più sessisti del pianeta (forse seconde solo al miglio quadrato della City di Londra), è un dato di fatto. Ai giornalisti maschi non piace avere una donna come capo. È assodato. È una questione di cultura, di mentalità, di consuetudini dure a morire. C’è una sorta di consociativismo goliardico da cui la donna è un animale estraneo. I vecchi cronisti andavano a bere whisky insieme, dopo la chiusura. Durante il derby l’ufficio centrale è praticamente paralizzato.
La domenica la riunione di redazione si fa con la televisione accesa, sul muto, ma al gol c’è sempre qualcuno che salta sulla sedia e chiede di alzare il volume e tutte le teste girano sulla moviola. Particolari si dirà, piccole manifestazioni esteriori, ma rendono bene l’idea di cosa sia una redazione di giornale, specialmente di quotidiano.
Aggiungete a questo che le redazioni dei giornali sono animali complessi, dove è necessaria una continua mediazione e avrete il quadro completo: le donne, normalmente, sono meno inclini all’inciucio e prendono le cose più di punta. Sono più pratiche e meno "paracule" e per questo spesso la pagano.
Ma torniamo a Jill Abramson e Natalie Nougayrède. Le hanno messe insieme, come due episodi di sessismo, ma sono due casi totalmente diversi. Se un direttore di giornale viene licenziato, significa che il giornale va male. Squadra che vince non si cambia. I numeri sono il miglior alleato di chiunque sia alla guida di un’azienda. E i giornali non fanno eccezione: sono aziende e chi le possiede non gode affatto quando perde soldi, specialmente se è un editore puro, cioè uno che pubblica giornali per venderli e non solo come strumento di potere.
Le Monde va malissimo. La direzione di Natalie, accolta all’inizio con un favore dell’80 per cento, era sembrata a qualcuno il coniglio dal cilindro. Niente da fare: ha continuato a perdere copie, in un’emorragia di copie inarrestabile. Dai racconti pare che la direttore non sia mai riuscita a prendere in mano la redazione, che fosse troppo autoritaria, che non sapesse mediare. E qui torniamo al discorso di cui sopra.
A Le Monde nelle ultime settimane ben 7 capiredattori su 11 hanno dato le dimissioni. Una forma di ammutinamento a cui è seguita la protesta per la decisione di spostare 57 giornalisti (su un totale di 400) dalla carta stampata all’edizione online. In verità è stato l’editore a chiedere il trasferimento dei 57 giornalisti e Nougayère non ha saputo gestire la cosa. Un capro espiatorio senza esperienza nel gestire il conflitto interno. Ma se avesse avuto i numeri dalla sua, sarebbe stato ben difficile farla fuori dopo 15 mesi.
Diverso il caso di Jill, una pallutissima, che aveva dalla sua risultati economici brillanti: secondo quanto scrive Vox.com   nel primo trimestre dell’anno il NYT ha aumentato il fatturato del 2,6 %, le entrate pubblicitarie sono salite del 3,4% e dopo l’introduzione del paywall (il portale del sito a pagamento) le entrate sono salite a 390 milioni di dollari con un utile di 22 milioni.
Ma stando a quanto scrive il New Yorker è stata licenziata perché ha iniziato a protestare quando ha scoperto che il suo stipendio era molto inferiore a quello del suo predecessore, Bill Keller. Un portavoce dell’editore ha smentito, dicendo che guadagnava di più per motivi di anzianità, ma sembra una patetica balla. Se le cose stanno proprio così questo diventerà un caso di sessismo da studiare a scuola.
A me rimane una curiosità: cosa avrebbe fatto un uomo al posto di Jill Abramson?