Davide Milosa, Il Fatto Quotidiano 16/5/2014, 16 maggio 2014
FRIGERIO, L’AMICO DEL CAIMANO CHE SCRIVE LIBRI SU OBAMA
Altro che tangenti, appalti truccati e opachi rapporti con la grande politica, altro che capo cupola e grande cerimoniere di un “centro illegale di affari” che discuteva di sanità ed Expo. Macché. Gianstefano Frigerio, lombardo di Cernusco sul Naviglio, ex uomo della Dc, già consigliere politico di Silvio Berlusconi, uno dei padri di Forza Italia, non prima di essere stato pizzicato con le mani nella marmellata di Mani Pulite, è uno scrittore. Esperto di politica? Di più. Filosofo. Autore del saggio “Nel cuore dell’Impero, viaggio nell’America di Barack Obama”. Con prefazione giusto appunto dell’ex Cavaliere di Arcore. Un rapporto, tra i due, che arriva da lontano. Destini uniti. Tanto che nelle cronache la condanna di Paolo Berlusconi per finanziamenti illeciti alla Dc, tra cui un buon tesoretto finì a Frigerio, coincide con la caduta del primo governo di Silvio Berlusconi. Oggi l’imprenditore vicentino Enrico Maltauro sostiene davanti ai pm che Silvio fosse il referente di Frigerio. Ipotesi smentita dalla Procura, mentre ieri l’avvocato Niccolò Ghedini ha inviato a Bruti Liberati i pizzini portati ad Arcore da Frigerio. Il contenuto? Lo ha spiegato Berlusconi: “Frigerio è un vecchio democristiano mi fa la cortesia di mandarmi suoi pensieri sulla situazione economica mondiale ed italiana. Pensieri staccati dalla realtà”. E poi il libro. “Un diario dell’anima che ripercorre quanto l’America abbia significato e significhi ancora per la nostra formazione culturale”. Così Frigerio presentava la sua opera il 17 dicembre 2011 al teatro Agorà di Cernusco sul Naviglio. Il libro esce nel 2011 e subito inizia il giro delle presentazioni doc. E così prima dell’uscita casalinga, il 12 dicembre, il professore racconta la sua ultima fatica all’hotel Michelangelo di Milano. In prima fila il futuro imputato per associazione a delinquere Roberto Formigoni. All’epoca, il Celeste è però solo banalmente un presidente della Regione Lombardia che grazie ai benefit del faccendiere Pierangelo Daccò da lì a poche settimane volerà verso i Caraibi per un bella vacanza tutto compreso. Al suo fianco, la cronaca locale registra un bel drappello di dirigenti di aziende ospedaliere lombarde . In buona parte gli stessi che, intercettato, l’ex Dc definirà il suo “parco di dirigenti sanitari”. Non manca la politica. L’allora coordinatore regionale del Pdl Mario Mantovani, al quale, lo stesso Frigerio tirerà la volta elettorale nelle ultime elezioni regionali. Naturalmente si registra la rappresentanza di Arcore con la presenza di Fedele Confalonieri.
Qualche settimana dopo, poi, il circo scende nella Capitale per una presentazione dai toni istituzionali e location a Montecitorio, annunciata dall’allora berlusconissimo Angelino Alfano. Un anno dopo circa, il 21 aprile 2013, Frigerio abbandona la filosofia e la politica alta per discussioni decisamente più essenziali. Il ragionamento verte sul caso giudiziario del San Raffaele: “È colpa dei magistrati, perchè è vero che ci poteva essere corruzione, ma non puoi per un po’ di corruzione distruggere tutto, cioè la legalità non è un valore è una condizione, e quindi se la tratti come l’unico valore che un paese ha, scassi tutto”.
Davide Milosa, Il Fatto Quotidiano 16/5/2014