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 2014  maggio 16 Venerdì calendario

L’AVANZATA DI GRILLO MASANIELLO


Il duello tra Renzi e Grillo è anche uno scontro tra Nord e Sud. Gli ultimi dati disponibili in vista delle europee registrano un’avanzata di Grillo nel Sud e, quasi parallelamente, un incremento di consensi per Renzi nel Nord. Tanto che i due contendenti stanno cercando di incrementare la loro presenza proprio dove più si manifestano i segnali di debolezza.
Se le previsioni fossero confermate, si proporrebbe un forte dualismo tra un Sud movimentista e un Nord governativo. Un Meridione di lotta e un Settentrione di governo.
Sono tante le condizioni che potrebbero favorire una (piccola o grande) slavina del nuovo Masaniello e della sua rivolta contro uno stato che nel Sud «non si è mai visto, che ha fatto solo cattiverie e che si manifesta con un poliziotto antisommossa o con una cartolina nella buca della posta».
Primo. L’assenza di un’offerta politica centrista e filogovernativa che da sempre ha raccolto e incanalato i consensi meridionali. Un voto moderato e «ministeriale», come si diceva ai tempi della Dc, vicino ai partiti che gestivano il potere, e che assumeva spesso le vesti del voto di scambio e clientelare. Perché i partiti di governo potevano assicurare, più di quelli all’opposizione, benefici di varia natura: risorse economiche, posti di lavoro, l’inclusione a vita nella miriade di società pubbliche e parapubbliche che costellavano (e ancora oggi costellano) il nostro Paese. E per la prima volta dopo venti anni, con il crollo del berlusconismo e lo spappolamento del centro-destra, non c’è un’offerta politica forte e credibile che possa federare e aggregare il voto nel Mezzogiorno.
Secondo. La crescita inarrestabile dell’astensionismo al Sud. Proprio in merito al non-voto il divario tra Nord e Sud ha ripreso ad accelerare, dopo anni in cui la tendenza era di segno opposto. L’astensione nelle regioni del Sud ha raggiunto il 33% nel 2013, rispetto al 20% del Nord e al 24% nel Centro, e la crescita ha avuto ritmi incalzanti (+34%) (D. Tuorto, Istituto Cattaneo). Un crollo della partecipazione soprattutto nei piccoli comuni, in cui le strutture organizzate dei partiti hanno ceduto, semmai ci fossero mai state, e nelle grandi città, dove la crisi economica ha messo in ginocchio le famiglie.
Se l’astensione cresce, è probabile che continui a erodere soprattutto l’area elettorale dei partiti di sistema. Dentro la marea montante del disincanto astensionista, di chi non trova nello Stato nessuna rassicurazione, il Masaniello-Grillo può facilmente pescare nuovi consensi.
Terzo. L’elevata mobilità dell’elettore meridionale. Un elettorato che fluttua, disponibile a muoversi a seconda dell’offerta politica, perché privo di fedeltà assoluta nei confronti di un partito e di un’appartenenza ideologica forte. Non ci sono subculture nel Mezzogiorno, non c’è un collante ideologico che tenga saldo il legame con i partiti, ma semmai un pragmatismo che porta talvolta a rincorrere la forza che appare vincente alle classi politiche locali, talaltra a simpatizzare con chi fa la voce grossa contro il potere. Le regioni del Sud sono dunque sempre state, in un modo o nell’altro, decisive per vincere.
E infine c’è la crisi economica, ancora fortissima nel Mezzogiorno, che favorisce il voto di protesta. Le indagini successive alle elezioni del 2013 mostrano infatti come gli elettori del Movimento 5 Stelle ritengano un’assoluta priorità l’impegno da parte del governo a ridurre le differenze di reddito e ad aumentare la protezione sociale. E si aspettino, più che gli elettori degli altri partiti, un costante peggioramento della situazione economica (Itanes 2014). E gli 80 euro di Renzi sono molto meno incisivi al Sud rispetto al Nord, perché il mercato del lavoro è in gran parte irregolare e sommerso.
È quindi per questo insieme di motivi che Grillo punta alle simpatie del Sud, e pronuncia frasi acchiappa-applausi come quelle del comizio di Napoli: «Se fossi stato napoletano avrei fischiato anch’io l’inno nazionale. Fratelli d’Italia, fratelli di chi? Di quelli che vi hanno portato i rifiuti tossici?» Mentre Matteo Renzi deve (giustamente) evocare altri argomenti, decisamente meno emotivi e molto poco pop, come l’uso dei fondi strutturali europei e la giungla delle astrusità che ci sta dietro. Le condizioni per l’esplosione del dualismo elettorale ci sono davvero tutte.
twitter@gualminielisa

Elisabetta Gualmini, La Stampa 16/5/2014