Marco Travaglio, L’Espresso 16/5/2014, 16 maggio 2014
CHI E’ FRIGERIO E CHI LO PROTEGGE
No, non è la “nuova Tangentopoli”. È ancora quella vecchia, almeno a giudicare dai protagonisti, quasi tutti clienti storici di Mani Pulite. Come l’ex Dc Gianstefano Frigerio e l’ex Pds Primo Greganti, tre arresti e tre condanne a testa. Tangentari di larghe intese, secondo i giudici. Perché, in piena terza età, seguitavano a trafficare negli appalti pubblici?
Nel 1997, quando nacque la Bicamerale, primo inciucio ufficiale destra-sinistra della Seconda Repubblica, Gherardo Colombo spiegò a Giuseppe D’Avanzo sul “Corriere della sera”: «Il compromesso in Italia è stato sempre opaco e occulto... L’Italia la si può raccontare a partire da una parola: ricatto. Del sistema della corruzione... abbiamo appena inciso la superficie della crosta. Chi non è stato toccato dalla magistratura e ha scheletri nell’armadio si sente non protetto, debole perchè ricattabile. La società del ricatto trova la sua forza su ciò che non è stato scoperto».
QUANTI SEGRETI CUSTODISCONO Frigerio, che pure confessò le accuse più evidenti, e Greganti, che finse sempre di rubare per sé anziché per il partito (peraltro mai creduto dai giudici)? La biografia di Frigerio parla per molte altre. Classe 1939, laureato in Lettere dunque detto “il Professore”, nel 1974 diventa segretario provinciale a Milano e nell’87 regionale. Il 7 maggio ‘92 è fra i primi politici arrestati per Tangentopoli, su richiesta di Antonio Di Pietro. Il pool Mani Pulite lo interroga più volte. Lui lamenta sempre dolori lancinanti agli occhi, protetti da occhiali spessi come fondi di bottiglia, a causa di improvvisi sbalzi di pressione che si manifestano regolarmente in Procura. Un giorno Di Pietro sbotta: «Ma quando lei contava le tangenti gli occhi non le facevano male, anzi ci vedeva benissimo!». Frigerio è la smentita vivente al teorema berlusconiano della persecuzione giudiziaria anti-Fininvest solo dopo la discesa in campo del ‘94: già nel giugno ‘92 accusa Paolo Berlusconi di aver versato 150 milioni alla Dc per la discarica di Edilnord a Cerro Maggiore. Nel ‘94 è tra i fondatori di Forza Italia, ma da dietro le quinte, e collabora con “il Giornale” dopo la cacciata di Montanelli. Colleziona tre arresti, varie prescrizioni e tre condanne definitive: 3 anni e 9 mesi per corruzione e concussione, 1 anno e 4 mesi per finanziamento illecito, 1 anno 7 mesi per finanziamento illecito e ricettazione. Perciò il Caimano lo tiene nascosto. Fino al 2001, quando il Professore ha ormai argomenti molto persuasivi per farsi candidare alla Camera. Non a Milano, dove lo conoscono tutti. Ma in Puglia, in quota proporzionale, col nome cambiato in Carlo per non dare nell’occhio.
LO SCOPRE CASUALMENTE Di Pietro, che denuncia lo scandalo (all’epoca i pregiudicati in lista erano uno scandalo anche in Italia). Puntualmente eletto, Frigerio non fa in tempo a metter piede a Montecitorio perchè raggiunto da un mandato di cattura per scontare la pena di 6 anni e 8 mesi. Ma non entra neppure in galera: s’è fatto ricoverare per tempo al San Raffaele per il solito problema agli occhi. Piantonato in ospedale per mesi, ottiene il ricalcolo della pena appena sotto i 3 anni. Così il giudice di sorveglianza lo affida ai servizi sociali, indicando incredibilmente la politica come “attività socialmente utile”. Ma senza esagerare: forse per evitare brutti incontri, l’onorevole condannato potrà frequentare la Camera solo quattro giorni al mese. Sarebbe pure interdetto dai pubblici uffici per cinque anni, ma i colleghi se la prendono comoda ed evitano di cacciarlo. Così l’abusivo continua a intascare l’indennità al posto di un altro.Tre anni dopo la Giunta delle elezioni decreta: «l’esito positivo del periodo di prova estingue pena e interdizione». Uscito dal Parlamento senza passare dal carcere, Frigerio scrive libri prefati dall’amico Silvio, lavora all’Ufficio studi del partito e al gruppo di Bruxelles, e apre un presunto centro culturale dedicato all’incolpevole Tommaso Moro. Intanto traffica per gli appalti Expo.
L’altro giorno, quand’è finito in gattabuia per la quarta volta, nemmeno in Forza Italia hanno osato commentare: «Chi l’avrebbe mai detto, una così brava persona».