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 2014  maggio 16 Venerdì calendario

DOVE VANNO I SOSTEGNI FINANZIARI UE


Mentre imperversano, non solo in Italia, forti polemiche, spesso preconcette, sull’euro e sull’Europa, quando in Italia si continuano a fare sacrifici anche con innalzamenti di imposte in ambito finanziario e bancario, occorre razionalmente evitare i preconcetti e domandarsi quali correzioni possano essere costruttivamente poste in essere per sviluppare una nuova Europa più unita, solidale e vicina alle popolazioni.
La preparazione del semestre europeo di presidenza italiana, la nuova legislatura europea, la nuova Commissione europea e l’Unione bancaria, che si va progressivamente completando, impongono innanzitutto di riconoscere quanto l’Italia ha dato a questa Europa.
Un esempio su cui riflettere è quello dell’esperienza dei sostegni finanziari ai Paesi dell’Unione monetaria europea. Fino al 2013 il contributo finanziario dell’Italia a sostegno degli altri Stati dell’Unione monetaria europea è risultato di 55,6 miliardi di euro, per 10 miliardi in prestiti, per 34,1 miliardi di euro attraverso il Fondo europeo di stabilità finanziaria (Fesf) e per 11,5 attraverso il meccanismo europeo di stabilità (Esm). A fine 2014 l’importo stimato del sostegno finanziario dell’Italia ai Paesi dell’Unione monetaria europea dovrebbe crescere fino a circa 61 miliardi.
L’Italia è il 3° contribuente dei fondi per il sostegno finanziario, superata solo dalla Germania (con 77,3 miliardi) e dalla Francia (58 miliardi). Cinque sono i Paesi che hanno ottenuto assistenza dai due fondi e hanno ricevuto più di quanto abbiano versato (grafico 1). L’Italia è stata solamente contribuente di tali fondi, senza aver utilizzato alcunché (tabella in basso). Ciò evidenzia nel modo più emblematico come, pur vivendo nel 2013 ancora una gravissima crisi, l’Unione monetaria europea è costata all’Italia, che non ha però beneficiato di sostegni.
Lo stesso scenario lo osserviamo nell’economia bancaria. Il nuovo "fondo salvabanche" (fondo di risoluzione europeo, Srf), recentemente messo a punto dalla Ue nel quadro del meccanismo di risoluzione delle crisi, non utilizzerà in alcun modo fondi pubblici, ma solamente risorse delle banche e dei rispettivi azionisti, obbligazionisti e depositanti. Insomma, il fondo europeo "salvabanche" seguirà l’esempio italiano di questi anni che non ha visto alcun soggetto pubblico nella Repubblica italiana versare anche un solo euro a favore di banche, tutte private e che proprio in questa fase stanno realizzando assai ingenti aumenti di capitale che porteranno cospicui benefici sia negli impegnativi "esami" europei di questo 2014, sia per favorire l’aumento dei prestiti ad imprese e famiglie.
L’Europa è una conquista fondamentale da sviluppare con spirito critico costruttivo, con coraggio e decisione, sfuggendo ai rischi di cadere nei difetti tipici del Sud America. Per realizzare una nuova Europa, per vedere riconosciuto maggiormente il nostro ruolo, occorre, quindi, fare innanzitutto un bilancio della esperienza finora realizzata e porre in essere le necessarie correzioni.

Antonio Patuelli è presidente Associazione bancaria italiana

Antonio Patuelli, Il Sole 24 Ore 16/5/2014