Roberto Giardina, ItaliaOggi 16/5/2014, 16 maggio 2014
SERIE TATORT, AL TOP DEGLI ASCOLTI
da Berlino
Un commissario cicciottello e un po’ imbranato, ha battuto i dati di ascolto alla Tv tedesca, superando quelli dell’incontro clou dell’anno Bayern di Monaco contro il Real Madrid. L’umiliante (per i tedeschi) semifinale della Champions League ha raggiunto, per l’esattezza, dodici milioni e seimila spettatori, «Der Hammer», il martello, l’ultimo caso del duo Thiel e Boerne, è arrivato a dodici milioni e 870mila.
E per fare un confronto, in una giornata normale, un telegiornale nell’edizione serale in media è seguito da dieci milioni di tedeschi. L’ultimo episodio non è stato neanche il più visto: nel marzo del 2013, furono sfiorati i 13 milioni di ascoltatori, con una quota d’ascolto del 34,1 per cento. Il massimo raggiunto da un «Tatort», la fortunata serie gialla iniziata nel lontano 1970, e che ha superato il migliaio di episodi.
Il titolo è una parola composta, da Tat, fatto, e Ort, luogo, cioè il luogo del delitto, e ogni domenica l’appuntamento con il giallo è fisso per i tedeschi. Ma durante la settimana, ogni giorno, su qualche rete, ne viene trasmessa una replica. Ogni Land, e quasi ogni città, ha un suo poliziotto, o coppia di investigatori, che indaga e risolve, ma non sempre, perché gli sceneggiatori cercano di essere realisti.
Frank Thiel, commissario, e +, medico legale, agiscono a Münster, una delle più gradevoli città di provincia della Germania, e il loro successo persino sul calcio, non dovrebbe poi importare molto, se non servisse a smentire qualche invincibile luogo comune sui tedeschi. Ai connazionali di Frau Angela si rimprovera di non avere senso dell’umorismo. Naturalmente, a torto. Lo hanno, ma diverso dal nostro e da quello britannico.
Più che indagare, Thiel e Boerne, coppia mal assortita, passano il tempo a prendere in giro se stessi, e dunque i tedeschi. Münster è un cittadina che, molto alla lontana, può essere paragonata a Torino: chiusa, moralista, e quindi ipocrita. Le auto sono quasi vietate, e tutti girano in bicicletta, ma non sono fanatici e pericolosi come i ciclisti berlinesi.
Thiel, interpretato da Axel Prahl, sempre mal vestito, è piombato da Amburgo, città disinibita, e, per i münsteriani, dai gusti volgari. Per tornare al calcio, fa il tifo per il Sankt Pauli, squadra anomala del quartiere a luci rosse anseatico, e che sventola bandiere con il teschio e le tibie dei pirati. Niente a che vedere con il milionario Bayern, infatti gioca in serie B. Il medico legale Boerne, reso da Jan Josef Liefers, è ricco, elegante, e inserito nella buona società locale, ha un’assistente nana con cui scambia battute assolutamente scorrette.
Il padre del commissario fa il tassista, fuma marijuana al volante, e un’altra aiutante del commissario è una ragazza di origine russa, un esempio della società multiculturale tedesca. Chi volesse capire la Germania dovrebbe seguire le avventure della coppia (giunta al 25simo episodio, il primo andato in onda nel 2002), ma è poco probabile che la serie venga comprata e doppiata dalla nostra Tv, appunto perché troppo teutonica.
Altri difetti sono la mancanza di sesso e di violenza eccessiva, ingredienti che vengono considerati essenziali per conquistare i telespettatori. A Münster perfino le vittime e gli assassini strappano sempre un sorriso. Magari a denti stretti.
Roberto Giardina, ItaliaOggi 16/5/2014