Oscar Bodini, MilanoFinanza 16/5/2014, 16 maggio 2014
L’UTILE DI INTESA BATTE LE ATTESE
«Siamo uno dei gruppi bancari più solidi del mondo e abbiamo una delle posizioni di liquidità più forti». Durante la conference call di commento ai risultati riportati da Intesa Sanpaolo nel primo trimestre dell’anno, l’ad Carlo Messina non usa mezzi termini per ribadire la solidità con cui la Ca’ de Sass è pronta ad affrontare la ripresa. «Abbiamo avuto un ottimo inizio d’anno, con risultati di qualità e un miglioramento della redditività», ha inoltre aggiunto il top manager, spiegando che «ora abbiamo 9 miliardi di euro di capitale in eccesso calcolato secondo i requisiti Global Sifi (istituzioni finanziarie considerate di importanza sistemica, ndr), anche se noi non siamo considerati tali, e un buffer di capitale da 15 miliardi in vista della asset quality review.
Inoltre abbiamo già completato nel 2013 il rimborso completo del Ltro». Una soddisfazione, quella di Messina, che trova giustificazione nei risultati comunicati ieri dalla Ca’ de Sass, dove spiccano un utile netto cresciuto del 64,4% anno su anno a 503 milioni di euro e una drastica riduzione del 58% trimestre su trimestre sul fronte dei flussi netti di crediti deteriorati. Conti che, ha spiegati Messina, «sono del tutto in linea con il Piano d’impresa al 2017», e che, pertanto, la banca è al momento «pienamente sulla strada per centrare i target indicati».
Lo stato di salute finanziario e patrimoniale di cui Intesa Sanpaolo oggi gode, frutto degli sforzi dell’ultimo triennio, induce Messina a mostrare sicurezza in vista degli stress test, che potrebbero penalizzare invece i competitor dei principali Paesi. «Rischiano di produrre situazioni difficili e dure soprattutto per le banche tedesche e francesi, che potrebbero andare incontro a situazioni analoghe a quelle che noi abbiamo sperimentato nel corso degli ultimi tre anni», ha infatti osservato Messina. In questo arco temporale, la Ca’ de Sass si è rimboccata le maniche e ha rafforzato la propria situazione patrimoniale, ha cancellato gli avviamenti e ha provveduto a restituire per intero quanto preso a prestito nelle due operazioni di finanziamento dell’Ltro. In questo senso, quindi, a parità di condizioni per gli stress test, Messina è convinto che chi si è rafforzato di più in questi ultimi anni ora ne raccoglierà i frutti, uscendo premiato con performance migliori dai test della Bce. Proprio alla Banca centrale europea, rispondendo alla domanda di un analista durante la conference call, Messina ha suggerito di sfruttare il Quantitative Easing e di agire sulla leva del cambio euro-dollaro. «Se il QE potesse riuscire a ridurre la forza dell’euro, se potesse indebolirlo, allora sì che potrebbe alimentare la crescita del Pil», ha infatti spiegato il numero uno della Ca’ de Sass riferendosi alla situazione italiana. «A mio parere», ha sottolineato ancora il top manager, «questo rappresenta il vero obiettivo che la Bce dovrebbe provare a conseguire: soltanto con un miglioramento del tasso di cambio» che porti a un rafforzamento del biglietto verde, «potremmo registrare una ripresa in grado di sostenerci nei prossimi trimestri».
Nel frattempo, Intesa Sanpaolo continua a sostenere l’economia reale, fronte su cui «sta prendendo slancio la domanda di mutui e prestiti da parte delle famiglie, più fiduciose anche perché lo spread tra Btp e Bund è calato nel corso dell’ultimo anno». Permane tuttavia una sostanziale «mancanza di domanda di credito da parte delle Pmi». I cavalli - per usare una perifrasi utilizzata un paio d’anni fa nella fase più acuta della crisi dal presidente del CdS di Intesa Sanpaolo, Giovanni Bazoli - continuano a non abbeverarsi alla fonte. Per giustificare la domanda di credito ancora fiacca da parte delle aziende, riferendosi a quelle a maggior capitalizzazione, Messina ha ricordato che queste ultime «hanno la possibilità di rivolgersi al mercato per fare raccolta». Un fattore che, di riflesso, ha determinato per la banca «un calo degli impieghi».
Risultati positivi sono arrivati da tutte le business unit con un apporto di utile ante imposte di 318 milioni dalla divisione retail Italia (+31% rispetto al primo trimestre 2013), 507 milioni da Fideuram private e Wealth management (+30%), 619 milioni dall’area Corporate e investment banking (-9% ma +8% escludendo l’attività di negoziazione) e 124 milioni dalle Banche estere (+44%). Quanto ai ricavi, complessivamente si sono attestati a 4,1 miliardi (+4,5% su fine 2013, stabili anno su anno) con interessi netti per 2,1 miliardi e commissioni nette per 1,5 miliardi. In forte frenata però il risultato dell’attività di negoziazione, pari a 151 milioni, contro i 454 milioni di un anno fa; stabile, invece, l’attività assicurativa con un risultato di 251 milioni. Al netto degli oneri operativi (2,08 miliardi) il risultato di gestione e’ stato in linea con quello di un anno fa a quota 2 miliardi.
Il ceo di Intesa Sanpaolo si è inoltre detto ottimista sulla possibilità di remunerare gli azionisti. «Non vedo alcun tipo di problema per pagare dividendi per le azioni ordinarie», ha detto il ceo parlando in conference call con gli analisti. «Le regole di Basilea 3 sono chiare al riguardo, quello che conta è il Common Equity ratio». Dunque, ha sottolineato il manager, «chi è in regola potrà soddisfare i suoi azionisti». Il piano di Intesa Sanpaolo prevede una crescente distribuzione di dividendi cash ordinari di circa 10 miliardi complessivamente per il periodo 2014-2017, di cui un miliardo nel 2014. «L’unico punto su cui ho bisogno di avere l’approvazione dei regolatori è la distribuzione del capitale in eccesso. Ma contando che siamo al 12,6% di common equity tier 1 considerando l’accantonamento pro quota della cedola non vedo nessun problema», ha voluto chiarire Messina, visto che in molti Paesi europei le autorità sono orientate a non permettere alle banche di destinare a dividendo una quota dell’utile consistente come quella prevista da Intesa Sanpaolo.
Oscar Bodini MF-DowJones, MilanoFinanza 16/5/2014