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 2014  maggio 16 Venerdì calendario

11 MILIONI DI EURO ANCHE LA RAI PAGA IL CANONE (D’AFFITTO)


Quando un conduttore otteneva l’agognata matricola Rai, un numero identificativo, per organizzare un programma col servizio pubblico, la prima consegna era la chiave di un appartamento in affitto, un intero piano o un paio collegati o persino un palazzo mezzo vuoto. E l’azienda, per decenni, ha disseminato redazioni per Roma senza calibrare la metratura. Da Ballarò a Porta a Porta, da Geo&Geo a Rai Vaticano, da Rai 5 a Rai 4, il canone non è di abbonamento: è di locazione. Per un conto finale di 11,2 milioni di euro (2013), in calo di 800.000 euro. Perché pure nel mattone ci s’infila lo spreco e la direzione generale vuole ridurre la fuga di preziosi milioni. Oltre a far aumentare i costi per i trasporti, la Rai ha incentivato la disorganizzazione: ci sono uffici in 16 strade diverse; via Goiran, viale Angelino, via Monte Zebio, via Monte Santo, via Achille Papa. I bonifici più cospicui vengono spediti per pagare lo studio al Foro Italico (girano Ballando con le Stelle) e la struttura di Borgo Sant’Angelo, che ospita i canali digitali (da Rai Yoyo in giù) e le trasmissioni col marchio vaticano: due milioni per due. A pochi metri da piazza San Pietro, il nastro di Borgo Sant’Angelo, undici anni fa, fu tagliato dall’allora Segretario di Stato, il cardinale Angelo Sodano. Ma migliaia di euro vengono praticamente buttati per il ritardo tecnologico Rai: in via Salaria custodiscono per 400.000 euro l’anno le cassette e i nastroni, reperti quasi archeologici, di 60 anni di servizio pubblico. Un bizzarro (e dannoso) esempio che soltanto in Rai esiste. Quando il passaggio al digitale sarà completato – la voce di spesa che l’azienda non vuole toccare – quei 400.000 euro resteranno in banca. Eppure, reazione quasi automatica, il patrimonio immobiliare è immenso. Nessuno può dimenticare il palazzone di viale Mazzini col cavallo, lo stemma di via Teulada, il villaggio di Saxa Rubra e i simboli di Milano o di Torino (abbandonato perché inagibile ). Ma lo spazio non è sufficiente per i 13.000 dipendenti, gli archivi, le sale per le riprese, e così l’affitto è un’emergenza costante, anche se il dg Luigi Gubitosi assicura che non saranno immuni ai sacrifici che Matteo Renzi pretende. Viale Mazzini, già: il proprietario è la Rai, ma quelle vetrate storiche vanno lasciate perché nascondono l’amianto da troppi anni. Come accaduto a Torino in via Cernaia. E per il prossimo triennio, nonostante le rinegoziazioni, quei 11,2 milioni di euro registrati nel 2013 saranno di più perché la Rai – attraverso un bando di gara – sta cercando un palazzo per accogliere i 1.500 (tanti dirigenti) che lavorano attualmente in viale Mazzini. Il cavallo, pare, resterà lì.

Carlo Tecce, Il Fatto Quotidiano 16/5/2014