Gian Antonio Stella, Sette 16/5/2014, 16 maggio 2014
MISS VITALIZIO E I COMUNI MORTALI
Il 1° febbraio 2039: ecco la data in cui Claudia Lombardo, se appartenesse al mondo delle persone normali e non a quello dorato dei privilegiati della politica, andrebbe in pensione con gli stessi 20 anni di anzianità che le hanno consentito, a marzo, di avere a quarantuno anni di età un vitalizio di 5.129 euro netti al mese. Il triplo della pensione media di chi di anni ne ha lavorati 40. I conti li ha fatti Emilio Didoné, segretario organizzativo dei pensionati Cisl di Milano metropoli, che dopo essersi indignato leggendo la notizia sull’incredibile assegno mensile che incassa l’ex presidente dell’assemblea regionale della Sardegna, eletta la prima volta nel 1994 quando aveva solo 21 anni grazie alla benedizione di Silvio Berlusconi, ha diffuso un comunicato ricordando quali siano “i requisiti generali per andare in pensione nel 2014 dopo la riforma Fornero decisi per i comuni mortali cittadini italiani”. Con due decenni esatti di contributi versati, pari a quelli di “Miss Vitalizio”, le dipendenti del settore privato possono andarsene a 63 anni e 9 mesi, le lavoratrici autonome a 64 anni e nove mesi, le dipendenti degli uffici pubblici a 66 anni e tre mesi. Cioè 25 anni e passa più tardi rispetto alla bella Claudia. Con tutto il rispetto per le persone non più giovanissime: le altre se ne vanno anziane, spesso stremate da una vita pesante e già nonne. Lei nel fiore di una età portata benissimo. Con tutta la vita davanti. Di più, come spiega Didoné il “33,9% delle pensioni è inferiore a 500 euro; mentre una quota quasi uguale (pari al 33,3%) raggruppa le pensioni tra 500 e 1.000 euro. Al crescere degli importi, sempre secondo i dati dell’Istat relativi alle pensioni 2012, si passa così dal 22,4% delle pensioni tra 1.000 e 2.000 euro mensili, al 2,9% di quelli che superano i 3.000 euro mensili (pari al 13,4% della spesa complessiva sulle pensioni). Inoltre l’Istat rileva che Italia nel 2012 erano 11.683 i pensionati d’oro con un reddito da pensione da 10.000 euro a salire; l’Istat ha precisato che questa quota è lo 0,1% del totale dei pensionati, che sono 16,6 milioni”.
«Ma la cosa che fa più male», chiude il responsabile dei pensionati Cisl milanesi, «è questa sorta di abitudine, assuefazione, rassegnazione alle ingiustizie ormai diffusa tra i cittadini, donne e uomini, di questo bel Paese. Non sono un esperto costituzionalista ma mi hanno sempre spiegato che la nostra democrazia è fondata su alcuni saldi principi Costituzionali che garantiscono un equilibrio e controllo reciproco di garanzia tra i vari poteri. Ma dove sono questi equilibri e controlli? Qui accade che una legge di riforma non viene applicata in modo uniforme in tutto il Paese, ma soprattutto non si tiene conto dei diritti acquisiti di tutti i cittadini ma solo di pochi. Se diritti acquisiti ci sono, dovrebbero esserci per tutti!».
nata nel ’72. Difficile dargli torto. Come ha scritto Roberto Perotti su lavoce.info contestando il conflitto di interessi degli stessi giudici della Corte Costituzionale, «si dovrà anche smettere di invocare la nozione di “diritto acquisito”. Qualsiasi cambiamento di legislazione lede qualche “diritto acquisito”: se si aumenta l’aliquota dell’Imu, si svantaggia chi aveva comprato una casa rispetto a un individuo identico che aveva deciso invece di prenderla in affitto». Di più: una donna normale nata nel 1972 come l’ex consigliera regionale sarda, avendo versato i contributi soprattutto dopo la riforma Dini nel 1995, va a prendere sostanzialmente ciò che ha accantonato o poco più. Nel caso della Lombardo, le cose stanno in maniera molto diversa. Fatti i conti, Miss Vitalizio dovrebbe avere versato in vent’anni, al massimo, tra i 220 e i 250 mila euro. Vale a dire che, incassando oggi 7.225 euro lorde al mese e cioè 87.700 euro l’anno, in poco più di due anni e mezzo avrà recuperato tutto ciò che aveva versato. Dopo di che, a 44 anni da compiere, vivrà felice e contenta per tutta la vita alle spalle dei sardi e degli italiani.