g.b., Il Fatto Quotidiano 16/5/2014, 16 maggio 2014
BRUTI LIBERATI, “POLITICO” DELLE REGOLE ANCHE DENTRO MD
La foto che più centra la sua vita è quella scattata il giorno dell’inaugurazione dell’anno giudiziario, quando i magistrati decisero, in polemica con leggi ad personam e attacchi sconsiderati alla giustizia, di indossare tutti la toga, con ben stretta e in vista una copia della Costituzione italiana.
Edmondo Bruti Liberati proviene da una nobile famiglia delle Marche. È in magistratura dal 1970 e ha sempre lavorato negli uffici giudiziari di Milano, dove è stato giudice penale, magistrato di sorveglianza, sostituto procuratore, sostituto procuratore generale, procuratore aggiunto e, dal 2010, procuratore della Repubblica.
Nipote dell’ex procuratore generale di Milano Adolfo Beria D’Argentine, Bruti Liberati ha ricoperto molti incarichi esterni ai palazzi di giustizia. Leader autorevole e ascoltato di Magistratura democratica, è stato membro del Consiglio superiore della magistratura dal 1981 al 1986, in anni segnati pesantemente dallo scontro con l’allora presidente della Repubblica, Francesco Cossiga, che pretendeva di “comandare ” sul Csm, dimenticando spesso e volentieri l’autonomia dell’ordine giudiziario.
È stato anche componente dell’Olaf (l’ufficio europeo antifrodi). Ha ricoperto incarichi di rilievo nella Corte di giustizia dell’Unione europea e nell’Associazione nazionale magistrati. Dell’Anm è stato dapprima segretario generale e vicepresidente, poi, dal 2002, presidente. Si fa vanto di essere un giurista rigoroso e un giudice che rispetta sempre e comunque le regole. A un congresso di Magistratura democratica, nel 2013 (quando l’ex pm di Palermo Antonio Ingroia si era candidato alle elezioni con la sua Rivoluzione Civile), ha attaccato i magistrati “che si propongono come tutori del Vero e del Giusto, magari con qualche strappo alle regole processuali e alle garanzie, si intende a fin di Bene”.
La sua nomina al vertice della procura di Milano è stata decisa dal Consiglio superiore della magistratura a larghissima maggioranza, 21 voti su 25. Le sole quattro preferenze mancanti sono andate a Ferdinando Pomarici, il pm del processo Abu Omar, che era il candidato di minoranza proposto dai togati del Movimento per la giustizia e che ha ottenuto anche il voto di un membro togato di Magistratura indipendente.
Tutti gli altri gruppi e correnti hanno invece sostenuto Bruti Liberati, che ha ricevuto anche i voti del vice presidente del Csm Nicola Mancino, del primo presidente della Cassazione Vincenzo Carbone e del procuratore generale della Suprema Corte Vitaliano Esposito.
A luglio, il Csm dovrà decidere se riconfermarlo per un secondo mandato, oppure no. Bruti ha già avuto modo di dichiarare, in tempi non sospetti, che non intende fare il bis. Di certo ora, nel fuoco delle polemiche suscitate dallo scontro aperto dal suo procuratore aggiunto Alfredo Robledo, sarà difficile per l’organo di autogoverno delle toghe trovare la “quadra” tra chi vuole difendere a spada tratta uno dei più autorevoli membri della magistratura associata e chi ritiene invece che la sua guida di un ufficio complesso come quello di Milano non sia stata brillante.
g.b., Il Fatto Quotidiano 16/5/2014