Paola Bottelli, Il Sole 24 Ore 16/5/2014, 16 maggio 2014
ARMANI: «COMPIO 80 ANNI E NON MOLLO»
[Intervista] –
«Sto per compiere 80 anni e per celebrare i 40 dalla fondazione del mio marchio. Il doppio anniversario è un traguardo importante, che unisce, come per me è inevitabile, il personale e il professionale. Ho ancora grande energia e i miei progetti per il futuro sono concentrati sulla creatività delle collezioni così come sulla strategia globale. Per chi se lo stesse chiedendo, non ho alcuna intenzione di mollare. Coltivo sempre, però, il mio team, per assicurare la necessaria continuità all’azienda».
Giorgio Armani archivia con soddisfazione i conti 2013, di nuovo al record di ricavi (2,186 miliardi, in crescita dell’8,3% a cambi costanti), di redditività (l’Ebit è a 401 milioni, +18,2%, con un’incidenza del 18,4% sul fatturato) e di liquidità, circa 700 milioni, dopo investimenti patrimoniali per cento milioni. E annuncia l’acquisizione del restante 50% di A/X Armani Exchange, 270 negozi e 3mila dipendenti, «primo marchio globale del fast fashion italiano», lo definisce lo stilista, marchio orientato in particolare sul pubblico giovane americano. In questa intervista al Sole 24 Ore/Moda24 lo stilista - che ha vestito Nicole Kidman con un abito blu chiaro e blu scuro tempestato di cristalli sulla passerella di Cannes - fa il punto sui suoi progetti e sulle sue speranze per il futuro dell’Italia.
Signor Armani, anche in un anno di congiuntura mondiale difficile come il 2013 ricavi e redditività non hanno deluso: quali sono le strategie che hanno consentito di raggiungerli?
Indubbiamente l’equilibrio tra wholesale e retail. Altrettanto importante è poi la presenza a livello globale di tutti i marchi del gruppo, capaci di soddisfare sia il mercato del lusso sia quello di diffusione, con proposte di moda formale e informale, uomo e donna. In sintesi, il bilanciamento del portafoglio e il continuo lavoro di miglioramento dei margini lordi rispetto ai ricavi.
Qual è il marchio che ha performato meglio?
C’è un buon apprezzamento del pubblico verso tutti i marchi: registriamo un crescente interesse verso gli accessori, segmento in cui credo molto e sul quale mi sono concentrato più che in passato, e verso EA7, la linea sportiva con un’identità ormai forte e credibile.
Meglio l’uomo o la donna? La declinazione delle collezioni e dunque delle fasce prezzo è un punto di forza?
Sono andate bene entrambe e siamo particolarmente soddisfatti di quelle maschili. La varietà dell’offerta ci garantisce di raggiungere una clientela ampia e variegata, il che è da sempre il nostro punto di forza.
Gli investimenti patrimoniali sono stati importanti: proseguiranno anche nel 2014? Quante saranno le nuove aperture?
Certamente. I progetti di espansione si concentreranno nel rafforzamento della presenza nel settore retail in alcuni mercati chiave a livello globale, con lo stesso ritmo dello scorso anno. In totale ci sono 2.473 negozi nel mondo con le nostre insegne.
Anche la liquidità è nuovamente da primato...
Come ho detto in altre occasioni, la liquidità per me è fondamentale perché mi assicura sonni tranquilli. Una buona liquidità di cassa equivale a indipendenza e solidità: si può rimediare a situazioni impreviste, si possono cogliere sul momento opportunità importanti, e soprattutto non bisogna dipendere da nessuno.
Come immagina il futuro dell’industria italiana della moda? Tutta o quasi nelle mani dei colossi francesi o in grado di "difendere" l’italianità?
Il futuro della moda dipende innanzitutto dalla capacità di mantenere alta l’offerta creativa: è soprattutto a questo livello che si può e si deve difendere l’italianità come valore. Poi certamente quello delle dimensioni è un nodo centrale, vista l’esigenza di disporre di risorse umane e finanziarie ingenti per competere a livello globale.
Quali sono le sue speranze per l’Italia, per il rilancio dell’economia e per la crescita dell’occupazione, soprattutto giovanile?
Le speranze sono ovviamente per una forte e rapida ripresa, della quale si vedono al momento soltanto timidi segnali. Ma il punto davvero importante è che la ripresa non deve intendersi solo a livello economico. Si tratta anche e soprattutto di investire di nuovo nella cultura, nel territorio e nel patrimonio unico del nostro Paese: è così che incoraggeremo l’arrivo di turismo più qualificato dall’estero e daremo nuove opportunità e nuovo entusiasmo alle giovani generazioni.
Pensa che la manifattura italiana, in grado di attirare lo shopping dei clienti-Paperoni con prodotti esclusivi, sia un valore da tutelare?
Assolutamente sì. La qualità della manifattura italiana è enormemente apprezzata in tutto il mondo e dobbiamo far sì che continui a esserlo. Le piccole e medie aziende italiane sono portatrici di un know how unico e inimitabile: non si può rinunciare a questo patrimonio di conoscenze piccole e grandi tramandate nei decenni. È chiaro che, nei confronti delle produzioni all’estero, l’Italia ha una debolezza che deriva da costi di manodopera più elevati, ed è su questo che la politica industriale del Paese dovrebbe dare delle risposte.
Perché ha voluto acquistare tutta la A/X?
È fondamentale mantenere il controllo su un marchio così rilevante soprattutto sul mercato americano. A/X si rivolge a un pubblico internazionale giovane e metropolitano, che ricerca però le qualità del lifestyle Armani. Questa acquisizione ci permetterà di espandere la distribuzione, di intervenire maggiormente sul prodotto e sull’immagine del marchio. Al mercato del fast fashion, che ha effettivamente cambiato il mondo dell’abbigliamento innovando su velocità e costi contenuti, mi ero comunque già affacciato proprio con A/X nel 1991, ed ero stato uno dei primi a farlo.
Paola Bottelli, Il Sole 24 Ore 16/5/2014