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 2014  maggio 16 Venerdì calendario

IL SOSTITUTO CHE TROVÒ I CONTI ESTERI DEGLI AMICI DEL CELESTE


È napoletano, e ci tiene: “È un concetto ormai acquisito nella coscienza occidentale che non esistono razze inferiori. Ce n’è però una superiore: quella napoletana”. Le battute piacciono ad Alfredo Robledo, procuratore aggiunto a Milano, anche se non gli sfugge che è napoletano pure il collega Francesco Greco, che è quello che ha dato l’innesco al suo scontro con il capo della Procura di Milano, Edmondo Bruti Liberati. Il conflitto che cova da anni nel palazzo di giustizia di Milano è infatti tra Robledo, coordinatore del pool anti-corruzione, e Greco, che guida il pool sui reati finanziari. Ma Robledo, che cita Marziale in latino, ha scelto di non affrontare il suo pari grado, puntando invece al procuratore della Repubblica, a suo dire il vero responsabile di una gestione non corretta degli uffici. Classe 1950, buona collezione di cravatte, ottima capacità di scegliere il ristorante giusto, ci tiene alla sua aria da intellettuale che ha letto buoni libri, e non soltanto di diritto.
Nato sotto il Vesuvio, figlio di funzionari pubblici, prende la maturità classica al Sannazzaro. Comincia a lavorare a vent’anni, per mantenersi all’università: vende libri Einaudi porta a porta. Dopo la laurea in Giurisprudenza con tutti 30, fa l’assistente alla cattedra di diritto civile. Poi entra in magistratura. Fa il sostituto procuratore a Monza, il capo della pretura a Desio. Nel 1995 la svolta: arriva alla Procura di Milano. Insieme ad Alberto Nobili scopre i rapitori di Alessandra Sgarella. Con Fabio De Pasquale avvia le indagini sui fondi neri della Fininvest: primo atto dell’inchiesta che porterà alla condanna definitiva di Silvio Berlusconi per truffa fiscale . Indaga, con la sua squadretta di investigatori fedeli, sul versante italiano di “Oil for food”, lo scandalo internazionale sullo scambio petrolio-tangenti durante l’embargo all’Iraq di Saddam Hussein. È il primo nel mondo a ottenere per questo una condanna: quella del braccio destro di Roberto Formigoni Marco Giulio Mazarino De Petro, suo intermediario con l’Iraq, condannato per corruzione internazionale in primo grado e in appello, ma poi salvato dalla prescrizione. Nel corso di questa indagine, scopre (ma senza grossi risultati giudiziari) i conti esteri del convivente di Formigoni, il tesoriere ciel-lino Alberto Perego, e la misteriosa fondazione Memalfa, che raccoglie a Vaduz i denari dei Memores Domini, di cui Formigoni e Perego sono membri.
La prima competizione con Bruti scatta quando, entrambi procuratori aggiunti, si contendono il coordinamento del dipartimento reati contro la pubblica amministrazione, cioè quello che era il pool Mani Pulite. Vince Bruti, che resta però per poco in quella posizione, perché viene nominato procuratore della Repubblica. Robledo prende il suo posto e da capo del pool coordina molte delle grandi indagini degli ultimi anni. Le spese pazze dei consiglieri regionali della Lombardia, l’allegra gestione finanziaria, tra Gemonio e la Tanzania, dei soldi della Lega, con annesse mancione e mancette per la “family” di Umberto Bossi & figli. La gara per vendere la Sea, la società degli aeroporti milanesi. All’ennesimo politico che parlava di “toghe rosse”, replicò così: “Rosse sì, ma del sangue di tanti magistrati uccisi”.

Gianni Barbacetto, Il Fatto Quotidiano 16/5/2014