Enrico Franceschini, la Repubblica 16/5/2014, 16 maggio 2014
LA SMART RACCHETTA PRONTA PER NADAL
LONDRA
Tutti vorrebbero poter giocare a poker con un asso nella manica. Da ieri si può giocare a tennis con un asso nel manico. Della racchetta, ovviamente: dotata per la prima volta di un computer in grado di calcolare potenza, angolazione, velocità ed effetto di ogni colpo, oltre a un sacco di altre informazioni utili che il giocatore, rientrato negli spogliatoi, può scaricare attraverso Bluetooth sul suo telefonino o tablet per apprendere dove e perché ha sbagliato, come migliorare, in che modo battere un avversario. Dopo lo “smart phone”, arriva dunque la “smart racquet”, la racchetta intelligente. Non bisognerà aspettare molto per vederla in azione: Rafa Nadal, secondo il Daily Telegraph, la impugnerà a Wimbledon, se non prima, altri campioni come Jo-Wilfried Tsonga e la vincitrice dell’ultimo Open di Australia Li Na l’hanno già testata, vari loro colleghi sarebbero interessati a farlo.
Potrà valersene anche qualunque tennista dilettante, disposto a spendere circa 390 euro: il prezzo a cui la Connected Racquet (questo il nome ufficiale) è stata appena messa in vendita dal suo ideatore, l’azienda francese Babolat, che la stava sperimentando da un decennio. Dice Eric Babolat, l’amministratore delegato della società, al quotidiano londinese: «Per me è incredibile che il numero uno del tennis mondiale sapesse finora così poco dello sua racchetta. Nessuno crederebbe che un pilota di Formula Uno non conosce velocità, potenza e altre caratteristiche dell’auto che guida. Lo stesso vale per lo strumento con cui tennisti fanno volare la pallina. Ma ora della loro racchetta possono sapere tutto quello che vogliono».
Funziona così: sensori e chip digitali inseriti nel manico collezionano ogni genere di dati, dalla potenza del diritto o del rovescio, all’angolazione in cui viene colpita la palla, allo “spin” che le viene impresso, al numero totale di colpi in relazione al tempo giocato, e misurano anche resistenza, tecnica, consistenza, energia. Interpellato dal Times, commenta Mark Petchey, ex-allenatore del numero 4 del mondo Andy Murray: «Questa tecnologia ha il potenziale di cambiare i metodi di allenamento. Analizzando i dati di più partite sarà possibile determinare se un giocatore usa troppa o troppo poca varietà di colpi, se è troppo difensivo o non utilizza al meglio i suoi punti di forza». Ci sarà insomma una risposta scientifica al perché un servizio è finito fuori o una smorzata è caduta in rete. La Babolat prevede che alcuni dei più forti giocatori del mondo cominceranno a usarla presto, dopo che è stata approvata dalla Federazione Internazionale Tennis. L’unico divieto è trasmettere le informazioni dalla racchetta al giocatore (o al suo allenatore) durante una partita. Ma l’asso nel manico può risultare utile anche dopo, negli spogliatoi.
Enrico Franceschini, la Repubblica 16/5/2014