Carlo Macrì, Corriere della Sera 16/5/2014, 16 maggio 2014
MISTER 20 MILA CONSENSI PASSA MEZZ’ORA A CASA POI L’INGRESSO IN CARCERE
MESSINA — I marinai della Caronte, il ferry boat di famiglia, erano stati catechizzati. All’arrivo dell’«onorevole» le porte dell’accesso riservato dovevano essere già aperte, per permettere di seminare ogni intruso. Sono le 19.15 quando l’X6 di Francantonio Genovese supera la piattaforma del traghetto e si ferma a pochi metri dal portellone d’uscita, direzione Messina. L’aereo con a bordo il deputato del Pd è atterrato alle 18.15 a Reggio Calabria. Un’ora e mezza prima la Camera aveva votato sì al suo arresto. Dalla scaletta mister 20 mila voti (tanti ne prese alle primarie del Pd, alle ultime elezioni) scende trafelato, con il bagaglio a mano. Nella sala arrivi ad attenderlo c’è la moglie Chiara Schirò, l’avvocato Nino Favazzo e l’autista. Un breve abbraccio alla moglie e poi s’infila in auto e sfreccia via sino all’imbarco. Solo una battuta prima di partire da Roma: «Sto andando in aeroporto — dice scherzando all’Huffington post — a fare un biglietto per Beirut». Ma non è meglio scappare su una delle navi della sua compagnia, la Caronte? Risponde con un sorriso amaro, il deputato del Pd in attesa che la Camera voti: «No, se mi imbarco su uno dei traghetti per il Libano mi rintracciano, arriva la marina militare e mi bombarda. E forse mandano anche l’aviazione».
Arrivato a Reggio Calabria la sua macchina è seguita da una Punto grigia con a bordo due poliziotti della Mobile di Messina, che lo tallona e non lo perde di vista. Le due auto una volta dentro il ferry boat si sistemano una dietro l’altra. La traversata dura 15 minuti. Un tempo interminabile che Genovese trascorre dialogando vivacemente con la moglie e l’avvocato. Sono le 19.31 quando la Caronte attracca al molo 8. Il suo Suv s’immette sul corridoio riservato e sfreccia via, tallonato dai poliziotti. L’auto percorre veloce la Panoramica dello Stretto, direzione Torre Faro, la villetta di famiglia dove arriva 20 minuti dopo e trova ad attenderlo una Mercedes grigia con a bordo il capo della Mobile Giuseppe Anzalone e due poliziotti. Un saluto, in attesa che il cancello si apra e poi via, dentro il verde che circonda la residenza. Cinque minuti dopo lo raggiunge il figlio Luigi, a bordo di una city car. Ai fotografi il ragazzo fa un gesto di stizza.
A Francantonio Genovese il capo della Mobile concede il tempo necessario per una doccia e per raccogliere qualche indumento da portare in carcere. Mezz’ora in tutto. Poi l’X6 guidata dall’avvocato Favazzo con il deputato accanto, esce dalla villa, per dirigersi al carcere di Gazzi dove si consegnerà alle 21. C’è solo il tempo per qualche flash dei fotografi che immortalano il viso scuro di Genovese. Qualcuno grida «vergogna» ma lui saluta con un sorriso quasi stizzito. Mister Magoo, come simpaticamente viene chiamato a Messina, si lascia alle spalle la città che l’ha sempre acclamato per entrare in una cella stretta, con il dubbio di essere ancora un uomo potente.